La falsa bonifica della Maddalena ci è già costata 72 milioni di euro. E ora che 'L'espresso' ha scoperto che non è mai stata fatta, arriva un'altra pioggia di soldi pubblici per 'completarla'

I danni della cricca li dovremo pagare noi cittadini. Noi che, grazie agli appalti nelle mani di Guido Bertolaso e Angelo Balducci, abbiamo già arricchito con centinaia di milioni le tasche di un po' di loro amici. È scritto nel comunicato della Protezione civile diffuso dopo la pubblicazione su "L'espresso", la scorsa settimana, dell'inchiesta sulla bonifica-farsa nel mare dell'Arsenale, all'arcipelago della Maddalena.
 

L'ufficio di Bertolaso riporta una dichiarazione di Nicola Dell'Acqua, dirigente generale della Protezione civile per la prevenzione dei rischi naturali e ambientali: "I fondi per completare il risanamento", annuncia Dell'Acqua, "saranno messi a disposizione dal ministero dell'Ambiente, così come avviene sempre per i parchi nazionali". Ovviamente, va ricordato, i soldi del ministero non sono del ministro Stefania Prestigiacomo. E nemmeno del duo Bertolaso-Balducci.

 

Con i 72 milioni già spesi per la presunta decontaminazione e la ristrutturazione del porto, il pericolo dei fanghi tossici sul fondale doveva essere risolto da almeno un anno. Peccato che il capo della Protezione civile, una volta dimostrata la crescita senza controllo delle spese, non abbia mai proposto di raccogliere il denaro ancora necessario con misure cautelari sulle imprese sotto accusa nello scandalo.

 

Tra queste la Anemone Costruzioni di Diego Anemone, 39 anni, e la  legata a V. C., 62 anni, ricco vincitore di decine di appalti di governo con varie residenze tra la Toscana e Montecarlo. Nel comunicato dello staff di Bertolaso nessuna spiegazione nemmeno sulla competenza tecnica dei consulenti arruolati senza concorso dalla presidenza del Consiglio per gestire il delicatissimo intervento alla Maddalena: c'è perfino il presidente di una scuola di sci, oltre al gestore di saloni da barbiere e al famoso cognato del capo, Francesco Piermarini, 52 anni: "Un grande esperto di bonifiche ambientali", come dichiara Bertolaso in tv a "Porta a porta" il 22 marzo scorso. 

 

L'uomo delle nevi Il 28 maggio 2008 la bonifica all'Arsenale non è ancora cominciata. Bertolaso ha già messo Balducci come soggetto attuatore al vertice dei mega appalti alla Maddalena. Quella mattina il quotidiano "La Stampa", in un articolo di Maria Corbi, pubblica la dichiarazione di un giovane ingegnere che dopo poche settimane entrerà nella struttura di missione per il G8.

 

Il nuovo ufficio alle dipendenze della presidenza del Consiglio è la "stazione appaltante" di tutte le opere: deve formare i prezzi, gestire i contratti, l'esecuzione dei lavori. E soprattutto controllare i costi. Un ruolo chiave. Luigi Valerio Sant'Andrea, il giovane ingegnere, con "La Stampa" però non parla di fanghi tossici, né di opere pubbliche. Ecco la parte di articolo che lo riguarda: "Anche in Centro Italia e al Sud ormai gli sci club sono sempre di più", spiega Luigi Valerio Sant'Andrea, presidente dello "Snowside kids Team", specializzato nei mini sciatori: "I nostri ragazzi poi proseguono l'allenamento con noi l'estate e sono settimane in cui crescono e imparano a stare insieme". 

 

È proprio Sant'Andrea a raccontarlo ai geometri in cantiere, una volta arrivato alla Maddalena: "Quello sono io. Prima di venire qui, mi occupavo di sci". All'Arsenale è il responsabile della sicurezza sul lavoro nei lotti della scuola militare, l'ospedale da campo, la Main conference, la sala stampa. Nelle tabelle ufficiali di incarico, distribuite a tutte le ditte, è anche tra i referenti della struttura di missione: rappresenta la stazione appaltante, cioè il denaro pubblico, nei rapporti con le imprese nei cantieri dei due alberghi, della sala stampa e della Main conference, l'edificio simbolo che si affaccia su uno dei bacini tuttora inquinati da fanghi e macerie. 

