Il combustibile verde del futuro
Agrimet produce biometano da scarti agricoli. L’obiettivo è utilizzare il meno possibile colture edibili, per non sottrarre suolo alla produzione alimentare
Agrimet è la nuova società del Gruppo Renergia attiva nella produzione di biometano agricolo. Ha sede a San Rocco al Porto, in provincia di Lodi, è attiva nel settore dei biocarburanti ed è destinata a produrre biometano dagli scarti agricoli.
Fa parte di Renergia, una holding di investimento nel settore delle energie rinnovabili di proprietà del fondo tedesco infrastrutturale Patrizia Se, guidata dal fondatore e socio di minoranza Antonio Barani. Percorrendo il Po si arriva allo stabilimento Biomet, anche lui sito nel comune di San Rocco al Porto e di proprietà di Renergia. Qui il rifiuto trattato è quello organico, proveniente dalla raccolta differenziata ma il prodotto finale è sempre lo stesso, il biometano.
“Il biometano è un combustibile verde, made in Italy e conveniente - spiega Barani. “Verde perché la sua produzione si innesta su attività già esistenti e altrimenti molto inquinanti, infatti il metano che viene emesso, senza un impianto di produzione di biometano, finirebbe in atmosfera. Made in Italy perché è metano prodotto sul suolo italiano, e abbiamo visto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina quanto per il nostro Paese sia importante essere il più indipendente possibile da fornitori stranieri. Conveniente perché la nostra produzione non è inflazionata dagli andamenti degli indici internazionali, che invece seguono le tendenze geopolitiche”.
Agrimet produrrà biometano dagli scarti agricoli, che sono principalmente il letame e i sottoprodotti delle lavorazioni agroindustriali, come le bucce dei pomodori usati per fare salsa e pelati, la sansa delle olive utilizzate per la produzione di olio e tanti altri.
“Ci siamo dati una regola come condizione di sostenibilità del biometano prodotto – continua Barani –, ovvero utilizzare il meno possibile colture edibili, per non sottrarre suolo alla produzione alimentare. Inoltre, alcune colture autunno-vernine, ovvero seminate in autunno e raccolte in primavera come il triticale, non hanno bisogno di irrigazione. Lo stesso vale per il sorgo o l’arundo, tutti raccolti di cui necessita l’attività di digestione anaerobica dei nostri impianti per dare abbastanza sostanza secca al processo”.
La crisi idrica di cui ha sofferto il nord Italia nel 2022 ci ha fatto propendere per una filiera corta, a basso impatto ambientale e poco idro-esigente, in quanto l’acqua, bene sempre più scarso in agricoltura, è essenziale che venga destinata alle attività tipicamente agricole.
“La tecnologia infine ci viene incontro, e noi con Agrimet vogliamo contribuire a innescare un cambiamento nel settore agricolo paragonabile alla rivoluzione industriale. Infatti, ci sono pratiche agronomiche all’avanguardia, poco diffuse in Italia, che aiutano a combattere la desertificazione e l’impoverimento del suolo. Tutto si basa sul corretto uso del digestato, ovvero di ciò che rimane dopo la produzione di biometano. È un fertilizzante naturale a tutti gli effetti, basti pensare che ci sono aziende pronte a pagarlo pur di averlo a disposizione per migliorare la fertilità dei propri campi”.
Ma è una filiera che, come dice il Consorzio Italiano Biogas, deve essere curata bene. Il suolo, anche quello destinato all’alimentazione animale per la produzione di latte e carne, è un giacimento perenne di metano, e il nostro obiettivo non è sfruttarlo ma promuoverne un uso consapevole.
La circolarità non si limita alla produzione del biometano, ma anche al suo uso. Infatti, la peculiarità del Gruppo Renergia è di utilizzare il biometano prodotto per liquefarlo, presso lo stabilimento di liquefazione di Belgioioso, in provincia di Pavia, uno tra i più grandi d’Italia.
“La nostra missione è togliere il gasolio dai campi, come ci stiamo già impegnando a fare nel settore dell’autotrasporto. È inutile parlare di sostenibilità se poi i mezzi agricoli sono tutti alimentati a diesel. Purtroppo, però, quello dei mezzi pesanti, camion autobus o trattori, è un settore difficile da abattere le cui emissioni sono molto difficili da ridurre. Noi, alla fine della nostra supply chain produciamo un biocarburante che sostituisce il gasolio, ovvero il bioGnl. Ci sono tanti mezzi pesanti dotati di motori alimentati a biometano, e sono già disponibili sul mercato trattori a biometano sia liquido che gassoso. Decarbonizzare il settore agricolo, captando le emissioni di metano, restituendo un fertilizzante contro l’impoverimento del terreno, lavorando con l’obiettivo del risparmio idrico e del suolo è quello che vogliamo fare”.
È importante anteporre alla speculazione economica i valori di sostenibilità, integrità e correttezza verso le generazioni future. Questo ci ha anche permesso di vincere il premio della sostenibilità del World Economic Forum. “Come ha detto Warren Buffet: ‘Se oggi ti siedi all’ombra di un ’albero è perché molto tempo fa qualcuno ne ha piantato uno!’”