I cinesi ci si sono buttati a capofitto; gli americani, a partire dal governatore della Federal Reserve Ben Bernanke, li considerano “promettenti” a lungo termine, anche se ancora non privi di rischi; i canadesi a Vancouver hanno aperto un bancomat che permette di comprarli e venderli in piedi a uno sportello. Insomma, i bitcoin stanno diventando “popolari”, almeno sui media e nella percezione pubblica.
Stiamo parlando della più nota moneta virtuale e decentralizzata, nata su internet nel 2009, e basata fondamentalmente su due principi: un network di nodi, cioè di pc, che la gestiscono in modalità distribuita, peer-to-peer; e l'uso di una forte crittografia per validare e rendere sicure le transazioni.
Per il resto, nessuna autorità centrale che li regola, nessuna banca che li emette. A battere moneta sono dei computer che macinano (minano, si dice in gergo) bitcoin: in ultima analisi sono dei file criptati, secondo un sistema che si autoregola.
LA NUOVA PERCEZIONE. Fino a qualche mese fa sembravano poco più di un trastullo da smanettoni, o una criptovaluta (si chiamano così per richiamare la crittografia) usata nei meandri più oscuri della rete, da schiere di hacker, trafficanti di droghe alla Silk Road e trafficoni di vario genere. Almeno così era la vulgata. Ma il quadro, se mai è stato tale, è cambiato da tempo. I bitcoin, che sono del tutto legali anche se il loro utilizzo non è privo di rischi, stanno alimentando una nuova economia alla luce del sole, fatta di piccoli imprenditori, appassionati di informatica e non, commercianti che hanno fiutato nuove opportunità e i primi giganti del mercato che iniziano ad affacciarsi creando qualche scompiglio.
IL RISCHIO BOLLA. Il valore dei bitcoin è balzato dai 13 dollari del 31 dicembre 2012 agli oltre 600 dei giorni scorsi, anche se ora è di nuovo in calo. E questo alimenta paura di bolle e speculazioni, anche perché il loro mercato è ancora molto piccolo.
IL CASO ITALIANO. Ma quello che colpisce di più, al di là delle oscillazioni del cambio, è il proliferare di aziende e servizi che li hanno adottati. Anche nel nostro Paese. Dove proprio la prossima domenica - è in grado di anticipare L'Espresso - nascerà la Bitcoin Foundation Italia (il sito è ancora in divenire), la prima associazione nazionale senza scopo di lucro dedicata alla promozione dei bitcoin, e legata alla fondazione internazionale.
Un'esperienza derivata dalla sezione tricolore del forum globale sulla criptovaluta, Bitcointalk.org, fondata nel maggio 2011 e moderata da Franco (online è HostFat): “L'obiettivo di Bitcoin Foundation Italia è di diventare un punto di riferimento per i media, le aziende e nuovi appassionati”, racconta all'Espresso. “Fare cioè in modo che gli ultimi arrivati non vadano più a informarsi in modo casuale, ma abbiano sempre la possibilità di contattare personalità esperte e professionali. E quindi diventare anche luogo affidabile per tutti quei privati/aziende che richiedano supporto per iniziare a utilizzare questa tecnologia”. A firmare domenica in uno studio di Bologna saranno oltre una ventina di persone, di tutte le età.
COME SI USANO. Ma cosa si può fare, e in buona sostanza cosa si compra, dove e come con i bitcoin? Abbiamo deciso di tuffarci nella criptovaluta per testarne le potenzialità anche nel nostro Paese, impresa meno facile rispetto a quanto possibile fare a Berlino, città con il maggiore numero di negozi fisici e locali dove si può pagare con questo conio digitale, o agli Stati Uniti, primo Paese al mondo per numero di nodi, i computer che minano la criptomoneta.