 

Gli infiltrati di Anemone Dopo gli arresti del 10 febbraio scorso, Sant'Andrea viene chiamato in causa per un giro di fatture false che coinvolgono anche due suoi colleghi della struttura di missione. Uno è il capo, Mauro Della Giovampaola, 44 anni, ingegnere già in società con la moglie di Diego Anemone. L'altra è Caterina Pofi, architetto che prima di essere arruolata alla presidenza del Consiglio ha lavorato con Della Giovampaola nello studio Medea del gruppo Anemone. Diego Anemone, amico di Balducci e Bertolaso, ha insomma infiltrato tre suoi professionisti nell'ufficio chiave di Palazzo Chigi che avrebbe dovuto controllare le spese e la buona esecuzione dei lavori. Tra i quali la bonifica del mare.

 

Il parrucchiere in cantiere In mezzo ai tanti aneddoti della cricca, nei mesi scorsi fa sorridere il fatto che tra i tecnici della struttura di missione inviati da Palazzo Chigi ci sia il proprietario del Modu's Atelier di Roma, via Isonzo 42: è una società in accomandita semplice specializzata in "servizi nei saloni di barbiere e parrucchiere". Il socio accomandante dell'atelier, Riccardo Micciché, 36 anni, di Agrigento, è il direttore dei lavori di 6 degli 11 lotti in cui è suddiviso il colossale intervento da 377 milioni di euro. Compresi i due lotti di bonifiche a terra. Dei cinque lotti rimanenti, Micciché è il direttore lavori operativo, ovvero colui che in cantiere rappresenta la direzione lavori. Tra questi ultimi cinque lotti, c'è la costruzione delle banchine di Porto Arsenale: contratto da 41 milioni 610 mila euro affidato all'Impresa Pietro Cidonio spa di Roma in associazione con la Grandi lavori Fincosit spa e la Tepor spa.

 

E' l'appalto che prevede la bonifica dei fondali dei due bacini di Porto Arsenale prelevando i soldi da un ulteriore finanziamento di 31 milioni. Per un totale stratosferico di 72 milioni. Secondo un ricorso al Tar del Lazio presentato nel 2009 da due imprenditori sardi e respinto mesi fa, il supporto dell'associazione tra imprese Cidonio, Fincosit e Tepor sarebbe determinante per l'assegnazione dell'appalto di gestione del porto alla Mita Resort della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "Sembra evidente", è scritto nel ricorso degli imprenditori Marco Muntoni e Gianfranco Molinas, "che avrebbe potuto partecipare alla gara solo chi avesse un qualche collegamento (anche il più innocente o comunque non malizioso) con le imprese che da circa un anno lavorano nell'ambito dell'ex Arsenale e conoscono dunque i progetti, i vincoli di varia natura, le prescrizioni delle conferenze di servizi. Tutti gli altri non hanno avuto il tempo e le informazioni sufficienti per poter preparare una seria offerta". Tra i collaudatori del nuovo Porto Arsenale un grande amico di Balducci: il magistrato delle acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta, oltre a Valeria Olivieri, funzionaria del ministero delle Infrastrutture e Giuseppe Ferro, professore del Politecnico di Torino. 

 

L'esperto che non c'è Certo, con un grande esperto in bonifiche al loro fianco come Francesco Piermarini, perfino un parrucchiere e un maestro di sci non sbaglierebbero intervento. Ma quale concorso ha certificato che il cognato più famoso d'Italia sia un esperto del settore? Così sostiene Bertolaso, commissario delegato e controllore dei lavori da 377 milioni sull'isola della Maddalena. 

