Le cause della lombalgia? Cattiva postura e stress. I rimedi? Poche pillole, manipolazione e yoga. I rischi? Che il dolore nasconda un altro problema. Ecco i consigli dei guru Usa

Arrivare presto alla diagnosi, sapendo che in più di otto casi su dieci il dolore non è riferibile ad alcuna causa specifica e quindi può essere affrontato, e scomparire, in pochi giorni. Limitare gli esami diagnostici solo ai casi in cui il mal di schiena porta a deficit neurologici oppure può nascondere patologie gravi, come una frattura delle vertebre o un'aneurisma dell'aorta addominale, ricordando che la risonanza magnetica è più indicata della Tac per studiare la colonna vertebrale. Non disdegnare yoga, agopuntura ed altri approcci non convenzionali per tenere a bada le forme croniche di dolore, pur sapendo che chiare dimostrazioni di efficacia esistono solamente per la manipolazione vertebrale in caso di lombalgia acuta. E poi, un diktat per i medici a istruire bene il paziente: nelle forme di lombalgia non specifica, il dolore è destinato a passare in poche settimane ed è bene rimanere attivi senza affidarsi supinamente ai farmaci.

A rilanciare queste poche regole per un problema che addolora mediamente almeno otto persone su dieci nel corso della vita sono gli esperti dell'American College of Physicians e dell'American Pain Society, che hanno pubblicato le linee guida sulla diagnosi e sul trattamento della lombalgia. Indicando chiaramente che, se è vero che in genere i dolori della colonna migliorano da soli entro un mese dalla loro comparsa, a prescindere dalle cure messe in atto semplicemente facendo attenzione ai propri movimenti e senza dover necessariamente ricorrere ai farmaci, è anche vero che possono essere il sintomo di patologie serie.

Di fatto, però, nell'85 per cento dei casi la lombalgia non nasconde patologie particolari. Eppure, i dati dell'Anifa (Associazione Nazionale dell'Industria Farmaceutica dell'Automedicazione) dicono che nel 2007 sono state vendute per sedare questo dolore 27.954.000 confezioni di medicinali, per un valore di 232.414.000 euro. Su questo fronte le linee guida consigliano come farmaci di prima scelta paracetamolo o antinfiammatori non steroidei, lasciando a casi selezionati l'impiego di oppioidi e antidepressivi, da relegare alle forme di dolore cronico non altrimenti gestibile.

A scatenare i malanni sono soprattutto le cattive posizioni o gli sforzi eccessivi cui si sottopongono i muscoli che circondano la colonna vertebrale, come il trapezio. Quando la schiena rimane per lungo tempo nella medesima posizione, senza che i muscoli che corrono lungo la spina dorsale si rilassino a dovere, lo spasmo che si crea è capace di bloccare la zona lombare della colonna, dando luogo alla lombalgia. Un meccanismo simile, anche se la zona interessata dal dolore si trova all'altezza del tratto cervicale della colonna, determina lo spasmo dei muscoli di un lato della spina dorsale con rigidità ed impossibilità a muovere il capo in maniera adeguata. "Il rischio di mal di schiena è un naturale esito dell'evoluzione, visto che l'uomo, assumendo la posizione eretta, ha messo sotto pressione la colonna vertebrale", spiega Maurizio Cutolo, direttore della Clinica Reumatologica dell'Università di Genova: "Oltre alle cattive posizioni, ai movimenti bruschi, a mettere ko la schiena è anche lo stress cronico, ovvero protratto nel tempo. La tensione da stress induce un'alterazione nel rapporto tra muscoli e tendini in prossimità delle vertebre, ed a seguito di una concomitante riduzione dei livelli del cortisolo (un ormone) nel sangue, si verifica una minore resistenza al dolore".

A confermare il ruolo della tensione emotiva c'è uno studio condotto all'Università di Calgary, in Canada. La ricerca, che ha esaminato poco meno di diecimila adulti senza problemi alla schiena di cui poco più del quattro per cento depressi ha dimostrato che il rischio di andare incontro a forti algie nei due anni successivi era triplicato nei depressi.

