In geografia la pianura del Po è una realtà. Il bluff di Bossi è di aver fatto credere che il suo partito la può separare dal resto d'Italia in qualsiasi momento. Ma il risultato sarebbe solo un'insensata guerra civile

La Padania non c'è, dice il presidente Napolitano, e i nazionalisti applaudono. Finalmente qualcuno gliel'ha cantata nuda e chiara a quel Bossi. Ma che vuol dire la Padania non c'è? E allora cos'è quella pianura che Napoleone cercò per la sua carica agli austriaci là dove cominciava, a Marengo? Se una cosa è chiara in Italia, fra tante confusioni geografiche e linguistiche, una è proprio la pianura del Po detta Padania, che va dal Piemonte all'Adriatico percorsa dal fiume più lungo del paese.
La più ricca d'Italia e d'Europa, per la meraviglia dei re di Francia e degli imperatori del sacro romano impero che cercarono di impadronirsene. La Padania non c'è? C'è eccome, solo che non appartiene, come crede Bossi, alla Lega nord, e se si facessero elezioni per la Padania i voti per la Lega sarebbero del 15, al massimo del 20 per cento, chiaramente minoritari rispetto a quelli dei pro Italia.

Il bluff sin qui riuscito a Bossi è di avere quasi convinto l'opinione pubblica che la Lega potrebbe in ogni momento separare la Padania dall'Italia, mentre potrebbe soltanto cacciarla in una guerra civile priva di senso e impari, perché le forze dello Stato sarebbero preponderanti. Bossi sin dall'inizio della sua carriera, sin da quando girava l'Italia a predicare il separatismo, ha sempre giocato sul bluff, ha sempre confidato nel fatto che agitando la sua minaccia sarebbe stato tollerato e ricompensato. La politica di Bossi è stata un'oscillazione continua fra separatismo impossibile, ma preoccupante per i suoi effetti disgreganti, e l'uso del suo seguito elettorale per avere soldi e potere locale. Era una politica della paura e dell'incertezza che aveva la sua presa sulla pubblica opinione. Anche io le cento volte dopo averlo intervistato e ascoltato mi sono chiesto: ma questo demagogo su quale seguito può contare? E facendo il conto ragionevole degli italiani a cui la costituzione di uno staterello nel Nord sarebbe sembrata una iattura o una stramberia mi sarei dovuto tranquillizzare, e invece ne traevo altre ragioni di preoccupazione perché la propensione alla stramberia degli italiani non poteva essere ignorata. Che cosa era stato "L'uomo qualunque" di Guglielmo Giannini se non una stramberia di un giornalista mitomane, di un Napoleone da fiera? Eppure fu seguita da centinaia di migliaia di persone, il suo giornale era arrivato a tirature altissime.

Bossi fonda i suoi ricatti sull'ingovernabilità politica degli italiani, sulla loro ignoranza di fondo della politica e dell'economia. Il programma economico della Padania bossiana non esiste, esiste l'industria del Nord, una delle più forti d'Europa, e lui pensa: io me la prendo e il problema è risolto. La descrizione che mi faceva anni fa della sua lotta politica con Craxi era semplicemente demenziale. Un racconto nibelungico fra il mostro Craxi arrivato dall'Albania e l'eroe di Giussano, coraggioso e forte che non tremava di fronte al mostro, lo aspettava in un lago padano e lo uccideva con la sua spada magica. Quel giorno per la prima volta Bossi riceveva la stampa che conta, era molto eccitato, forse voleva strafare.

L'uomo è fatto così. Lo stupefacente è che venga scambiato dai suoi concittadini, ma anche dai forestieri, come una testa fine politica, come un capo politico autentico a cui, se non tutto, molto deve essere permesso: un gesto osceno e insulti agli avversari.

Un personaggio preoccupante: lui, la sua famiglia, la sua corte che non conosce regole e rispetto, dove si può passare dal cavillo politico al gesto laido dell'indice alzato, dai costumi regionali agli abiti ministeriali, una compagnia di teatro come quella dei Legnanesi, divertenti ma plebei. Un'inserzione bizzarra nella normalità della politica italiana, che ricorda un po' la maleducazione dello squadrismo fascista.