 

Quella sera a "Porta a porta" il capo della Protezione civile, però, è probabilmente disinformato: dimostra di non conoscere il curriculum del fratello di sua moglie, diventato suo stretto collaboratore per i progetti del G8 in Sardegna. Oppure Bertolaso mente di brutto davanti agli italiani. Perché, scopre ora "L'espresso", nelle tabelle di incarico della struttura di missione alla Maddalena, accanto al nome Piermarini compare la sigla: "Supp. F. Amm.". Cioè: supporto funzione amministrativa. Ruolo in linea con la laurea in economia e l'esperienza in attività commerciali, immobiliari e finanziarie nel passato di Piermarini.

 

Il cognato di Bertolaso insomma è alla Maddalena per curare i rapporti amministrativi tra la struttura di Palazzo Chigi e le imprese. Ricopre l'incarico di "supporto amministrativo" in 7 degli 11 lotti in cui sono suddivisi gli appalti. E di "referente della struttura di missione" in altri quattro lotti: le due bonifiche a terra, la bonifica in mare con la costruzione del porto e la realizzazione della rete idrica e fognaria. È soltanto il punto di riferimento di Palazzo Chigi per le imprese che hanno vinto quei lotti. Il cognato non ha nessun incarico tecnico nelle bonifiche. Come ci si aspetterebbe da un grande esperto. 

 

La situazione invece richiederebbe molta esperienza da parte dei funzionari inviati da Palazzo Chigi. Dai fondali salgono fanghi nerissimi, impregnati di idrocarburi. Dopo un'estate di scavi e preoccupazioni, la struttura di missione chiede il supporto del ministero dell'Ambiente. E domenica 21 settembre 2008 all'Arsenale arriva Luciano De Propris, inviato dal direttore generale del ministero, Gianfranco Mascazzini.

 

Di lui parla Bertolaso in tv: mio cognato "ha lavorato con il guru delle bonifiche ambientali, che è Gianfranco Mascazzini. E per questa ragione è stato impiegato". In quei giorni è in corso una campagna di prelievi sui fondali da parte dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. I risultati vengono inviati due mesi dopo, il 28 novembre, alla presidenza del Consiglio e al direttore Qualità della vita del ministero dell'Ambiente, sempre Mascazzini, dal commissario dell'Ispra. Vincenzo Grimaldi.

 

A differenza delle apparenze in acqua, sono dati che tranquillizzano. Il rischio di dover fermare i cantieri per l'alto inquinamento è scongiurato. La slot-machine per imprese e professionisti può continuare a girare. Secondo fonti al ministero dell'Ambiente, lo studio sui carotaggi dell'Ispra arriva ben due volte in bozza alla Maddalena prima della versione ufficiale: "Alla fine", è scritto nel rapporto, "sono state campionate 19 carote di 2 metri e 18 campioni superficiali".

 

Non è molto per una bonifica. Nel bacino esterno davanti alla Main conference vengono fatti soltanto tre prelievi. I valori di riferimento sono stabiliti a tavolino: per "l'assoluta assenza di effetti eco tossicologici acuti e cronici". Nel loro picco massimo gli idrocarburi si fermano a 2.980 milligrammi per chilo di sedimento. Il giudizio è: "Non tossico". E così per gli altri derivati cancerogeni del petrolio e gli inquinanti come cadmio, cromo, mercurio e piombo.

 

Un anno dopo cambiano le persone. Nel novembre 2009 viene fatta una campagna di controllo prima della consegna della struttura a Mita Resort. Ma solo nel bacino interno. Perché i tre prelievi di un anno prima davanti alla Main conference sono bastati a promuovere il bacino esterno. 

 

Nonostante i fanghi neri che ora inquinano l'acqua a ogni passaggio degli yacht. Questa volta però i carotaggi sono 31. E il 23 aprile di quest'anno l'Ispra avverte che la bonifica è fallita. Gli idrocarburi salgono a 6.380 milligrammi/chilo. Viene impedita la navigazione. L'Arsenale diventa il primo porto al mondo vietato a barche e navi. E Guido Bertolaso ottiene l'aiuto del ministero di Stefania Prestigiacomo: ancora una volta, saranno i cittadini italiani a pagare per lui.

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