Molti 20-40enni ma anche gente di ogni età. E di varie estrazioni politiche. Tante donne. Ecco il "popolo di Saviano" che fa la fila per vederlo in libreria. Tra emozioni e partecipazione

Ti aspetti il "popolo viola", grillini, ex-rifondatori allo sbando, depressi rossi, giustizialisti col canino affilato, furiosi anti-Cav. Invece è tutto un altro popolo, quello di Roberto Saviano, e solo in minima parte a quelli si sovrappone. Lo aspetta per tre ore in coda davanti alle librerie Feltrinelli di Milano, Pavia, Bologna, Genova, poi Bari, Roma e Firenze. Composto, disciplinato, non uno spintone quando alle 19 sbarrano l'accesso e arrivano gli artificieri coi cani, e la sicurezza ridisegna a transenne flussi e percorsi: perché non puoi venire lì a sognare un'Italia civile e gentile e poi metterti a far l'arrogante in coda. Quattrocento almeno (siamo a Genova) resteranno fuori al freddo a guardarlo parlare da uno schermo, gli ultimi se ne andranno alle due e mezza di notte, cioè come una giornata di lavoro più tardi, in mano la loro copia dedicata e firmata di "Vieni via con me".

Età: tutte e ben distribuite, ovvio che il picco sia fra i 20 e i 40. Sesso: per tre quarti donne (come da sempre i lettori in Italia già a fine Ottocento, nota Paolo Soraci, coordinatore eventi Feltrinelli), ma donne nove su dieci tra gli ultimi cento in coda per la firma. Orientamento politico: ecco, è il primo dato che spiazza. "Neanche ci informavamo, ma con tutto quello che succede! No, Ruby è fumo negli occhi, ci sono cose ben più importanti degli scandali sessuali" (Alessia e Monica, di Avellino, studentesse di giornalismo). "Oddio, Grillo no! Il popolo viola? Sono andata alla prima manifestazione, 2 anni fa, poi me lo sono perso". (Grazia Picardi, insegnante di Diritto alle superiori, nata a Marcianise terra di camorra).

Non sono antipolitici, che è roba da comici esagitati. Piuttosto impolitici, alla maniera di Thomas Mann. Come lo si è a 16 anni, protestando in piazza contro la Gelmini (Francesco, Andrea, Enrico e Ioannis del liceo Doria) o a 33 anni, come Iliana Moreschi, farmacista, che in vita sua l'unico quasi-sciopero l'ha fatto un giorno seguendo lo stesso le lezioni ma in piedi per protesta. "Gli voglio bene, a Saviano, perché non è in vendita: tutti lo vorrebbero comprare, ma dai partiti è meglio stare alla larga" (Silvana Scotto, impiegata). "I due schieramenti sono le facce opposte della stessa medaglia" (suo marito Marco, 52 anni, operaio). "Invalido la scheda elettorale: ora forse s'intravede un po' di speranza con Vendola, ma chissà se è all'altezza, e se la coalizione lo schiererà come leader" (Davide, loro figlio diciannovenne, che Saviano funziona come ponte fra generazioni). "Della politica la mia generazione ha visto solo Berlusconi, Prodi è stato una meteora. Certo, si sa dove votare, ma è difficile riconoscersi" (Davide Bertieri, 24 anni, studia Ingegneria meccanica).

Dunque perché sono qui? In cerca di un leader? Macché. Tranne una (Anna Bochicchio, mamma di mestiere e ora agente immobiliare, anche lei insieme alle due figlie, che lo sogna candidato in tandem con Vendola), quasi tutti arricciano il naso: "Meglio non lo faccia, lui è già un trascinatore" (Andrea Cavallo, 58 anni, impiegato). "Non scenderà in politica. Entrerebbe nel sistema, scadrebbe a molti che lo seguono. Il suo compito è studiare e denunciare" (Antonella Riccio, 28 anni, prossimo esame per entrare in magistratura, mai stata a una manifestazione, disinteressata all'antiberlusconismo). Antonella e il suo fidanzato Gianfranco De Martino, metalmeccanico 35enne, patiti degli U2 di cui non han perso un concerto in due anni, Saviano l'hanno scoperto la volta che Bono gli dedicò "Sunday bloody sunday", e cercato alla Feltrinelli di Pavia per portargli la registrazione del concerto: "Non smettere mai di raccontare la verità, gli ho detto, e sono scoppiata a piangere"; e Gianfranco: "Non avevo parole, davanti a quegli occhi un po' spaventati, quasi diffidenti, non di paura, forse di malinconia". Divismo, parrebbe, con i suoi meccanismi topici: "Ma divi non sono né Saviano né Bono. Sono coscienze sveglie, persone reali in un mondo sempre più di astrazioni e depistaggi mentali, narconotizie come Ruby o Avetrana".

D'altra parte, cos'è mai un leader di partito in confronto a ciò che per il suo popolo già Saviano rappresenta? "È una guida. Ha aperto le menti. Lo seguo" (Marta Fiorellino, 19 anni, primo di Lettere, che quando compila la lista delle dieci cose per cui vale la pena vivere, come Saviano ha chiesto a tutti, al punto 10 mette proprio lui, Roberto Saviano, accanto ai Beatles, García Márquez, la persona che ama accanto nella notte, ascoltare Pavarotti leggendo Dante, i tre gol del Milito genoano alla Samp). "È un esempio: ci insegna che se l'ha fatto lui possiamo farlo anche noi" (Claudia Amerio, impiegata). "È un moderno poeta-vate. La cultura è sexy, lui è riuscito a farla diventare anche commerciale. Meraviglioso" (Giada Crino, secondo anno di Psicologia, più per gioco della provocazione che per dannunzianesimo di ritorno; ma lei sì se lo prenderebbe come fidanzato, altre nicchiano una per la pelata, l'altra per la vita d'inferno che fa, la terza addirittura perché è troppo vecchio, vatti a fidare delle ventenni).

Se non è sex appeal, è il fascino del narratore. Sono le emozioni che muove. Le speranze che accende. Il coraggio che manifesta. E il prezzo che paga. Non è vittimismo, ma è un fatto che Saviano scatena l'istinto di protezione. Persino le adolescenti tendono ad adottarlo: "Siamo tanti, non lo lasceremo solo, la mafia non riuscirà a farlo fuori, e neppure la macchina del fango" (Manuela Prigelli, 22 anni, Lettere). "Si sente molto solo e dobbiamo proteggerlo" (Gabriella Zamponi, impiegata).

La televisione aiuta. "No, i suoi libri ancora non li ho letti, ma l'ho visto in tv. Quanto basta per capire che lui sta ridestando le coscienze" (Davide, 40 anni, cuoco). "È cominciato il risveglio di questo popolo di dormiglioni pigri e viziati" (Monica Guerrasio, studentessa). "Anche in tv è semplice e diretto. Rischia di venir macinato dal circuito mediatico? Magari è una mia illusione, ma credo riesca a dominare il mezzo, a non esserne dominato" (Silvia Macciò, 18 anni, ultimo anno di superiori).

"Ciascuno cresce solo se è sognato": il verso di Danilo Dolci è l'ultima goccia che Saviano instilla nel suo pubblico delle librerie, prima delle firme. "Vuol dire che tu devi appartenere al sogno di un altro", spiega come ultima battuta. Lui e il suo pubblico sanno benissimo che cosa significa.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il pugno di Francesco - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso