Considerare Emanuele Pirella soltanto un grande pubblicitario, financo il "papà" della creatività pubblicitaria italiana, oggi appare molto riduttivo.
Perché Pirella, nato Reggio Emilia settant'anni fa, è stato - ante litteram - una di quelle figure che oggi si definirebbero crossmediali: grande pubblicitario, appunto, ma anche giornalista acuto e autore di satira, in coppia con il disegnatore Tullio Pericoli. E poi imprenditore (ha fondato diverse agenzie) e infine insegnante e talent scout, con la "Scuola di Emanuele Pirella".
In campo pubblicitario è stato autore di campagne molto note, come quella per la banana Chiquita il cui slogan, "Dieci e lode", entrò nella storia della pubblicità italiana. Suo anche il lancio del quotidiano La Repubblica, per il quale creò, sempre insieme a Pericoli, la strip del sabato "Tutti da Fulvia sabato sera".
Come direttore creativo dell'Agenzia Italia/BBDO, fondata nel 1971 con Michele Göttsche e Gianni Muccini, ideò alcune delle campagne più famose degli anni Settanta, dai "Jesus Jeans" ("Non avrai altro jeans all'infuori di me. Chi mi ama mi segua") al tormentone di "Nuovo? No! Lavato con Perlana".
Nel 1981 fondò con Michele Göttsche la Pirella Göttsche, diventata poi Lowe Pirella. Ne uscirono, tra l'altro, il celebre slogan "O così o Pomì" e campagne famosissime come quella con il veterinario dell'amaro Montenegro o quella dei tortellini Rana il cui testimonial era Giovanni Rana in persona.
Con "L'espresso" aveva collaborato in tutta la seconda metà degli anni Novanta, occupandosi prevalentemente di recensioni televisive: da uomo di comunicazione, sapeva individuare nei dettagli, nei "segnali deboli", le caratteristiche forti di chi appariva sul piccolo schermo. Per quegli articoli sul nostro settimanale vinse nel 2000 il Premio Flaiano.
Da un po' di tempo aveva deciso di dedicarsi il più possibile alla sua scuola, che immaginava come un laboratorio-incubatrice di nuovi talenti della comunicazione.