La Food and drug administration ha dato il via libera al primo test capace di rilevare le placche amiloidi nel cervello, aprendo la strada a diagnosi più precoci, rapide e accessibili. Meno invasivo e più economico di analisi come la Pet, è molto promettente. Con alcuni limiti

Alzheimer, approvato negli Stati Uniti il primo test diagnostico del sangue

La diagnosi precoce dell’Alzheimer ha fatto un decisivo passo in avanti. Grazie all’approvazione da parte dell’ente regolatorio americano Food and drug administration (Fda) del test Lumipulse G pTau217/β-Amyloid 1-42 Plasma Ratio, è ora possibile rilevare la presenza di placche amiloidi nel cervello attraverso un semplice prelievo di sangue. Si tratta di un cambiamento che promette di migliorare l’accesso alla diagnosi e alla cura di milioni di persone. Fino ad oggi, infatti, la diagnosi precoce si basava su strumenti complessi, invasivi e costosi, come la Pet (tomografia a emissione di positroni) o la puntura lombare. Mentre il nuovo test del sangue offre un’alternativa meno invasiva e più accessibile.

Come funziona il test 

Il nuovo test misura la concentrazione nel plasma di due biomarcatori chiave per l’Alzheimer: la proteina tau fosforilata (pTau217) e la β-amiloide 1-42. Il rapporto tra queste due sostanze è strettamente legato alla presenza di placche amiloidi nel cervello, un segno distintivo della malattia di Alzheimer. Il test è stato validato su campioni di sangue e liquido cerebrospinale, dimostrando un’elevata precisione. Anche se, precisa la nota stampa di Fda, si possono verificare casi di falsi positivi (risultati che indicano erroneamente la positività alla malattia) o falsi negativi (risultati che escludono erroneamente la malattia).

Meno invasivo, più rapido, più economico

Rispetto ai metodi tradizionali il test è molto meno invasivo, poiché si basa su un normale prelievo di sangue. Ed è anche più economico e veloce, il che rappresenta un enorme vantaggio per i pazienti, i caregiver e il sistema sanitario. Con un accesso più semplice alla diagnosi, sarà possibile identificare i casi in fase precoce e intervenire prima che la malattia progredisca. Secondo Fda, l’introduzione del test potrebbe facilitare l’accesso ai trattamenti più avanzati, ma anche migliorare i criteri di selezione per gli studi clinici e rafforzare il ruolo della medicina personalizzata nella gestione dell’Alzheimer. Ma attenzione, dicono gli esperti, allo stato attuale il nuovo test diagnostico non sostituirà tout court le altri indagini diagnostiche. Potrà servire soprattutto come primo passo, rapido e poco invasivo, nella diagnosi aiutando i medici a decidere quando approfondire con altri esami. L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che colpisce oltre 7 milioni di americani, dicono i dati di Fda. E questo numero destinato a raddoppiare entro il 2050.  

 

Nel nostro Paese questa malattia neurodegenerativa oggi interessa il 5% di chi ha più di 60 anni, circa mezzo milione di persone. La gravità di questa patologia è data dalle alterazioni cognitive che possono portare la persona che ne è affetta a perdere parte o tutta la propria autonomia. A seconda del livello di gravità della malattia infatti, a farne le spese possono essere la memoria, le funzioni cognitive, ma anche la capacità di orientarsi nel tempo e nello spazio.


 

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Pronto chi truffa? - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 23 maggio, è disponibile in edicola e in app