Caro Alessandro,
grazie innanzitutto per il "lucido e per bene", che non tutti i tuoi lettori, dopo aver letto con attenzione ciò che ho detto al "Foglio", hanno però condiviso.
Lo ammetto, il Quirinale per Berlusconi – come buonuscita o per garantirgli (secondo l'idea di Giuliano Ferrara) un "happy end" – forse è un po' troppo. Ma dopo aver letto alcune delle reazioni dei lettori alle tue e mie parole mi chiedo quale senso storico e politico guidi chi davvero crede che l'avventura politica del Cavaliere possa (o debba) chiudersi con un lungo soggiorno nelle patrie galere.
Tu sei più avveduto, e gli consigli, una volta che si sarà tolto di mezzo, di dedicarsi alla scrittura di libri di memorie e, possibilmente, alla difesa nei processi.
Ma il sentimento che domina nel blog è quello di chi si aspetta da un momento all'altro una resa dei conti definitiva con quest'uomo. Io eccederò in realismo, ma sono convinto che per uscire dal berlusconismo senza traumi per il Paese bisogna trovare il modo di riconoscere a Berlusconi, piaccia o meno ai suoi critici più accaniti, ciò che comunque gli va riconosciuto. Ridurre questi ultimi vent'anni ad una "storia criminale" è un errore di analisi che rischia di esserci fatale.
Il Quirinale – dal mio punto di vista – è una metafora. Chi spera o ritiene giusto che Berlusconi debba finire nella polvere o in rovina, uscendo dalla scena politica con ignominia, per prima cosa non ha capito nulla dell'uomo (e in politica non conoscere gli avversari è un errore imperdonabile), secondariamente non ha alcun interesse per le sorti di questo sventurato Paese, infine ragiona esattamente come ragionano i berlusconiani più fanatici, che hanno sempre immaginato quella del Cavaliere in Italia come una splendida galoppata nel deserto, senza mai porsi il problema di ciò che sarebbe venuto dopo di lui.
Una volta Renato Brunetta ha scritto (testuale): «Sono berlusconiano perché a me del dopo Berlusconi non interessa nulla«. Bene, proprio perché critico di Berlusconi, a me interessa soprattutto ciò che verrà dopo di lui. E penso che è praticamente impossibile avviare una nuova fase politica in Italia senza concedere a Berlusconi l'onore delle armi e senza coinvolgerlo direttamente nella transizione al suo stesso sistema di potere.
C'è chi dice che – per ragioni caratteriali – si tratta di una soluzione impossibile: l'uomo non si farà mai da parte volontariamente, combatterà per restare al potere sino alla fine. Può darsi, ma questo vuol dire che sarà a quel punto interamente sua – e soltanto sua – la colpa del caos nel quale inevitabilmente precipiteremo.
Personalmente, non intendo concedergli alcun alibi. Scusa il lungo messaggio e un caro saluto
Alessandro Campi