Prima l'allarme sulle nevicate, che si sono dimezzate in pochi anni. Ora uno studio pubblicato sulla rivista The Cryosphere denuncia gli effetti di questo cambiamento sull'equilibrio fragile dei ghiacciai delle Dolomiti. La poca neve che cade nel corso dell'anno non è più sufficiente ad alimentare i depositi di ghiaccio: in termini tecnici si dice che questi depositi sono sotto "la linea di equilibrio glaciale".
«Non c'è scampo, spariranno nel giro di qualche decade», ha detto all'Ansa Andrea Securo di Università Ca' Foscari di Venezia e Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche. «Il loro destino», si legge nello studio, «appare purtroppo inevitabile anche assumendo una stabilizzazione del clima sui valori medi degli ultimi 30 anni (1991-2020)». La previsione è quindi destinata a peggiorare per effetto dell'attualità politica: da quando il presidente americano Donald Trump ha dichiarato guerra alla lotta contro il riscaldamento globale, in tutto il mondo i governi hanno rallentano le normative per ridurre l'inquinamento.
I ghiacciai delle Dolomiti, secondo Securo, «non sono più in equilibrio con il clima odierno: salvo annate particolarmente nevose, non hanno più zone di accumulo". La ricerca, svolta in collaborazione con diverse istituzioni, tra le quali l’Università tecnica della Danimarca, l’Università Roma Tre, l’ARPA Veneto e l’Università del Quèbec a Montreal, ha utilizzato dati acquisiti con tecnologia LiDAR e da drone messi a confronto con immagini storiche rielaborate tramite algoritmi moderni. Il confronto parte dagli anni Ottanta: «Il nostro è il primo lavoro a presentare una stima pluridecennale (dagli anni '80 al 2023) della variazione topografica e del bilancio di massa degli attuali ghiacciai montani presenti nelle Dolomiti», ha detto Renato R. Colucci, ricercatore del Cnr-Isp e coautore del paper.
Nel 2023, ultimo anno preso in esame dallo studio, sulle Dolomiti si contavano 9 ghiacciai autonomi, più i 3 derivati dalla frammentazione della Marmolada. La loro estensione si è dimezzata in una quarantina d'anni, e il 66% dell'intera perdita di volume è attribuibile al solo ghiacciaio della Marmolada. «L’area totale dei 12 ghiacciai è passata da poco più di 4 km quadrati negli anni ’80 a poco meno di 2 km quadrati oggi», precisa Securo. «Il ghiacciaio che ha subito la riduzione maggiore è quello della Fradusta, che ha visto una diminuzione di spessore medio di 50 metri ed una riduzione areale del 90%».
Gli studiosi, in collaborazione con Arpa Veneto, hanno misurato le temperature, stabilendo che in 40 anni l'aumento è stato di 2 gradi centigradi, circa mezzo grado ogni dieci anni. Paradossalmente, lo studio ha rilevato che mentre in basso la neve diminuisce, ad alta quota le precipitazioni aumentano: ma questo non basta a colmare la maggiore fusione dovuta a estati sempre più lunghe e sempre più calde.