Si chiama Angela Bubba, è nata 23 anni fa vicino a Crotone e ha scritto un bellissimo romanzo verità sulla regione più disgraziata e corrotta del mondo occidentale. Da non perdere

Prendete i fatti di Rosarno, Calabria, gennaio 2010: centinaia di immigrati che, al colmo della disperazione per i livelli disumani di sfruttamento, mettono a ferro e fuoco un paese. Aggiungete a quel fatto di cronaca, raccontato come una ballata triste di Billie Holiday, un'altra manciata di storie, come quella di Federica Monteleone, una sedicenne ricoverata nel temibile ospedale di Vibo Valentia per un'appendicite e morta per cause assurde dopo un breve coma, il 26 gennaio 2007; oppure le vite incerte e disperate di un gruppo di studenti calabri a Roma, oggetto di neorazzismo e tentati a loro volta di comportarsi come un clan; o ancora, le vicende sostanzialmente mafiose di una fabbrica, la Seteco di Marcellinara, a due passi da Catanzaro, che pur essendo chiusa da un pezzo ha continuato a sprigionare fumi tossici e ad avvelenare la gente del luogo. Se prendete i fatti sopra accennati e li mescolate insieme, ne vien fuori il ritratto di un'area che pare ormai ambire al titolo di regione più disgraziata, corrotta e peggio amministrata del mondo occidentale.

Però il ritratto di questa terra sfigata non è il frutto di una bella indagine giornalistica. Chi si è preso la briga di ricostruire, comprendere e interrogare è una ragazza di 23 anni, nata a Mesoraca in provincia di Crotone, che nel 2009 ha pubblicato un romanzo aspro e difficile, intitolato "La casa" (Edizioni Elliot), di cui Paolo Giordano nel 2010, presentandolo al premio Strega, scriveva: "Parole antiche, incastrate in un angolo brutto e polveroso della Calabria, che Angela Bubba ha raccolto e catalogato come conchiglie rare". Ecco: Angela Bubba, questo il nome della ragazza, oggi si è cimentata in quel genere glorioso e un po' desueto che è il reportage letterario nel libro intitolato "Mali Nati" in libreria per Bompiani. A che cosa alluda questo titolo, che un po' fa pensare a Verga, lo spiega lei stessa: "L'idea è quella di una nascita negativa, cattiva. Mi pare che quello sia il segno che unifica la Calabria ma forse tutti i possibili Sud. Non vorrei apparire presuntuosa, ma ho fatto quello che fece Anna Maria Ortese già negli anni Cinquanta". L'allusione è al "Mare non bagna Napoli": e in effetti è vero, il libro che la giovane calabrese ha composto postula la stessa idea di raccontare la realtà con la realtà, riconoscendo al solo linguaggio della letteratura uno statuto di assoluta credibilità etica.

Ma se Ortese è la segreta ispiratrice di "Mali Nati", sono altri i numi tutelari a cui Bubba si rivolge in generale. In primis, Elsa Morante, a cui ha dedicato la tesi di laurea in Letteratura contemporanea a Roma. Poi Flannery O'Connor, Henry Miller, Cormac McCarthy e, sorprendentemente, Carlo Coccioli, un irregolare italiano, molto dimenticato. Sottolinea lei: "Amo la scrittura nella sua purezza e mi piacciono quegli autori un po' disperati, che scrivono visceralmente, aderendo alla loro materia con tutto il corpo".

È a questa nobiltà della letteratura che la Bubba crede fermamente: "Mi pare di essere nata nell'epoca sbagliata. Il mondo letterario e editoriale di oggi è ossessionato dal marketing. La tv è una specie di totem. E poi l'università e la scuola sono state abbandonate completamente: non c'è nessuno stimolo alla lettura". Le chiedo come sia arrivata a pubblicare, pur non concedendo nulla ai gusti più in voga. Risponde: "Nel 2008, inviai mei racconti al premio Calvino. Non lo vinsi. Però un editor, Massimiliano Governi, li lesse e mi contattò. Mi suggerì di riprenderne uno in particolare: secondo lui, poteva essere materia di romanzo. Così è nato il primo libro". Che fu selezionato allo Strega, non entrò in cinquina, ma non sfuggì a Elisabetta Sgarbi, direttore Bompiani. La quale sarà rimasta stupita quando Angela Bubba, invece di indulgere in una scelta facile, le ha sciorinato l'idea di questi "Mali Nati", testo ibrido, complesso, che racconta la realtà sociale e politica di una regione, la 'ndrangheta e la corruzione, e il dolore e il disincanto che ne derivano, con la lingua nobile e brutale di un epos per sempre sfigurato.