In Egitto i Fratelli musulmani imperversano. Ma l'esercito continua a comandare. E il futuro del paese è nelle mani dei generali

image/jpg_2186900.jpg
Immaginate che Totò, accusato di «attentato alla religione cattolica» dalla Democrazia cristiana dell'epoca, fosse stato condannato al carcere: avrebbe fatto ridere tutta l'Italia. È quanto è appena accaduto al Cairo dove Adel Imam (71 anni, un comico molto popolare) è perseguito dalla giustizia per «diffamazione contro l'Islam». Il tribunale del Cairo l'ha condannato a tre mesi di carcere. Adel Imam ha fatto appello. La notizia ha fatto ridere alcuni e compiaciuto altri, quelli che pensano che l'Islam debba essere il riferimento principale e il Corano la costituzione del paese.

L'EGITTO È UN GRANDE PAESE. È lo Stato arabo più popoloso (80 milioni di abitanti) e ha da sempre rivestito un ruolo esemplare per il nazionalismo arabo. È anche il Paese dov'è nato l'estremismo islamico, quello dei Fratelli musulmani che dal 1928 si sono opposti al colonialismo e alla modernità. Quando Nasser è salito al potere, nel 1952, non pensava che quella tendenza sarebbe andata sviluppandosi fino a costituirsi in un'opposizione seria. Nel 1966 fece arrestare Sayyid Qutb, il leader dei Fratelli, lo fece giudicare, condannare a morte e giustiziare. Un grave errore che avrebbe attribuito legittimità alla lotta del fondamentalismo islamico, allora ancora agli esordi e privo di risonanza. Intanto il movimento andava organizzandosi e radicandosi sempre di più negli strati popolari. Furono poi alcuni di quegli estremisti ad assassinare Sadat alla presenza di Mubarak, che gli sarebbe succeduto.Mubarak non se ne andrà solo per la pressione dei manifestanti di piazza Tahrir: lascerà il potere grazie a un colpo di Stato militare condotto con discrezione. Non è difficile capire che sono i militari a governare il paese. Sono stati loro a insediare il governo di transizione, a organizzare le elezioni e poi a sciogliere il parlamento. Sono stati loro a decidere di attribuire la vittoria a Mohamed Morsi, il rappresentante dei Fratelli, e a togliere al presidente quasi tutti i suoi poteri.Vittoria del fondamentalismo islamico, ma sotto l'alta sorveglianza dei militari. Il popolo egiziano è diviso.

La rivolta del 2011, benché poi recuperata dall'esercito, per milioni di persone rimane una conquista. Degli egiziani sono morti per valori come la dignità, la libertà e la giustizia. Decine di migliaia di cittadini sono stati arrestati, giudicati sbrigativamente dai militari e incarcerati. Ma gli egiziani non si sono lasciati abbindolare. Continuano a battersi per una società che vedrà nascere la democrazia. Puntano sull'incompetenza dei fondamentalisti nella direzione concreta del Paese. È questo a nutrire l'ottimismo di certi analisti: come in Tunisia, come in Marocco, il fondamentalismo islamico sarà battuto dalla realtà, dall'assenza di credibilità delle sue azioni. La stampa osserva, critica, denuncia. Quelli che hanno votato per i Fratelli si aspettano che le loro condizioni di vita migliorino, pensano di trovare lavoro e di avere un alloggio decente. Invece la prima conseguenza di queste elezioni sul piano economico è di scoraggiare i turisti occidentali, che sceglieranno mete più sicure.

In Egitto il settore turistico è fondamentale e ora è malridotto a causa della paura suscitata dal successo sempre crescente del fondamentalismo, incompatibile con la modernità, vale a dire con il riconoscimento dell'individuo e di conseguenza con il riconoscimento dei diritti delle donne. Il fondamentalismo islamico è percepito come una cultura autentica, non importata dall'estero, e ai dirigenti saliti al potere in nome della religione questo dà una soddisfazione diretta. La preoccupazione principale di quell'ideologia gira intorno alla donna e ai suoi diritti: tutte le religioni diffidano delle donne e l'islamismo non fa eccezione.

IL FUTURO DELL'EGITTO
è ovviamente in mano agli egiziani. Ma per il momento quelli che muovono i fili sono i militari che, dopo diversi giorni di negoziati, hanno appena riconosciuto la vittoria di Morsi sul suo concorrente, l'ultimo primo ministro di Mubarak.
Nulla verrà fatto senza l'avallo degli alti ufficiali, che innanzitutto sono uomini d'affari e controllano il 25 per cento dell'economia del paese. Si può affermare che il futuro egiziano è, purtroppo, soprattutto militare.