Torna, dal 4 all'8 dicembre a Roma, la fiera della piccola e media editoria. Un tuffo tra nuovi autori, linguaggi inediti, universi lontani e tendenze letterarie da esplorare. A partire da alcune nicchie da appassionati, dalle guide vegane ai graphic novel

Gli italiani non leggono. Ma l’universo editoriale ha un lato b. Una faccia nascosta dietro i segni “meno”: meno libri venduti, meno pubblicati, meno editori, moria di librerie e diaspora di lettori.
È una faglia dove la sfida non è all’ultimo bestseller o su generi tradizionali. Ma un terreno di piccoli recinti e microsegmenti, dove si ritrovano il manager stressato e il neofita vegano, il patito di graphic novel e il ciclista dilettante. E bambini, ormai da anni il solo settore editoriale con il segno “più”: cresciuto quest’anno del 6 per cento sia per titoli che per quota di mercato, all’ultima Buchmesse ha rappresentato il 45 per cento dell’export.
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«L’editoria italiana per ragazzi è tra le migliori al mondo. Corraini, Il castoro, Babalibri, Orecchio Acerbo sono eccellenze apprezzate anche all’estero», scandisce Fabio del Giudice, direttore di Più libri più liberi, Fiera della Piccola e Media editoria, che torna, dal 4 all’8 dicembre, a Roma per celebrare l’orgoglio degli editori indipendenti, ostinati baluardi di cultura “per amore dei libri”: tra laboratori sui linguaggi e incontri con i protagonisti, dai più affermati ai meno noti. I più sorprendenti sono due youtubers da milioni di visualizzazioni: The Pills e Alessandro “Shooter Hates you”, sperimentatori di stili e di forme espressive.
Non a caso, la parola più utilizzata tra i piccoli editori è “avanguardia”: fare scouting di autori, tendenze, delle letterature di domani. Un destino per sopravvivere, e persino per avere la meglio sui giganti. Perché un pianeta nuovo, addirittura con valori in crescita, c’è.
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Lo conferma il Rapporto Aie sullo Stato dell’editoria presentato a Francoforte: «Siamo una società differenziata, molecolare, ad alta soggettività, piena di narcisismi. Se vogliamo cercare indicatori in crescita dobbiamo entrare nei segmenti dei segmenti». Lo ribadiscono, live, le librerie, che alle novità spalancano le porte: come ai colouring book, non album da colorare per bambini, ma antistress per adulti, terapia del colore per tempi grigi. Un fenomeno con estimatori dal Brasile alla Corea e, secondo “The Financial Times”, l’ultima mania di insospettabili professionisti. I più famosi sono quelli di Johanna Basford - diversi milioni di libri venduti via Amazon - che propone intricati disegni a china come “Il giardino segreto” e “La foresta incantata”: in Italia li ha portati l’editore Gallucci e i due titoli hanno già superato le 35 mila copie . E se ora è Mondadori a cavalcare il trend col terzo volume della Basford, Gallucci insiste: con Daria Song, Yves Saint Laurent, Andy Warhol.
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«I piccoli editori svolgono un grande lavoro di scouting e di approfondimento tematico. A volte, accade che l’esperienza maturata si sposi con le istanze di una fase storica», dice Antonio Monaco, presidente del Gruppo Piccoli editori dell’Aie e editore di Sonda, nata 26 anni fa per rappresentare “l’editore che non c’è”, e specializzata in animalismo e veganesimo: lavoro duro, titoli forti (come i testi di Peter Singer), ora si godono il vantaggio. Perché con il 6,5 per cento di italiani vegetariani e lo 0,6 per cento di vegani, c’è un nutrito pubblico da soddisfare. «Tre anni fa i nostri titoli vegani erano 43», dice Monaco: «Due anni fa 120, quest’anno ne abbiamo pubblicati 240». E l’Aie conferma: l’editoria vegana è tra i segmenti col segno più. Sottoinsieme dell’editoria gastronomica da un milione e mezzo di potenziali lettori: non a caso il Salone del Libro di Torino le ha dedicato un’area, Casa CookBook. E ora che il boom si è arrestato. il segmento, per quanto in misura modesta (+0,8 per cento) è ancora cresciuto. «I libri sulla cultura alimentare erano 500-600 all’anno», dice Monaco: «Dal 2010 sono circa 1000».
[[ge:espresso:visioni:cultura:1.218627:article:https://espresso.repubblica.it/visioni/cultura/2015/06/24/news/la-rivincita-dei-piccoli-librai-1.218627]]
«Ci sono segmenti della narrativa “geoterritoriale”, legata a una zona o a una lingua, che subiscono meno gli effetti della crisi», nota Giovanni Peresson, responsabile Ufficio Studi Aie: «Penso a E/O, a Ponte 33 che traduce iraniani, a Voland. Il punto di svolta è costruire mondi narrativi, che diano al lettore il senso di appartenenza a una realtà di qualità: come Iperborea, che propone corsi di lingua e un festival sugli autori del Nord». I Boreali, tra musica, cinema e arte. Occasioni che saldano il rapporto tra lettori e editori. Come i circoli di lettura promossi da Sur, da Neri Pozza. O i temporary shop di fumetti in città, con autori a portata di autografo, di Bao Publishing: il primo a rilanciare il graphic novel e a imporlo come forma narrativa da premio Strega. Non che l’Italia non avesse già avuto Hugo Pratt o Andrea Pazienza. Ma dietro Zerocalcare e tutti gli altri c’è l’intuizione di Michele Foschini, che non ha solo ragionato sui titoli da proporre. Ma ha promosso quel senso di comunità che rende Bao, alle fiere e ai saloni, letteralmente presa d’assalto. E i dati confermano: il graphic novel è cresciuto del 27,4 per cento in quattro anni, tanto da rappresentare l’8,9 per cento dell’offerta annuale di fiction.

