Nelle zone a rischio le aule devono essere disponibili tutto il giorno per favorire cultura e socialità

Qualche giorno fa Save the children ha presentato l'Atlante dei minori a rischio in Italia. È un documento incredibilmente ricco di informazioni che danno la cifra di quanto questa crisi stia colpendo prima di tutto chi non ha gli strumenti per poterla affrontare. Avere gli strumenti non significa solo avere mezzi materiali, ma soprattutto mezzi psicologici. Vuol dire avere un'istruzione, essere un individuo adulto e strutturato che nelle difficoltà sa, per esperienza, che ci si può rialzare. L'Atlante dei minori a rischio ci dice che sono moltissimi gli adolescenti che lasciano la scuola perché totalmente demotivati sulle opportunità che può offrire. Quindi il tasso di dispersione scolastica è in crescita anche in quegli ambiti sociali in cui non ci sono problemi strutturali o in quei contesti familiari dove non ci sono carenze affettive. Molti giovani, profondamente demotivati, finiti gli studi non cercano nemmeno più un lavoro.

E poi ci sono i minori che vivono in comuni sciolti per mafia. Sono circa 700 mila, la maggior parte al Sud. Il dato più sconvolgente è questo: tre quarti della popolazione complessiva del Mezzogiorno vive in comuni con indicatori manifesti di alta densità criminale. Il numero di minori che nasce e cresce in territori a rischio è altissimo.

ALEXANDRE DUMAS arrivò a Napoli per seguire l'utopia garibaldina e si trovò a raccontare la camorra ai francesi. E da scrittore, non da storico o da analista, comprese esattamente cosa stava osservando: un potere presente e vicino che a differenza di governi, reami, democrazie o repubbliche non si può sconfiggere e non si può contrastare. Perché è dentro te, nella tua stessa casa. La criminalità organizzata ha contribuito alla costruzione di una borghesia, di un potere che ha la capacità economica di condizionare la politica e che non permette alcun tipo di cambiamento della società. Ecco cosa Dumas ha raccontato ai francesi pur amando Napoli alla follia, ed ecco cosa abbiamo noi ancora davanti agli occhi. Un Paese che detesta che si raccontino i suoi drammi. Che non percepisce denunce e racconti come atti d'amore, ma come ferite inferte da figli perduti che si rivoltano contro la loro stessa terra. Ma si sa, la denuncia per il denunciato è offesa, sempre.

CRESCERE IN TERRITORI ad alta densità criminale significa dover fare i conti fin da piccoli con un sistema economico, politico e sociale alterato. Con un mercato dalle regole distorte, senza nessuna concorrenza possibile. L'economia parallela fatta di spaccio, usura, estorsioni, pizzo sottrae risorse umane e finanziarie all'economia legale impedendone lo sviluppo. Ma questo è il meno in confronto al danno maggiore: credere che l'illegalità sia l'unica reale fonte possibile di reddito. Ecco perché oltre ai numerosissimi affiliati, c'è un esercito di non affiliati, spesso minorenni, che aspirano a esserlo. Secondo Save the children è in crescita il numero dei minori denunciati per reati associativi: associazione a delinquere, associazione di tipo mafioso e traffico di stupefacenti. Ma la categoria che preoccupa di più è quella costituita dai «ragazzi alone», minori che pur non appartenendo a famiglie mafiose, «sono lambiti dall'alone mafioso». Ragazzi che vivono «una sorta di affinità elettiva con le organizzazioni, che li rende pronti a mettersi al servizio e a compiacere famiglie mafiose».

Da dove cominciare? Necessariamente dalla scuola. Non solo manifestando, sfilando, facendo fiaccolate. Non basta. Le scuole nei territori a rischio devono essere aperte tutto il giorno, tutti i giorni. Devono essere l'alternativa vera alla strada. Nelle scuole aperte si devono fare attività che a molti sembreranno banali, ma che in determinati territori mancano totalmente: teatro, cineforum, lezioni di musica, sport. Nelle scuole aperte il pomeriggio non bisogna studiare, quello si fa di mattina. Ma trovare momenti di aggregazione, educare a stare insieme. Insegnare che il prossimo è fondamentale, è utile, è vitale e quindi va rispettato. Tutte le risorse economiche, ora, nelle zone a rischio criminalità vanno investite nella scuola, per i bambini, per gli adolescenti. In quella scuola diventata scenario di guerra, in quella scuola che le mafie considerano ormai cosa loro. Facciamo capire che lì non si entra, che quel terreno per loro è inaccessibile.

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