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Opinioni
dicembre, 2010

Aprire la porta agli altri

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Riflessioni su una indagine del "Reader's Digest" a proposito della gentilezza

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Sono cresciuto leggendo il "Reader's Digest" in India. Mi sembrava fornisse una visione molto garbata e raffinata dell'America. Ma il garbo e la raffinatezza sono così culturalmente specifici da far apparire invalidante dal principio qualunque generalizzazione sul significato del termine "buone maniere". Qualche anno fa il "Reader's Digest" ha condotto uno studio sulla cortesia prendendo in esame alcune città del mondo. Dallo studio è emerso che Mumbay è la città più sgarbata e scortese del mondo. Essendo cresciuto a Mumbay mi sarei potuto offendere se non fosse che lo stesso studio avesse decantato New York come la città più cortese del mondo. Per dirla con le parole del sindaco Giuliani quando fu informato del verdetto emesso da un esperto di etichetta secondo il quale New York era risultata la città più gentile del Paese, "cosa si sono fumati?". Ho controllato per verificare se l'indagine fosse inserita in una delle grandiose sezioni delle barzellette del "Digest". E invece no, è da prendere sul serio e conferma l'essenza della missione del "Digest": in 70 paesi, in 21 lingue, rassicurare gli americani circa la loro superiorità rispetto al resto del pianeta.

Ma quale metro ha usato il "Digest" per escludere Mumbay da una simile classifica? Gli indiani della megalopoli hanno fallito tutte e tre le risposte del test sulla gentilezza: non dicono "grazie", non aprono la porta al loro prossimo e non aiutano gli sconosciuti a raccogliere pezzi di carta o giornali caduti in terra. Qualcuno si è preso la briga di informare i direttori della rivista che gli indiani non sono soliti dire "grazie" dopo un disbrigo, un affare o una transazione? Ciondolano il capo o lo muovono continuamente in segno di riconoscenza. Nessuno lo considera scortese. E a Mumbay, i portieri di professione sono pagati per tenere le porte aperte e i clienti e i frequentatori non aprono le porte agli altri né gli altri si aspettano che qualcuno apra loro la porta. Circa i giornali che cadono a terra, c'è così tanta immondizia e così pochi cestini della spazzatura sulle strade di Mumbay che se una persona lascia cadere un pezzo di carta la si giustifica pensando che vuole sbarazzarsene. E sarebbe un'umiliazione farglielo notare.
La metodologia utilizzata per portare a termine l'indagine è davvero ridicola. Per ricercare questo mitico gruppo di newyorkesi squisitamente ben educati, il magazine ha condotto la sua ricerca interamente nei caffè della catena Starbucks. Non le vinerie, i negozi di alimentari o i punti vendita di pollo fritto, luoghi da cui si sarebbero evinti ben altri risultati. Nelle zone meno chic di New York probabilmente nessuno ti apre la porta, ma magari ricevi maggiore aiuto se sei alla ricerca di un lavoro o di un appartamento. Il "Digest" conclude che i ricchi sono più cortesi di voi o di me. "Le città più agiate sono quelle che hanno avuto un maggiore punteggio in classifica". Non c'è da meravigliarsi che su 35 metropoli analizzate, otto su nove città asiatiche siano finite fra le ultime 11 classificate.

Suggerisco al "Digest" di condurre una seconda indagine utilizzando tre misure di cortesia più significative: se su un treno di pendolari ci sono quattro passeggeri seduti su un sedile da tre posti, lascerebbero sedere una quinta persona? I passanti presterebbero aiuto alla vittima di una rapina o di un incidente? Se i passeggeri seduti nello scompartimento di un treno stanno mangiando, vi offrirebbero del cibo? Scommetto che Mumbay, e altre città asiatiche, primeggerebbero. Sebbene la maggior parte degli abitanti di Mumbay considererebbero le scoperte del "Digest" significative quanto una puntura di zanzara, agli occhi del mondo simili indagini hanno ripercussioni economiche per l'immagine di una città. Un articolo che accompagnava il succitato studio recitava così: "A Mumbai, camminerebbero sopra una persona caduta a terra per strada". Mi piacerebbe pensare che persino il caro vecchio "Digest" non crede davvero a questa grottesca immagine della città visto che nel 1997 ha pubblicato un mio articolo sulle cortesie quotidiane dei treni di Mumbay:
"Se vi trovate a Mumbai e siete in ritardo al lavoro e raggiungete la stazione proprio mentre il treno sta partendo, non disperate. Correte verso gli scompartimenti stracolmi di passeggeri e pendolari e troverete molte mani che si apriranno come petali di un fiore pronte a farvi saltare su. E mentre con molta probabilità dovrete aggrapparvi con le unghie alla porte del treno, sarete comunque grati per l'empatia dimostrata dai vostri compagni di viaggio che indossano camicie bagnate fradicie di sudore, accalcati come bestie all'interno di un vagone malamente climatizzato. Loro sanno che il vostro capo vi urlerebbe contro o vi taglierebbe lo stipendio se perdeste quel treno. E al momento del contatto, non sanno se la mano che afferra la loro appartiene a un indu, a un musulmano, a un cristiano, un bramino o un intoccabile. Dicono sali. Ci sistemiamo". Ecco questo si chiama aprire la porta agli altri.
traduzione di Rosalba Fruscalzo

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