La narrativa generalista scende (-5,9 per cento)? Ragionare per segmenti conforta: resiste il giallo (rispetto al 2013 +1,9, ma in netto calo rispetto al 2010: -17,7); cresce la romantic fiction (nel 2014 di un altro 24,2, dopo l’effetto “Sfumature” del 2013). «Queste case editrici lavorano su pubblici specializzati», dice Peresson: «C’è una correlazione tra trend turistici e libri venduti. Se in un certo momento anche luoghi remoti diventano una destinazione, la ricaduta nell’editoria si nota. Nel mondo dello sport il fenomeno si ripete: Ediciclo ha, per le pubblicazioni sul ciclismo, una quota di mercato superiore a quella di Mondadori». E dalla non fiction pratica a quella generale la situazione non cambia: perde la saggistica (-3,6 per cento tra il 2013 e il 2014), ma quella religiosa mostra la flessione meno accentuata di tutte: -3,1 per cento. L’ “effetto Francesco” si è assestato; l’editoria cattolica sconta la perdita di grandi firme passate alle major dell’editoria, ma «restano gli spazi per gli autori di qualità. Come quelli della valdese Claudiana o la Morcelliana di Brescia», dice Peresson.

Dinamiche simili per la saggistica professionale: in calo (-19, 1), con il 40 per cento di dirigenti che dichiara all’Istat di non aver letto in un anno neppure un libro. E nicchie in incremento: come i manuali per gestire le entrate familiari. Primi segnali di quella manualistica self-help che negli Usa è una miniera d’oro.
«Si stanno formando nuove abitudini di lettura. Nuove forme di narrazione emergono da Facebook e da Twitter. Il grande romanzo moderno è minacciato da formule più avvincenti: uno che vede “House of Cards” è un non lettore, o sta sperimentando una diversa forma di lettura?», provoca Peresson.
La sfida è aperta: la lettura sta cambiando. Il mercato degli audiolibri ci racconta «la consapevolezza che leggere ascoltando aggiunga gusto e sia un modo di apprendere con leggerezza», spiegano da Emons Libri&Audiolibri, 180 titoli e un incremento di vendite, nell’ultimo anno, del 20 per cento.
Cambiano i modi, le posture, i luoghi, i tempi di lettura: “La felicità di leggere”, indagine del Cesmer per il Gruppo Gems, questo, tra l’altro, racconta: che non si legge più sui mezzi pubblici, ma in casa, dalle 19 all’una di notte. Tra ebook, self publishing, social network, una rivoluzione antropologica è in atto: a coglierla senza pregiudizi non si è mai letto così tanto. 

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