I rapporti riservati. Gli incontri con Mancini. La contabilità segreta per i pagamenti in nero. Ecco cosa i pm hanno trovato nelle agende di Sasinini Misteriosi appunti sulla Cia. E le notizie su Afef richieste dai vertici aziendali. In edicola

Io, Tronchetti e gli spioni Telecom

Lui si ostina a dipingersi come un semplice giornalista. Un reporter navigato dalle mille conoscenze. Dice di essere stato assunto da Giuliano Tavaroli che voleva «creare una segreteria particolare per il presidente Tronchetti» solo perché «servivano giornalisti in grado di fare analisi». E poi giù a raccontare, nel suo primo verbale del 24 gennaio, l'elenco di una serie di report perfettamente leciti: il profilo di Luca Cordero di Montezemolo richiesto «perché il Presidente doveva esprimere il suo parere su chi fosse il futuro responsabile di Confindustria»: quello del vice direttore ad personam del "Corriere della Sera", Massimo Mucchetti; quello sul Vaticano, scritto da un collega, «nel contesto di un incontro che il Presidente doveva avere con il cardinale Ruini». Tutta roba stesa in bello stile, basandosi sugli archivi dei giornali o fonti aperte, che «a volte Tavaroli chiedeva» di ritorno dagli incontri con Marco Tronchetti Provera.

Eppure per la procura di Milano che venerdì 22 marzo lo ha messo per la seconda volta agli arresti domiciliari, Guglielmo Sasinini, l'ex inviato di "Famiglia Cristiana" passato nel 2002 alla corte della security di Telecom, è un personaggio chiave. E a confermarlo sono gli appunti e le agende che gli sono state sequestrate. Dentro c'è di tutto. Dagli incontri con i vertici dei servizi segreti, a quelli con la rete d'investigatori finiti a libro paga della compagnia telefonica, sino alla contabilità segreta utilizzata per retribuire in nero molte fonti. E ancora: annotazioni dei colloqui con Tavaroli e altri personaggi misteriosi, spunti per inchieste su politici dietro le quali si nasconde forse l'intenzione di attivare strumenti di pressione occulti. Un quadro sconvolgente che ha spinto i pm di Milano a scrivere nella loro richiesta di arresto come Sasinini abbia dimostrato di «essere stato investito da Tavaroli del compito di occuparsi in prima persona proprio degli aspetti inquietanti che le deviazioni della security del gruppo hanno mostrato nel tempo».

Ecco quindi Sasinini che annota: «Tu sei il capo e non ti devi esporre in prima persona, sei immediatamente collegato a Tronchetti». Oppure: «Il problema non è lui... il problema è il paese, hanno paura che sia assoldata - che sappia certe cose e le passi dall'altra parte. Ex marito, fratelli, Libia-Turchia-Armenia-Tunisia. Vogliono capire bene che ruolo abbia questa qui». Cosa intende dire il giornalista con quest'ultima frase, scritta in caratteri maiuscoli? Ascoltato il 25 gennaio, l'inviato dà risposte minimaliste ed ambigue: sostiene sorprendentemente che Tavaroli nei loro incontri a tu per tu si rivolgeva spesso a lui chiamandolo scherzosamente "capo" e che gli suggeriva di non far sapere in giro del suo rapporto di lavoro con Telecom. Aggiunge che le notizie su Afef («questa qui») venivano richieste dai «vertici aziendali». A scorrere i suoi verbali, insomma, tutto si scolora e si confonde. Sasinini ammette di aver visto qualche volta il capo del controspionaggio Marco Mancini (oggi in carcere perché accusato di aver venduto informazioni agli uomini della compagnia), ma dice di averlo fatto perché «Mancini voleva dare ampio risalto alle attività che il Sismi svolgeva nel mondo». Ma aggiunge di non averne mai scritto niente su "Famiglia Cristiana", perché riteneva le notizie fornite «delle bufale prive di elementi di dettaglio verificabili». Poi però spiega che l'appunto «Roma Loquendo Sismi» si riferisce a un appuntamento in cui aveva presentato al servizio segreto un software vocale (Loquendo) da far accapponare la pelle: un programma in grado di riconoscere la voce di chi parla al telefono e quindi teoricamente capace di setacciare centinaia di migliaia di chiamate, magari dalle cabine, e intercettare solo quella della persona finita nel mirino degli 007.

