Le menzogne sul suo stato. I diritti negati ad altri 2 mila pazienti nella stessa situazione. Il testamento biologico. Colloquio con Amato De Monte, il medico che le tolse il sondino

Il medico di Eluana chiede al Parlamento un biotestamento leggero. "Basterebbero poche regole per raccogliere le disposizioni del malato sulle cure che non autorizza, senza che avvocati e giudici invadano il rapporto esclusivo fra medico e paziente". Mentre alla Camera riprende l'esame della legge sul testamento biologico già varata al Senato, Amato De Monte, il primario di rianimazione che a febbraio staccò il sondino che teneva in vita Eluana Englaro, da 17 anni in stato vegetativo, racconta per la prima volta a 'L'espresso' l'esperienza di quei giorni alla clinica La Quiete di Udine. Giorni che l'hanno visto indagato per omicidio, "solo per avere attuato una sentenza di Cassazione". E che l'hanno spinto a diventare 'medico in prima linea' per una legge sul fine vita.

Dopo il caso Englaro, il Senato ha vietato lo stop alla nutrizione artificiale. Cosa ne pensa?
"Sbagliato e non rispettoso delle scelte individuali del paziente. Può essere perfino dannoso, nel senso che mantenere l'alimentazione e l'idratazione su alcuni pazienti porta a complicanze e difficoltà cardio-respiratorie. Per cui accelera il processo di morte e lo rende più angosciante, anziché rallentarlo".

I favorevoli sostengono invece che lo stop equivalga a far morire di fame e di sete un ammalato.
"La morte naturale, se escludiamo infarto, traumi e decessi violenti, avviene perché l'individuo lentamente riduce la sua capacità di introdurre cibo e liquidi. Si affievolisce lo stato di coscienza, fino al coma, si riduce l'attività respiratoria, fino ad arrestarsi. Solo alla fine il cuore si ferma. Questa è la morte naturale di ogni essere umano, di ognuno di noi. E così è stato per Eluana: avere sospeso il supporto terapeutico le ha fatto riprendere il percorso di morte naturale interrotto 17 anni prima dalle terapie".

L'associazione Per Eluana si batte per l'autodeterminazione delle terapie. Che tipo di legge proponete?
"Una legge 'light'. Con l'articolo 32 della Costituzione c'è da chiedersi addirittura se ci sia bisogno di una legge. O se non sia più corretto riportare tutto al normale rapporto fra medico e paziente, come avviene per le altre terapie mediche e chirurgiche. Non si capisce perché, nell'era della privacy, si possa consentire l'invasione del corpo in assenza o contro la volontà dell'individuo".

Qualcuno teme che, in questo modo, i disabili non siano però tutelati.
"Sono questioni molto diverse. Una cosa è il grave disabile, che può avere problemi neurologici o di altre parti del corpo, ma conserva una possibilità di comunicazione, come nel caso di Welby o di papa Wojtyla. Viceversa lo stato vegetativo permanente è una situazione in cui il corpo è in grado di mantenere le funzioni vitali, ma non è possibile alcuna forma di percezione psichica. Questa era la condizione di Eluana".

Senza regole non si rischia l'anarchia terapeutica?
"No. Basterebbe che la legge definisse le modalità di raccolta del consenso informato sulle dichiarazioni anticipate di trattamento".

Ma ci sono forti opposizioni, per esempio dall'area cattolica.

"Io non lo credo. C'è un distacco evidente fra le gerarchie ecclesiastiche e i credenti. Così come la politica è indietro di vent'anni rispetto ai cittadini, che reclamano questi diritti. Io sono stato chiamato 'assassino' da cardinali e difeso da parroci, criticato in tv e sostenuto dal 90 per cento dei colleghi, anche cattolici, che mi hanno scritto privatamente".

Il biotestamento è il cavallo di battaglia del senatore Ignazio Marino, in corsa per la segreteria del Pd. Ha incassato l'appoggio di Englaro. E il suo?

"Sul biotestamento sono il linea con la proposta di Marino. Per quanto riguarda il Pd, se Beppino Englaro ha deciso di iscriversi non posso che rispettare la sua decisione. Anche perché non ha mai sfruttato politicamente la sua vicenda: altrimenti si sarebbe candidato alle Europee, come invece hanno fatto altri. Fra coloro che hanno osteggiato la sua battaglia".

Restano alcuni interrogativi, che hanno diviso l'opinione pubblica. Primo fra tutti: Eluana ha sofferto?
"Il dolore, secondo le associazioni internazionali e l'Organizzazione mondiale della sanità, è formato da una parte percettiva e una esperienziale. Questo significa che serve la coscienza per percepire il dolore. Eluana non ha sofferto perché era priva di coscienza".

Quando è stata ricoverata si prevedevano fra i dieci e i 15 giorni di decorso. Invece è morta dopo soli tre giorni dal distacco del sondino. Perché così presto?
"La valutazione era stata fatta sulla base dell'esperienza di Terri Schiavo, non su stime e visite cliniche. Tutti hanno pensato che Eluana sarebbe morta per blocco renale. A me era parso subito evidente invece che l'attività respiratoria fosse al limite dell'autonomia e qualunque piccola variazione di quell'equilibrio instabile avrebbe potuto essere fatale. Non lo dissi nemmeno al padre, ma era una valutazione clinica che si rivelò esatta".

Ma si è detto che deglutisse, rispondesse a stimoli e percepisse la presenza delle persone.
"È tutto falso. Anche le suore di Lecco hanno sempre confermato che Eluana non mostrava alcun segno di comunicabilità psichica. E poi, se fosse stata in grado di ingerire cibo, perché anche nella clinica di Lecco era sempre stata nutrita con il sondino?".

Il premier Berlusconi disse in tv che Eluana poteva rimanere incinta. È così?
"Chi e come avrebbe reso gravida Eluana Englaro? Senza alcun tipo di consenso, fra l'altro, per cui con l'ipotesi del reato di violenza carnale. E se avesse concepito, cosa sarebbe stata? Un'incubatrice biologica priva di coscienza? È un'affermazione che non commento nemmeno".

Quante altre Eluana, di cui nessuno parla, ci sono in Italia?

"Oltre 2 mila. Pazienti cui è negato il diritto costituzionale del consenso informato, sia nel caso in cui vogliano le cure a oltranza, sia, come per Eluana, che non le autorizzino. Casi come quello di Eluana non dovrebbero esistere".

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