Televisione
9 agosto, 2025"Fate un lavoro importante, Report è un programma di qualità". Così, raccontano, sarebbe iniziato il corteggiamento di Urbano Cairo verso l’uomo simbolo dell’inchiesta televisiva targata Rai
Un complimento sussurrato al Quirinale, durante il ricevimento per la Festa della Repubblica. Una stretta di mano: «Fate un lavoro importante, Report è un programma di qualità». Così, raccontano, sarebbe iniziato il corteggiamento di Urbano Cairo verso Sigfrido Ranucci, l’uomo simbolo dell’inchiesta televisiva targata Rai. Un episodio mondano, ma che oggi acquista un significato diverso, alla luce di quanto trapela da viale Mazzini e da ambienti vicini a La7: l’idea di un addio di Ranucci alla Rai, con approdo sul canale diretto da Andrea Salerno, non è più un’ipotesi campata in aria. È una trattativa. E un progetto editoriale.
In Rai le tensioni attorno a Report si addensano da mesi: la nuova stagione è slittata a novembre, il numero delle puntate inedite è stato ridotto, le repliche subiscono tagli. A questo si somma l’inserimento di un capostruttura esterno. Un segnale, per molti, di un clima che da “freddo” si è fatto ostile. La situazione si complica, se si pensa alla forza del marchio Report: un programma che riesce a sfiorare il milione di spettatori anche alla quarta replica, garantendo alla Rai minuti preziosi di pubblicità e perfino il “golden minute”. E non stupisce che Cairo, editore pragmatico e attento al potenziale dei contenuti, abbia iniziato a ragionare su come portare quel patrimonio – almeno in parte – sotto la propria insegna.
Il nodo principale resta il marchio. Report appartiene alla Rai, così come l’intero archivio di inchieste. Se la trattativa andasse in porto, Ranucci dovrebbe ricominciare con un nuovo format: si ragiona, dicono, su un programma con una prima serata forte e un secondo spazio di approfondimento, un “laboratorio” con giovani cronisti locali. Un’idea coerente con il dna giornalistico di La7 e con la linea editoriale che Cairo vorrebbe rafforzare. A completare il disegno, l’altro pezzo del gruppo: la casa editrice Solferino. Lì Ranucci potrebbe diventare autore, trasformando le inchieste tv in instant book e sfruttando la forza del brand personale. Sul tavolo, assicurano le fonti, ci sarebbe un’offerta importante sia economica sia in termini di libertà editoriale. Ma il passo non è semplice: significherebbe chiudere una storia lunga decenni, separarsi da un simbolo amato del servizio pubblico. Per ora siamo nella fase dei contatti, anche se chi conosce bene Cairo parla di settimane decisive
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