Insomma Sasinini è l'uomo del mistero. Non per niente nessuno ha mai capito perché dopo un'aggressione ai danni di sua moglie da parte di sconosciuti, avvenuta negli anni '90, il ministero degli Interni fino al 2006 gli abbia concesso una scorta. Lui, del resto, una tutela l'ha sempre richiesta a gran voce. E anche per iscritto sulle sue agende, dove si legge: «Uomo a Roma autista accompagnatore armato (quanti sanno di me?)»
Colpisce poi l'elenco degli appuntamenti: spesso "Tortellino" o "Tortello", il soprannome di Mancini, a volte "Fulvio", cioè Fulvio Guatteri l'ex ufficiale di collegamento tra la polizia francese e quella italiana, ora agli arresti domiciliari (vedi box a pag. 73), e qualche "M" che, secondo Sasinini, potrebbe essere Mario Mori, l'ex direttore del Sisde. In un caso Sasinini appunta: «Incontro M - Tronchetti io: preparare Mario all'incontro perché faccia bella figura sapendo ciò che Tronchetti vuole». Non mancano poi, ovviamente, i riferimenti ai servizi segreti americani. Sull'agenda del 2004 nella casella "Vedere-Fare" compare la nota: «Cia = incontro con Tava?». Si tratta di un appunto tutto da decifrare anche se Giuliano Tavaroli, in un'intervista a "L'espresso", ha spiegato di essere stato in rapporti con Bob Lady, l'ex capocentro degli 007 Usa a Milano, poi coinvolto nel sequestro di Abu Omar. Anche in questo caso le spiegazioni del capo della Security sono però state ridotte all'osso: «Me lo aveva presentato un mio fornitore ex funzionario Cia, l'investigatore privato John Spinelli. A Bob Lady, che era console, ci rivolgevamo per avere più velocemente i visti per gli Usa destinati alla presidenza».

Per l'accusa, insomma, Sasinini sta solo un gradino sotto a Tavaroli. Per questo si sarebbe occupato anche di retribuire una serie di fonti (tra le quali compare anche il capo della sicurezza di un importante gruppo pubblico) e avrebbe gestito molto denaro in contanti. Lui però respinge le accuse. Sostiene di aver avuto in mano solo una cassa da 25.000 euro più che altro utilizzata per retribuire traduttori e corrispondenti in Israele e Medio Oriente. Anche se è ancora da capire perché tra gli appunti, riguardanti Telekom Serbia, i presunti accordi politico economici tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, compaia anche la scritta: «Quadri Paese Bove 50.000». Si tratta forse di un riferimento allo sfortunato ex responsabile della security Tim, Adamo Bove, morto suicida a Napoli a inizio estate? Non si sa. La rete di cui Sasinini secondo i pm faceva parte, aveva molti obbiettivi e una «Priorità A: Protezione». «Egli-Tronchetti detesta Berlusca» scrive il giornalista, che subito dopo annota in maiuscolo e in grassetto il secondo problema: «Protezione dalla magistratura».

Insomma la volontà della security era quella di costituire intorno al gruppo una sorta di scudo spaziale. Che proteggesse da tutto e da tutti. Anche dai paparazzi. Sasinini, in una sorta di anticipazione degli scandali legati a Vallettopoli, annota: «Monitoraggio Gossip Tronchetti /Afef "punto debole" Squatriti (l'ex marito di Afef nda) massoneria Ad Pirelli amico caccia fotografica Olimpia minimo 25-30 milioni fino a cento se amante con nome». Ascoltato dai pm il giornalista chiarisce di essersi preoccupato durante un colloquio con Tavaroli dei possibili articoli scandalistici e aver discusso su come fare a evitarli. Sasinini allora parla con un agente fotografico che gli spiega «le cifre che lui stesso era disposto a pagare per fotografie particolarmente piccanti». Sullo stesso foglio in cui annota la questione compare però anche il nome del leghista Bobo Maroni. Perché? «Solo un caso, conosco Maroni da molti anni e prendo appunti dove capita».

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