Siamo nel 2016. Anno di piena discussione sulle unioni civili. Campagne contro la comunità Lgbt, scontri di piazza, governi in bilico per una manciata di voti. E, soprattutto, l’approvazione del ddl Cirinnà l’11 maggio 2016 sulle Unioni civili.
Il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, aveva realizzato una campagna contro le coppie dello stesso sesso, accanendosi, ieri come oggi, contro una questione che poco aveva a che fare con l’oggetto della discussione: la gestazione per altri.
Sui social, sui siti, affissa a lungo per le strade e nelle piazze di tutta Italia compare un’immagine: una coppia di uomini canadese in sala parto con il loro neonato. Scattata nel 2014, ritraeva l’istante della nascita del piccolo Milo e la gioia dei suoi due papà Frank e Rosario BJ Barone per il suo arrivo, nonché quella della donna che lo aveva dato alla luce.
L’immagine, coperta da copyright, era stata pubblicata sull’account professionale della fotografa Lindsay Foster che l’aveva realizzata accompagnata da una nota che sottolineava il rapporto di profondo amore e rispetto fra i padri e la donna gestante.
Fratelli d’Italia decise di utilizzarla per portare avanti la sua campagna, senza richiedere alcuna autorizzazione né all’autrice dell’immagine – detentrice dei relativi diritti – né ai soggetti ritratti nella foto (fra cui un minore). E oggi il partito di Giorgia Meloni viene condannato a risarcire Frank e Rosario BJ Barone «per il danno loro cagionato» ed anche a rifondere le spese processuali.
Una sentenza frutto di un procedimento lunghissimo, durato sette anni e portato avanti dagli avvocati Michele Giarratano e Cathy La Torre di Gay Lex: il Tribunale condanna Fratelli d’Italia a risarcire più di 25mila euro la coppia per «il disagio per la diffusione di una immagine rivelatrice della loro intimità, la riprovazione espressa pubblicamente nei riguardi del loro stile di vita e della loro condizione familiare, il timore di essere oggetto di attenzione indesiderata nel caso si fossero recati in Italia».
Una strategia precisa quella di Fdi che ricalca le dinamiche su cui si fondano i crimini d’odio, cioè la disumanizzazione: l’attacco sistematico a forme non eteronormate di identità sortisce l’effetto di trasformare in oggetto ridicolo o degradato chiunque non corrisponda agli standard e alle aspettative del gruppo. L’avvocata e attivista per i diritti umani, Cathy La Torre spiega così l’importanza della sentenza: «Non è rivolta soltanto al partito di Fratelli d’Italia ma a chiunque nel mondo della politica utilizza le vite altrui a volte calpestandone la dignità o arrecandogli danni morali o alla loro reputazione o alla loro vita. Si faccia politica, ma non sul corpo e sulle vite delle persone. E questo vale per tutti i partiti».
Una sentenza che arriva in un tempo in cui è proprio la gestazione per altri al centro del dibattito politico italiano come ricorda Michele Giarratano, esperto in diritto delle famiglie e tutela antidiscriminatorie: «Mentre alla Camera, in questi giorni, si discute della proposta di legge dell’onorevole Varchi (Fratelli d’Italia) che approderà in aula il 19 giugno e che vuole punire penalmente la gestazione per altre/i anche quando effettuata all’estero, il Tribunale di Roma condanna il partito della premier Giorgia Meloni per una violenta campagna d’odio contro le famiglie omogenitoriali e la maternità surrogata: è un segnale importante alla politica, un invito a fermarsi e mettere davvero al centro i bambini e le bambine, le famiglie e l’amore con cui vengono create».