Velo sulla testa, Corano in una mano e megafono nell'altra. Alla manifestazione di sabato a Roma ci saranno anche loro, le "gheddafine". Le hostess istruite (e in parte convertite all'Islam) da Muammar Gheddafi durante la sua ultima visita romana. Al loro fianco anche ragazze e ragazzi libici. Tutti in piazza Santi Apostoli per protestare contro i bombardamenti sulla Libia autorizzati dall'Onu. O il "finto intervento umanitario che nasconde interessi economici" per dirla con Alessandro Londero, amministratore delegato di HostessWeb, l'agenzia che a agosto 2010 ha selezionato l'esercito di ragazze che – per 80 euro – ha assistito alla lezione di Corano del Raìs.
È lui uno degli organizzatori, ma guai a etichettarla come "la manifestazione delle gheddafine". "Sì, verrà qualche ragazza che ha incontrato Gheddafi l'anno scorso – concede Londero – ma non dovete strumentalizzare un'iniziativa che coinvolge anche tanti ragazzi libici. In tutto saremo almeno 500".
In piazza, ma con quali argomenti? "Non tifiamo né per Gheddafi né per i ribelli. Solo per il popolo libico. Chiediamo un cessate il fuoco immediato, anche perché l'Italia ha solo da perdere in questa guerra. Guadagneremo solo ondate di profughi. Mentre francesi e americani negozieranno contratti petroliferi vantaggiosissimi".
Ma ovviamente la manifestazione è più schierata verso il Colonnello che verso i ribelli. Che secondo Zead, 28 anni, nato e vissuto a Tripoli, adesso a Roma "sono solo traditori. Hanno invocato l'arrivo degli americani perché bombardassero la loro terra, espongono le bandiere francesi. Come altro dovrei chiamarli?".
"Perché sui barconi che arrivano a Lampedusa non c'è neanche un libico?" continua a chiedersi Zead, che si risponde: "Perché il nostro è un paese ricco, stiamo bene e non ci serve la democrazia: ce l'abbiamo già. Municipio per municipio, ci riuniamo e facciamo le nostre richieste al governo". Il riferimento è alla riforma dei "Congressi provinciali del popolo" promossa da Gheddafi pochi mesi fa e citata a metà gennaio anche dal ministro degli esteri Frattini per accreditare il raìs come esempio per tutti gli altri paesi arabi. Poche settimane prima che il Colonnello apostrofasse come "ratti e drogati" i suoi oppositori.
Zead è molto arrabbiato. Soprattutto con i media occidentali: "I raid della coalizione stanno colpendo tantissimi civili. Io stesso ricevo telefonate da amici e parenti, mi raccontano scene che le vostre televisioni non mostrano. Basta guardare la televisione libica: telefonano persone in diretta per chiedere a Gheddafi di venire a liberarle dalle violenze di quei traditori".
Anche Amina è di Tripoli e anche lei sarà in piazza a Roma. La sua tesi è la stessa: in Libia si sta bene ("nessuno di noi vende calzini per strada in Italia"), quella che si è scatenata è una guerra per il petrolio. Ma racconta anche come i bombardamenti abbiano compattato l'opinione pubblica libica: "Almeno l'80 per cento dei libici è contrario ai raid della coalizione. Tra questi, molti vorrebbero che Gheddafi se ne andasse. Ma dobbiamo essere noi a prendere questa decisione, non voi. Non confondete la primavera araba con la guerra civile che c'è nel mio paese, piuttosto chiedetevi perché i ribelli erano armati fin dal primo giorno".
Argomenti che sabato rischiano di passare in secondo piano davanti alla parata di hostess fedeli a Gheddafi. Tanto che Londero si augura che ne vengano il meno possibile, ammettendo che le celebrazioni da impero romano che accompagnavano gli incontri tra Berlusconi e il Colonnello "erano un po' troppo coloriti. Una cosa poco seria. Ma per noi quelle erano occasioni di lavoro".
Il numero uno di HostessWeb è sicuro di una cosa: "Il nostro programma di integrazione culturale prevedeva delegazioni di giovani italiani in Libia e viceversa, era un progetto molto più serio del patto di amicizia che Berlusconi ha stretto con Gheddafi. Il presidente del consiglio l'ha infranto alla prima occasione".