Il partito che ha al suo centro la libertà e lo sviluppo della Rete è nato in Svezia ed esploso in Germania. Adesso si sta diffondendo dappertutto, dal Nordafrica all'America Latina. E, sì, anche in Italia

Mentre in Italia il Partito Pirata è occupato in tribunale a fermare le liste civetta che tentano di copiarne il nome, i loro compagni europei volano nei sondaggi.

In Germania i pirati sono dati al 13 per cento di gradimento, terzo partito a livello federale, nel land di Berlino hanno ottenuto l'8,9 per cento, a Innsbruck sono entrati nel consiglio comunale con il 3,8 per cento. In piena crescita, mentre iniziano a radicarsi in Marocco, El Salvador e decine di altri stati e si preparano a combattere il nuovo trattato internazionale contro la pirateria informatica, i bucanieri del web di tutto il mondo si sono ritrovati a Praga, dove gli europei hanno annunciato una decisione storica: correre con lo stesso simbolo e con lo stesso programma negli stati membri dell’Unione per le prossime elezioni dell'Europarlamento, per creare un unico eurogruppo. Una scelta coraggiosa, visto che neppure i socialisti si coordinano sui programmi nazionali prima di essere eletti.

Gli incontri dei pirati sono amati dai giovani, i membri dei direttivi internazionali hanno dai 22 ai 35 anni, una dei due europarlamentari, la svedese Amelia Andersdotter, è stata eletta ventiduenne, un'età che in Italia non le avrebbe permesso neppure di candidarsi. Dove si stanno affermando sono visti dalle altre sigle come i paladini dell'antipolitica, i Beppe Grillo locali. «Non siamo per l'antipolitica, ci chiamiamo 'partito' e ci teniamo a questa parola così come ci teniamo alla politica, ma vogliamo cambiarla». spiega Marco Confalonieri, uno degli italiani delegati al meeting in Repubblica Ceca.

Gli appuntamenti di questi amanti della tecnologia sono una distesa di felpe larghe e capelli lunghi, tutti col proprio iMac davanti. All'apparenza sembrano i classici secchioni sfigati, ma sono prontissimi a lasciare i computer per le aule del parlamento.

Il loro successo è la rivincita dei nerd: «La gente normale ci apprezza in quanto non professionisti della politica ma 'amatori', vuole un modo più trasparente, più aperto e più democratico di gestire la cosa pubblica» racconta all'Espresso Lola Voronina, fresca ventottenne russa, neo copresidente dell'Internazionale Pirata che raggruppa membri da 27 paesi e molti altri partiti osservatori. «Non pensiamo di avere idee perfette, ci confrontiamo tra di noi a livello regionale, nazionale o internazionale e poi riportiamo l'opinione che ha avuto la maggioranza».

Proprio questa democrazia partecipata che usa internet per esistere ha creato il boom tedesco. Il PP di Berlino utilizza liquidfeedback.org, una piattaforma online dove i membri discutono e propongono mozioni su ogni tema, da quelli per cui è nato il movimento, come la lotta al copyright o il rispetto dei diritti civili, a quelli nuovi con cui deve per forza confrontarsi, primo fra tutti la crisi economica. «In Germania gli eletti votano nelle assemblee legislativa ciò che la maggioranza ha deciso su Liquidfeedback, sono dei veri rappresentanti», spiega Confalonieri. E anche i due eurodeputati, confluiti nell'eurogruppo dei Verdi, si confrontano di continuo con la base.

Pure i pirati italiani stanno sbarcando su Lqfb, e la considerano la più grande differenza con Grillo «tra di noi nessuno è detentore del simbolo, lo è solo l'associazione che ci raggruppa, e non abbiamo nessuno che decide il programma. Anzi, potremmo cambiarlo di continuo se la maggioranza cambia idea», spiega Confalonieri.

Attualmente sono un centinaio gli iscritti, qualche migliaio i simpatizzanti sui social network. Solo l'iscrizione è un po' farraginosa per un partito 2.0. Bisogna farsi riconoscere fisicamente da un membro prima di entrare nel partito: un modo per evitare finti account che sballerebbero le votazioni ondine.

Prima di pensare alle euroelezioni, l’Internazionale è impegnata nella battaglia contro Acta, che a breve partirà a Bruxelles. Voluto da tutte le multinazionali dell'intrattenimento (da Warner a Google), discusso e approvato da molti grandi stati di tutto il mondo senza coinvolgere i parlamenti e in assoluto silenzio, il nuovo trattato si è fermato quando l'assemblea europea ha esatto di poterlo studiare alla luce del sole. «Propone di obbligare i provider a oscurare i siti che contengono violazioni del copyright o saranno anche loro responsabili, così come di dare informazioni sugli utenti agli editori senza passare dal giudice». Per i pirati è una norma liberticida e per protesta hanno spento per un giorno tutti i loro siti nel mondo. Ma sono pronti a ben altre manifestazioni: «Dobbiamo sensibilizzare la gente, la dottrina della chiusura indiscriminata dei siti e degli account, come è successo con Megaupload, non deve passare».