Cultura
2 novembre, 2007

I protagonisti

Ritratti ironico della fabbrica dei sogni. Interpreti gli stessi grandi attori di ieri e di oggi che fanno di Hollywood un mito

Hollywood è un mondo a parte. Un Olimpo di semi dei dove nessuno e nulla, neppure il delitto, può turbare l'attività dominante: la corsa al potere. Ai protagonisti del cinema hollywoodiano tutto è permesso. E così li mette in scena il grande Robert Altman nel film "I protagonisti" (1992), geniale e amarissima satira del cinema che ha conquistato il mondo. I soldi, gli affari, prima di tutto. «Un tempo », spiegava Altman, «si cercava il bravo attore, il regista di talento. Oggi si bada per prima di tutto a come vendere un film, poi, semmai, a farlo». Per rappresentare questo mondo spregiudicato Altman si affida a un romanzo, appunto "The player" (1988) di Michael Tolkin, autore anche della sceneggiatura. È la storia di un film. E come interpreti, chi, se non loro stessi, le star di Hollywood? Buoni e cattivi, bravi e meno bravi, impegnati e qualunquisti. Nel gran calderone di attori che frequentano gli studi troviamo Rod Steiger e John Lennon, Elliott Gould e Burt Reynolds, Julia Roberts e Susan Sarandon, Cher e Bruce Willis e tanti altri, nella parte di se stessi.

I veri protagonisti, invece, sono Tim Robbins, Greta Scacchi, Fred Ward, Whoopi Goldberg (nel ruolo della detective Avery): "I protagonisti" è infatti un frenetico mystery. Griffin Mill (Tim Robbins), direttore dell'ufficio soggetti, non ha la vita facile. Da quando ha licenziato uno sceneggiatore riceve oscure minacce e inoltre deve guardarsi dai colpi bassi de suo assistente Larry Leary (Peter Gallagher) che vuole scalzarlo. Seguono fatti di incredibile demenza, delitto compreso. In questo film Altman si conferma disincantato cronista di un mondo che conosce alla perfezione e di cui rifiuta il cinismo. Oltre all'esilarante salvataggio dalla camera a gas di Julia Roberts, fra le cose più belle de "I protagonisti" ci sono le sequenze iniziali, evidente tributo a "L'infernale Quinlan", capolavoro noir di Orson Welles: omaggio al grande cinema.

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