Capita, di tanto in tanto, nella scatola televisiva costipata di game show e reality, che un programma sfondi gli argini dei maxi ascolti grazie alla potenza della parola e della qualità.
È successo, ad esempio, nel novembre 2010, quando Fabio Fazio e Roberto Saviano hanno oltrepassato con 'Vieni via con me' il 30 per cento di share e i nove milioni di spettatori. Ed è quanto mai probabile che il successo si ripeta il 14, 15 e 16 maggio prossimi, allorché su La7 riappariranno fianco a fianco il conduttore di 'Che tempo che fa' e l’autore di 'Gomorra' in un nuovo spazio titolato "Quello che (non) ho".
Il punto, però, è che 'Vieni via con me' non può essere semplicemente letto come un episodio di buona tv baciata dallo share. Al contrario, in piena deriva berlusconiana, ha segnato una tappa chiave nella realtà catodica di questo Paese, dando voce all’Italia esasperata dall’arroganza delle mafie, al Sud come al Nord, dalle inadeguatezze della politica, e dalla difficoltà di dialogare su questioni come l’eutanasia o il rispetto della carta costituzionale.
Temi che ora tornano alla pubblica attenzione con l’uscita del dvd 'Roberto Saviano racconta Vieni via con me': una lunga e intensa intervista rilasciata in esclusiva dallo scrittore campano al nostro giornalista Gianluca Di Feo, e proposta (sul prossimo numero, venerdì, al costo di 9,90 euro) da 'l’Espresso' in un cofanetto che include il volume 'Vieni via con me', dov’è possibile ripercorrere tutti gli interventi di Saviano durante la trasmissione della terza rete Rai.
«È difficile», premette lo scrittore a Di Feo, «affrontare una vita in cui sei totalmente pubblico o pubblicamente nascosto». Ed è questo il filo narrativo attraverso cui Saviano sviscera per un’ora abbondante se stesso, partendo dall’esordio di 'Gomorra' («quando la magia letteraria ha oltrepassato la linea d’ombra») fino all’impatto con i grandi numeri della platea televisiva, ingombranti al punto da «impedirmi di entrare in un ristorante, perché i presenti si sentono comunque in dovere di abbracciarmi o magari sbuffarmi contro».
È un continuo rimando, il Saviano di questo dvd, tra la sfera privata (in cui rimpiange «la possibilità di vivere a contatto diretto con le cose») e le riflessioni pubbliche: sul profondo significato del pattume napoletano, in primo luogo, simbolo pratico e filosofico dello «scoramento» partenopeo; ma anche sulle strategie della malavita al Sud, e sul suo sforzo di svicolare dai media nazionali.
Un avvilente affresco italiano che, non per niente, è tracimato un anno e mezzo fa nel caso di 'Vieni via con me': programma che - come testimonia Saviano stesso - i vertici di viale Mazzini avrebbero voluto contenere nel limite della nicchia, dell’offerta innocua per i soliti pochi ma buoni, e invece è esploso con ascolti record: «Abbiamo avuto l’editore contro», sottolinea l’autore di 'Gomorra' nel dvd de 'l’Espresso'. Senza tacere, in parallelo, come lo scontro attorno a "Vieni via con me" sia stata «una delle esperienze più difficili da vivere»: a tal punto dolorosa, da spingere Fazio e Saviano a trasferire il loro format sotto il tetto de La7.
«Vorrei scendere dal pulpito, anzi dallo sgabello», commenta non a caso Saviano spinto da fame di libertà e leggerezza. Ma alla vigilia di 'Quello che (non) ho', ribadisce anche qual è l’essenza della sua formula comunicativa: «Fare scorrere nello stesso letto il fiume della narrativa e quello della cronaca». Un’impresa non da tutti.