Fin qua il classico mal di schiena che passa via senza lasciare problemi. In un 15 per cento circa di casi, però, alla base dei dolori possono esserci problemi seri, che vanno individuati e riconosciuti. Basti pensare alle spondiloartriti, legate spesso a infezioni intestinali o genitali che possono collegarsi con una infiammazione cronica e incalzante della colonna vertebrale, specie lombare. La stessa psoriasi, malattia della pelle, in un 10 per cento dei casi può associarsi ad una seria spondiloartrite. 
Per non parlare di forme di infiammazione a se stanti della colonna stessa, come la spondilite anchilosante. "Quando il dolore diventa persistente, il medico deve individuare la causa del mal di schiena, con tecniche come la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica oltre a specifici esami del sangue nel caso si sospetti una malattia di origine reumatica o infiammatoria", spiega Cutolo.

E per per indirizzare la diagnosi, conviene partire dalle caratteristiche del dolore: quando i fastidi si mantengono costantemente giorno e notte indipendentemente dalla posizione, si può pensare a una patologia complessa e difficile, appunto una delle spondiloartriti infiammatorie. Quando invece il dolore compare soprattutto in alcune posizioni, ad esempio quando si sta a lungo seduti, si può più facilmente trattare di un problema meccanico che porta alla compressione di un nervo, come accade per l'ernia del disco. Nel primo caso, così come accade nelle più comuni forme di mal di schiena, il trattamento prolungato con farmaci specifici (miorilassanti ed antiinfiammatori) può ridurre i sintomi, permettendo di controllare dolore a rigidità. Ma su una cosa i medici non transigono: qualunque farmaco deve sempre e soltanto essere preso su indicazione mediche. Gli abusi di medicinali per il mal di schiena possono portare danni assai gravi.

Più complesso sembra, invece, il trattamento delle spondiloartriti: oltre ai derivati del cortisone, esiste oggi un trattamento con i cosiddetti farmaci biologici, principalmente gli inibitori di una molecola chiamata Tnf, che agiscono specificamente contrastando l'attività di specifici fattori che favoriscono l'infiammazione. Si tratta tuttavia di farmaci potenzialmente molto tossici che vanno utilizzati soltanto da specialisti reumatologi di grande esperienza.

Le nuove linee guida sottolineano, tuttavia, che i farmaci sono solo una delle opzioni terapeutiche a disposizione del medico. Gli specialisti americani spalancano le porte alla riabilitazione, che spesso rappresenta una possibile alternativa al bisturi per patologie, come l'ernia del disco, che vedono proprio nell'intervento chirurgico la soluzione finale. "Nell'approccio alla lombalgia un ruolo fondamentale riveste il trattamento riabilitativo di competenza fisiatrica", spiega Carlo Logroscino, Direttore del Dipartimento di scienze Ortopediche e Chirurgia Vertebrale dell'Università Cattolica di Roma: "Ci sono molti tipi di ginnastica variamente utilizzabili in rapporto al dolore e impiegano esercizi globali per correggere tutte le posture del corpo. Nella fase acuta, poi, una risorsa importante è la terapia infiltrativa antalgica che consente di trattare i muscoli infiltrando in sede soprattutto farmaci anti infiammatori".

Il ventaglio di opzioni terapeutiche è ampio, ma gli esperti sottolineano che troppo spesso gli interventi sono casuali, magari giustificati per coprire una situazione acuta. Che, una volta passato il dolore, viene dimenticata fino a quella successiva. Perché, anche se la stragrande maggioranza dei mal di schiena è passeggera, rimane quel 15 per cento di casi gravi. E tra questi, negli adulti, le più frequenti sono le patologie degenerative del disco intervertebrale. L'intervento oggi prevede l'asportazione dell'ernia e il trattamento dello stesso disco. Ma i laboratori hanno in serbo soluzioni hi tech per ricostruire il disco con una terapia genica, basata sull'identificazione di geni che producono fattori di crescita in grado o di rigenerare il tessuto del disco o bloccarne la degenerazione. Per far questo il gene deve essere trasportato all'interno delle cellule bersaglio con dei vettori biotech. Ma questo è il futuro