C’è una generazione che sta sanando ferite laceranti col passato. Gente come la scrittrice Dido Michielsen, “figlia di due mondi”, che è tornata nella Giava di fine Ottocento, “L’isola della memoria” (Editrice Nord), per rievocare una storia familiare simile a quella di centinaia di donne sotto la dominazione olandese. O come Gabriela Wiener, che ha seguito le orme del patriarca di famiglia, l’esploratore Charles Wiener che portò all’Esposizione Universale di Parigi del 1878 una sorta di zoo umano, per attraversare un’identità fatta di razzismo, sensi di colpa e di un corpo “Sanguemisto” (La Nuova Frontiera). Nathacha Appanah, scrittrice nata a Mauritius e residente in Francia, ha riaperto l’album di casa su una coppia di antenati che lasciano il loro villaggio in Andhra Pradesh, in India, e approdano a Port Louis, capitale di Mauritius, reclutati nel 1872 per coltivare i campi di canna da zucchero dell’Impero britannico. Come tantissimi lavoratori a contratto nella piantagioni, in una paradossale condizione: ingaggiati per sopperire alla mancanza di manodopera dopo l’abolizione della schiavitù, ridotti a condizioni di sfruttamento assoluto.
C’è una scena intorno alla quale ruota il libro, “La memoria fragile”, pubblicato da Einaudi e tradotto da Cinzia Poli: le forme liquide e mutevoli, figure poetiche e misteriose persino, che gli storni tratteggiano nel cielo. Una danza, il via a una migrazione, una strategia difensiva. E la traccia di una memoria di creature nate per volare e per sopravvivere, sottolinea l’autrice, proprio come in quell’esodo continuo per traiettorie imprevedibili degli umani. Appanah va in cerca di ciò che, in un meccanismo universale di difesa, è stato rimosso. Acciuffa i fili sottili di una memoria transgenerazionale, di quei genogrammi che si trasmettono da una famiglia all’altra anche e soprattutto con silenzi e intuizioni. E, scavando in archivi, immaginando e ricostruendo una “vita quotidiana così pesante da non lasciare tempo per la memoria scritta”, compone un toccante arazzo di universali esodi fatti di furia e di speranza, partenze, arrivi, grida, chi spinge, chi cade, chi molla la mano, e chi si salva.
