L'adulterio? Non sempre è una tragedia. In Francia è un'arte da iniziati. In Giappone una consuetudine. E in tutto il mondo un preciso indicatore sociale

Il mondo dell'adulterio è pieno di eufemismi. I finlandesi lo chiamano 'relazione parallela', per i nigeriani è un 'network sessuale' e i francesi usano l'espressione 'partnership multiple simultanee'. Ma non si tratta semplicemente di sfumature linguistiche dietro cui nascondere ipocritamente lo stesso identico concetto: scappatelle sessuali quando il coniuge non vede. Le relazioni extramatrimoniali sono piene di sfumature culturali, che variano da paese a paese. Quello che è ammissibile in Russia è inconcepibile negli Stati Uniti, quello per cui si chiude un occhio in Sudafrica è ragione di divorzio in Giappone. Parola di Pamela Druckerman, che su questo tema ne sa parecchio dopo avere girato il mondo alla ricerca di adulteri di ogni razza e religione. Da qualche settimana ha pubblicato un libro su questo argomento, dal titolo 'Lust in Translation'. Un titolo quasi intraducibile, con quella parolina 'lust', passione, che è un gioco di parole col titolo del film di Sofia Coppola 'Lost in Translation'.

I giochi di parole sono un elemento ricorrente nella vita della Druckerman, ex corrispondente estero del 'Wall Street Journal' che si è data al giornalismo subito dopo aver preso una laurea in affari internazionali. O 'international affairs', come si dice negli Stati Uniti. L'ironia sta proprio nel fatto che un intreccio sessuale in America viene chiamato appunto 'affair'. Chi meglio di lei dunque avrebbe potuto scrivere un libro sugli 'international affairs'? "Circolano una valanga di dati inesatti sull'adulterio, ma è solo con il diffondersi dell'Aids che si è cominciato a raccogliere elementi più attendibili", afferma la Druckerman, spiegando che è solamente a partire dal 1980 che i ricercatori sono riusciti a fare studi su ampia scala sul fenomeno del sesso al di fuori del matrimonio. Perché è con l'arrivo dell'Aids che anche i più libertini hanno preso coscienza che il contagio sessuale non poteva essere nascosto dietro a mezze verità.

Uno dei primi risultati ha lasciato i ricercatori a bocca aperta: più un paese è povero, più si osserva l'incidenza di adulteri nella sua società. Secondo la Druckerman chi guadagna meno di 10 mila dollari all'anno è il 50 per cento più propenso a tradire il coniuge che non chi guadagna più di 60 mila dollari. In cima alla graduatoria dei fedifraghi sono i mariti nella nazione africana di Togo, con un reddito pro capite annuo di 1.600 dollari. Il 37 per cento degli uomini sposati a Togo ha rapporti extraconiugali. Nelle zone urbane della Cina l'incidenza di adulteri è intorno al 18,3 per cento, mentre in Messico arriva al 15 per cento. Situazione diametralmente opposta nei paesi ricchi, dove per esempio in Australia gli uomini che tradiscono la moglie sono solo il 2,5 per cento. In Svizzera solamente il 3 per cento degli sposati andrebbe a caccia di avventure sessuali, in Francia i mariti infedeli sono meno del 4 per cento.

"Il giorno dopo i funerali di François Mitterrand, 'Le Monde' scrisse che l'amante del presidente francese e la figlia illegittima furono viste accanto alla tomba di Mitterrand insieme alla moglie e ai figli del presidente", scrive la giornalista americana, che ora vive a Parigi col marito: "Quel tableau familiare divenne famoso in tutto il mondo come prova del fatto che i francesi, quando si tratta di questioni d'amore, sono fatti a modo loro. Non sono fatti come noi".

La Druckerman si riferisce in particolare agli americani, che per l'adulterio hanno tolleranza zero. Perfino avere una relazione virtuale online in America sarebbe motivo di crisi coniugale. La giornalista racconta per esempio il caso di una coppia di Memphis, in Tennessee, che a distanza di anni è ancora perseguitata dall'incubo di un'avventura sessuale della moglie. In vent'anni di fedeltà c'era stata una scappatella sola, con un collega di lavoro: quanto bastò per ossessionare il marito per anni. "L'eco dell'infedeltà di April incombe ancora sul loro matrimonio", spiega la giornalista, raccontando che basta un ritardo di pochi minuti e il marito Kevin incomincia a tempestare la moglie di messaggi telefonici ostili, le perquisisce la borsetta o spulcia ogni chiamata che April ha fatto dal suo cellulare. Un paio di volte la moglie ha perfino trovato un registratore nell'auto messo dal marito tradito.

Una reazione estrema, quella della coppia in Tennessee? Non negli Stati Uniti dove, spiega la Druckerman, sono le bugie a non essere tollerate. Viene in mente il caso di Bill Clinton e di Monica Lewinsky, quando gli americani chiusero un occhio sul tradimento ma non perdonarono al presidente di avere mentito. Clinton negò di avere mai fatto sesso con la stagista giocando sull'equivoco che non c'era mai stata penetrazione.



Molti psicoterapeuti americani curano il trauma dell'infedeltà con dosi massicce, forse eccessive, di trasparenza. Il coniuge tradito si vendica spesso chiedendo di sapere ogni intimo dettaglio del tradimento, in una cronologia del come e del perché che può risalire indietro di anni. È una tendenza che rientra in un fenomeno generalizzato della società Usa: gli americani ora si 'confessano' in pubblico per qualsiasi cosa. Ammettere pubblicamente il peccato è una forma di espiazione.

