L'ex ministro pubblica ogni giorno i dati a confronto del governo Berlusconi con quello Monti, cercando di dimostrare che con il Cavaliere le cose andavano meglio. Peccato che usi un metodo sbagliato, che gli economisti definiscono semplicemente «da ignorante»

All'inizio l'ha chiamata "operazione verità". Il 20 gennaio di quest'anno, due mesi dopo la caduta del governo Berlusconi, sotto questo titolo l'ex ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, pubblicava sul suo blog e sulla sua pagina Facebook alcune righe per spiegare che con l'arrivo a Palazzo Chigi di Mario Monti lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi non era affatto migliorato: «Con il governo Monti l’effetto spread c’è stato? Sì, al rialzo. La media dello spread nei primi 60 giorni di Monti (quelli della luna di miele) è più alta di 80-100 punti rispetto alla media degli ultimi 60 giorni di Berlusconi».

Poi l'intuizione è diventata un tormentone. L'ha chiamata proprio così Brunetta: «operazione tormentone spread». L'economista, che nella sua carriera ha insegnato nelle università di Venezia e Tor Vergata, ha iniziato a pubblicare i grafici che mostrano il differenziale tra i titoli di stato tedeschi e quelli italiani. Lo spread, appunto. L'obiettivo dichiarato è dimostrare che «l’andamento dello spread italiano come quello di altri Paesi non dipende dal governo Monti o da quello Berlusconi, ma dalla debolezza della governance europea». Il messaggio sottinteso è che con Monti le cose vanno peggio rispetto a quando c'era Berlusconi.

Per argomentare la sua tesi l'ex ministro ha scelto questa tecnica: mettere a confronto la media dello spread nei giorni del governo Berlusconi con quella del governo Monti. L'ultimo post pubblicato dice ad esempio che al 96esimo giorno dall'inizio del governo Monti, la media dello spread è più alta di 90 punti rispetto alla media degli ultimi 96 giorni del governo Berlusconi. I dati sono corretti e l'interesse dei lettori altissimo. Centinaia i "mi piace" sotto i suoi grafici, anche se per la verità poi i commenti non sono proprio lusinghieri.

Dubbio tuttavia è il metodo utilizzato dall''ex ministro per il confronto sullo spread, indice della solidità delle finanze pubbliche italiane.

Spiega ad esempio Luciano Canova, economista al Cresa (centro ricerche epistemologia sperimentale) dell'Università San Raffele di Milano: «Da economista, sono desolato per l'ignoranza del concetto di trend e, soprattutto, di derivata prima, che fonda la teoria economica. Come si fa a diventare professori di economia se non si capisce il concetto di derivata prima? Non si sa se essere stupiti o desolati dalla pervicacia con cui il ministro Brunetta pubblica il suo tormentone». In altre parole Canova mette sotto accusa la scelta di Brunetta di concentrare l'attenzione sulla media del valore dello spread anziché sulla tendenza. Una differenza non da poco, come dimostra una semplice occhiata ai grafici. Se si guarda la tendenza invece della media, si nota come con Berlusconi lo spread sia gradualmente aumentato, mentre con Monti è successo il contrario.

Anche un altro economista ha qualche rilevazione da fare a Brunetta: ma non sul trend, bensì sul modo in cui sono paragonati i dati. Dice infatti Beppe Scienza, docente di Matematica Finanziaria all'Università di Torino: «Si dovrebbe sempre richiamare l'attenzione sull'ultimo dato disponibile: e questo, ora, è migliore rispetto alla fine del governo Berlusconi. Il vero confronto sarà comunque quello fra gli ultimi tre mesi del governo Berlusconi e gli ultimi tre mesi dell'esecutivo Monti, quelli che devono ancora venire». Insomma, è alla fine del mandato - quando la politica di un governo dà i suoi frutti maturi - che si devono fare i conti e i paragoni. E chissà se allora il professor Brunetta pubblicherà ancora il suo tormentone.

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