Basti pensare alla selezione annunciata degli artisti sanremesi, dove con ritardo endemico vengono riproposti gli eroi dei talent show nazionali (da Lorenzo Fragola ai Dear Jack, da Francesca Michielin a Deborah Iurato) e accanto a loro paladini vintage che non fanno certo sistema (da Patty Pravo a Enrico Ruggeri, per non fare nomi).

Dunque? Cosa vuol essere viale Mazzini? Una strada della Capitale in cui c'è da sempre la sede della tv nazionale, e che lotta per un nuovo patto con il pubblico basato su un'identità affidabile e contenuti adeguati ai tempi, oppure un luogo succube della propria progressiva modestia e collusione con la prospettiva di teleshow cimiteriali?
A giudicare dal prologo di questo sessantaseiesimo Festival della canzone italiana, dalla pietosa imbarcata di ugole made in talent ("The Voice"-"Amici"-"X Factor"), e dal tentativo di spacciare lo svociato e svuotato Morgan per un paladino della grande musica nostrana, un cielo di nuvole nere prevale sul sole.
Finirà, come già accaduto, che ci si dovrà asciugare le lacrime con la presenza della Elio e le storie tese band, salvatrice cronica della dignità all'interno dell'Ariston.