Niente a che vedere con la reazione dei giapponesi, che hanno un'alta tolleranza all'infedeltà. Spiega un sociologo di Tokyo che il matrimonio in Giappone non è inteso come rapporto di fiducia reciproca e buona intesa sessuale, come auspicano invece gli americani. È anzi comune fra gli uomini giapponesi vantarsi di avere una relazione matrimoniale casta. Il sesso è cosa da soddisfare fuori dalle mura domestiche: non è un caso che nel 2001 l'industria del sesso giapponese abbia generato un giro d'affari pari a 2,3 miliardi di dollari. "Un avvocato specializzato in cause di divorzio mi ha spiegato che in Giappone il sesso a pagamento non rientra nella definizione legale di adulterio", scrive la Druckerman: "Non ho mai incontrato nessuna coppia in Giappone il cui matrimonio sia naufragato perché il marito frequentava club di un certo tipo, anche perché è costume fra le mogli non chiedere mai dove il marito abbia passato la serata".

Anche le donne cinesi hanno un'alta tolleranza all'adulterio, ma in questo caso non si tratta di avventure da sex club come in Giappone. In Cina il boom dell'economia ha creato un nuovo trend fra i neo ricchi cinesi. Sono nate (meglio, rinate: l'esistenza delle concubine fa parte storicamente della società cinese) le cosiddette 'seconde mogli', tanto che di recente è uscito un libro su questo fenomeno, intitolato 'Mio marito è un businessman di Taiwan che lavora in Cina'. Anche in India, nelle nuove aree di benessere economico come Bangalore, l'adulterio sta diventando più comune ed è accettato, purché si segua la regola d'oro di non praticarlo apertamente e di non imbarazzare il coniuge tradito.

Una donna americana in una situazione del genere correrebbe da uno psicoterapeuta per 'curare' il malessere della coppia. La nuova generazione di donne giapponesi invece ha escogitato un nuovo tipo di rimedio: rivolgersi proprio a chi il sesso lo fa di mestiere. Sono nate così le cosiddette 'soap ladies', prostitute specializzate nell'arte di insegnare alla moglie tradita e al marito farfallone come aggiungere pepe alla relazione matrimoniale: lingerie ammiccante, lume di candela, musica soft con massaggio rilassante per creare l'atmosfera giusta. Tre mesi di teoria e pratica, 2.500 dollari, e nella coppia torna la passione travolgente.

Non è certo così facile nei paesi islamici, invece, dove l'adulterio è condannato dal Corano. In Iran una persona che si abbandoni a piaceri sessuali con un partner diverso dal coniuge rischia la lapidazione. In Indonesia l'infedeltà matrimoniale può essere punita con anni di carcere. Questo non significa che nella più popolosa nazione islamica al mondo l'adulterio non esista. Anzi, viene fatta perfino una distinzione fra tradimento come appagamento di voglie sessuali e tradimento come breve periodo di innamoramento. Mentre quest'ultimo viene chiamato 'selingkuh' ('meraviglioso intervallo'), il sesso extraconiugale è un 'bobok bobok siang', cioè 'il riposino del pomeriggio'.

Così come ci sono ampie differenze nel mondo islamico, anche nelle società occidentali l'adulterio è un fenomeno ricco di sfumature. Gli inglesi per esempio seguono con grande passione le scappatelle sessuali dei personaggi più noti, compreso l'ex premier britannico John Major che quando era primo ministro ebbe una relazione con Edwina Currie, suo ministro della Sanità. Fu un'infedeltà cui gli inglesi si appassionarono con interesse morboso ma in un paese dove il 9,3 per cento degli uomini sposati tradisce la moglie le indiscrezioni del premier furono più materiale da tabloid scandalistico che da impeachment politico, come nel caso di Bill Clinton. "Non significa che gli inglesi prendano il tradimento alla leggera", scriva la Druckermann: "Proprio come gli americani, gli inglesi sono dell'idea che perfino una sola infedeltà sessuale è motivo sufficiente per giustificare il divorzio".

Ecco allora che un intraprendente inglese ha avuto un'idea per venire incontro ai bisogni dei suoi connazionali. David Miller ha creato www.extramaritaldating.com, un sito per incontri esclusivamente fra persone sposate. "Seleziono esclusivamente persone che non mettano a repentaglio l'equilibrio della relazione matrimoniale", spiega Miller, che istruisce i suoi clienti all'arte di condurre relazioni amorose discrete e senza ripercussioni negative: le cosiddette 'no-strings attached', Nsa, come vengono classificate negli annunci personali di chi è alla ricerca di un'avventura sessuale che non lasci strascichi.

Miller ha appreso tutto in Francia, dove ha vissuto per anni, ma il business l'ha esportato in Gran Bretagna. "In Francia non hanno bisogno di me", ironizza: "I francesi sanno come gestire in modo efficace certe questioni private". Se Miller tentasse di lanciare il suo sito negli Stati Uniti gli affari andrebbero probabilmente male. "L'adulterio in America porta a crisi più gravi che altrove", conclude la Druckerman: "Ed esige risarcimenti che possono avere costi emotivi feroci".

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