Per fortuna non è andata sempre così male. Anzi. L'Italia ha dimostrato di avere un sistema capace di accogliere e integrare. È successo in Val Camonica, dopo una partenza difficile. Nell'estate dell'emergenza centinaia di persone erano ospitate in alberghi d'alta quota, in luoghi così isolati che nemmeno la Croce rossa riusciva a raggiungere. I rifugiati non potevano far nulla: sono rimasti tagliati fuori da tutto per mesi. Una situazione che a settembre era diventata esplosiva: «Quando siamo intervenuti stavano preparando delle barricate, per arrivare allo scontro con la polizia», racconta Carlo Cominelli, presidente della cooperativa K-Pax di Breno: «Siamo riusciti a riportare la situazione alla normalità per un soffio».
Cominelli e colleghi hanno coinvolto i sindaci, che fino a quel momento erano rimasti totalmente esclusi. Grazie a loro oggi 355 rifugiati vivono in piccoli appartamenti e sono sostenuti da una rete di servizi. Si chiama accoglienza diffusa, e viene presentato come l'unico modello che funziona. L'esempio arriva dallo Sprar, burocratico acronimo del "Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati", un sistema pubblico istituito nel 2002 dal Viminale e dall'Anci, l'associazione nazionale dei comuni italiani. Da Trento a Cagliari sono 128 gli enti locali che si fanno carico di 7.598 persone. Poche, se si considera che alla fine del 2010, ben prima dell'emergenza nata dopo le rivoluzioni nel Maghreb, i rifugiati presenti in Italia erano già 56 mila.
Ma nonostante i numeri limitati lo Sprar rimane un faro per tutti: si organizzano corsi di italiano, si dà assistenza legale e professionale per trovare un lavoro, e soprattutto viene spiegato come districarsi nella burocrazia italiana, dalla scelta del medico alle graduatorie per le case pubbliche. Anche durante l'esodo dal Nord Africa della primavera 2011 i centri Sprar hanno aperto le porte. E sono nate storie come quella degli afghani Amir e Ahmed, rispettivamente 18 e 23 anni. Insieme a quattro connazionali hanno aperto un birrificio artigianale a Cittareale, in provincia di Rieti. Ormai è un'eccellenza di paese.