Dalle zie in convento evocate a più riprese alle tonache sexy della coppia Minetti-Faggioli nei racconti del bunga bunga. Insultate, nelle storie di Sacconi e agguerrite  nella vita reale, è il revival delle religiose

A quanto pare, piovono suore. Almeno in questo rientro di fine estate. Prendiamo l'ennesima testimonianza del solito spettacolino ad usum premier dell'ennesima pentita di Arcore, questa volta la marocchina Imane Fadil. Nel racconto, la multiforme consigliere regionale Nicole Minetti in duetto con Barbara Faggioli si sarebbe esibita in una dance con tunica scura da suora, copricapo e velo con croce rossa: interessante miscuglio di religiosa e crocerossina, quest'ultima, encomiabile figura, famosa durante le parate del 2 giugno per riuscire a risvegliare dal torpore il presidente del Consiglio quando passa il suddetto corpo militare. È doveroso aggiungere che sono seguite smentite e terribili minacce legali da parte di Minetti e Faggioli, molto offese nella loro integerrima reputazione.

Più o meno negli stessi giorni, alla festa di Atreju, deciso ad attaccare la Cgil, il ministro Maurizio Sacconi, a fianco di un Raffaele Bonanni trasformato in statua di sale, si lancia, lui, uomo pio, devotissimo e noto per voler raccogliere la benevolenza elettorale del Veneto cattolico, in una barzelletta su di giri, genere école berlusconienne, su suore violentate da briganti. Stessa settimana, a Treviso la sottana svolazzante di una religiosa varca la porta di un'organizzazione sindacale. Va a salutare una parente, a portare un conforto spirituale a qualche lavoratore? No, la suora chiede di essere tutelata dopo essere stata licenziata da una scuola cattolica paritaria. Naturalmente il sindacato scelto dalla suora è Cgil, in barba al ministro Sacconi e quando il diavolo ci mette la coda.

Bene, si fa per dire. Il fattore S nel senso di suora non nell'esercizio delle sue funzioni, s'intende, ma come medium nel manierismo berlusconiano ha un ruolo aleggiante, non di primo piano, ma molto utile nello sfondo e nella descrizione di Silvio agnellino. Dal conte zio del romanzo manzoniano si è passati alle zie suore del Cavaliere, che appena in campo, ne contava ben cinque, affidando alla parentela la certificazione dell'appartenenza a un ceppo degno, la garanzia di un rapporto privilegiato con i poteri forti celesti. "In cielo sono ben protetto, ho cinque suore zie che pregano per me", faceva lo spiritoso. La preferita, almeno così diceva allora, era suor Silvania, al secolo Bice Berlusconi, ora scomparsa, sorella del padre Luigi, sua consulente nei momenti difficili: "Stai attento Silvio a dedicarti alla politica", lo aveva avvertito la saggia zia che non si può dire avesse torto.

Con il passare degli anni, il censimento delle zie suore è diventato un'opinione. Aumenta e diminuisce a seconda. Nell'ottobre 2010, l'adorabile frase del sottosegretario Carlo Giovanardi, profondo conoscitore della contabilità familiare di Silvio, e ansioso di sottolineare la dirittura morale del Capo ("È uno che è stato dai salesiani e ha una zia suora"), rivela una triste moria di zie suore. Che strano, però. Due mesi dopo, nel Natale a "bunga bunga hills", come viene chiamata Arcore nel Web, una religiosa deve essere risuscitata perché le zie suore risultano improvvisamente due. Una comparsa arrivata dritta dritta dal cast di "Forum" o di "Amici"? Non si sa. Non importa. E non sta bene mettersi a contare le zie suore.

Anche perché nel frattempo il Cavaliere può vantarsi di ben altro, addirittura di aver in qualche modo "covato" una vocazione. Sì, perché la prima moglie dell'intimo Adriano Galliani, vice presidente del Milan, la bella Daniela Rosati, da ex buddista è diventata da poco suora oblata di santa Brigida. Va bene, trattasi di suora laica e senza voti, ma sempre suora è. Tanto per non dire sempre che l'entourage del premier faccia solo smarrire la via.

Oddio, non così tante, ma anche nella prima Repubblica aleggiava la loro presenza. Tonino Tatò, per quindici capo ufficio stampa d Enrico Berlinguer, veniva chiamato dai giornalisti Suor Pascalina, dal nome della potente custode dell'organizzazione della vita di papa Pio XII. Gli anni di piombo avevano avuto la loro suor Teresilla, postina di brigatisti dissociati, amica dei carcerati e di Francesco Cossiga, centrale nel delitto Moro.

Ogni estate ricicciavano le Orsoline, le suore del convento di Cortina D'Ampezzo buen retiro, anche economico per l'oculato Giulio Andreotti con famiglia. Ma la star fra tutte, è suor Tekla, che ha scavallato governi e Repubbliche, badessa generale dalle relazioni molto importanti, alla guida dell'ordine delle Brigidine, santa donna irpina detta la generalessa, accolta al tempo all'Avana da Fidel, molto amica del cardinal Crescenzio Sepe e del leader Udc Pier Ferdinando Casini frequente ospite al suo desco alla Casa di Santa Brigida a piazza Farnese a Roma, anche piccolo locanda di charme. Pare che la cucina, almeno quella destinata agli amici della badessa, sia, secondo gli epicurei, da leccarsi i baffi, secondo i fedeli, paradisiaca.

Una suora potente, tipologia classica, suor Tekla. Ma l'evoluzione corre. E le posizioni, l'identità e il pensiero delle religiose a volte diventano pubblici e non importa se sono dissonanti dai loro poteri centrali. Sul palco della manifestazione delle donne "Se non ora quando" è salita suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, diventata in un baleno personaggio del giorno e icona internettiana. Anche grazie a lei, le armi pronte a lanciare l'anatema del comunismo si sono spuntate.

A Torino c'è "sorella banca", suor Giuliana Galli, un master a Miami, nominata a maggio vicepresidente della Compagnia di San Paolo, prima azionista di Intesa-San Paolo, una che snocciola Albert Camus e disserta di "paletti della finanza internazionale". E proprio in questi giorni, suor Rita Giaretta ha bollato Sacconi, l'eretico della barzelletta, osando l'inosabile finora, l'endorsement perfino: "Certi politici non votiamoli più", ha detto intervistata. Vista la metamorfosi del genere, in Vaticano per la cura dei suoi appartamenti, papa Ratzinger ha optato per quattro suore laiche, le cielline Carmela, Loredana, Emanuela e Cristina. Già: come New York e Parigi, anche le suore, e ci dispiace per Sacconi, per Berlusconi, e per le olgettine, non sono più quelle di una volta.

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