Si inizia aprendo un borsellino virtuale. Si può scegliere di tenerlo sul proprio pc, con un programma client, in genere la soluzione più sicura; oppure aprirsi un conto su un servizio come Blockchain.info. Pochi secondi ed ecco qua, è pronto il portafoglio/conto con cui potremo inviare o ricevere bitcoin. Di fatto è un indirizzo alfanumerico che daremo a chiunque ci voglia inviare del denaro (e viceversa).
Il portafoglio è però tristemente vuoto e per riempirlo si deve comprare la moneta virtuale. Lo si può fare in molti modi, ad esempio attraverso dei siti che fanno da mercato di scambio, come Bitstamp.net, Btc-e.com o TheRockTrading.com, gestito da italiani. Ci sono diversi metodi di deposito, spesso si può eseguire un bonifico bancario.
Ma il modo più semplice l'ha messo in piedi un ragazzo di 22 anni. É il sito BitBoat.net, nato da pochi mesi, che permette di comprare bitcoin andando semplicemente a fare una ricarica PostePay dal tabacchino. E non c'è bisogno di avere una carta PostePay per farlo. Basta dire al sito la cifra che si vuole cambiare e il proprio indirizzo alfanumerico, e questo in automatico ci assegnerà un codice su cui effettuare la ricarica in euro da qualsiasi ufficio postale o dai centri autorizzati Sisal/Lottomatica. Dopo cinque minuti dalla ricarica, arrivano i bitcoin sul nostro portafoglio. “Il sistema permette ai privati di vendere bitcoin tramite la piattaforma in modo automatico. Tutta la trattativa avviene fra privati, il sito la automatizza e la rende sicura”, commenta all'Espresso il suo fondatore Thomas Bertani, studente di ingegneria dell'informazione all'università di Padova, appassionato di calcolo parallelo e criptovalute.
DOVE COMPRARE. Bene, ora abbiamo i nostri soldi, pronti per essere spesi. Ma, escludendo i mercati neri del deep web, dove e cosa comprare? Sul fronte tecnologico, i negozi online non mancano. Su Bitcoinstore.com si possono acquistare pc, tablet, tv, batterie, e qualsiasi altro aggeggio hi-tech ci venga in mente. Si paga solo in bitcoin.
Ampia scelta di elettronica anche sul sito inglese Bitroad.co.uk, che spedisce apparecchi in tutta Europa. Mentre per fare un regalo originale si può provare con Somethinggeeky.com: magliette, borse, pigiami, tazze a tema fantascientifico, superomistico (nel senso dei supereroi) e tecnofilo. Un regalo del genere, pagato pure in bitcoin, è in grado di far sciogliere anche l'amico nerd più scontroso.
I negozi a tema tech sono moltissimi. Ma se si esce da quest'ambito? Certo, fossimo a San Francisco potremmo ordinare un cupcake, la specialità di pasticceria americana, appena fatto da Cupsandcakesbakery.com. Tuttavia non tutto è perduto. Perché il sito Agrobit.net, nato qualche settimana fa da un siciliano appassionato di critpovalute, vecchio frequentatore del forum italiano, permette di ordinare in tutta Italia dolci di mandorle, di pistacchio, arance, limoncello, marmellate e altri prodotti tipici. I prezzi sul sito sono indicati in euro ma si paga rigorosamente in bitcoin.
Poi c'è la birreria Wild Hops Beer, di Reggio Emilia che accetta pagamenti nella criptomoneta. Oppure c'è un'artigiana, “12 Pietre", che realizza gufi in legno, bomboniere, e altri articoli e che accetta pagamenti in Btc.
Infine, se si va a fare una vacanza a Napoli, si può pagare con il conio digitale al bed&breakfast Del Corso. Mentre nel Nord Italia si trovano agriturismi come Il Falcone, vicino a Desenzano Del Garda.
Più in generale ci sono siti come eGifter o Gyft che permettono di acquistare buoni regalo di diversi tipi di negozi e merci online. Insomma, la scelta è sempre più vasta.
I VANTAGGI. Perché, sebbene il meccanismo che ne sta alla base risulti piuttosto complicato, l'utilizzo quotidiano dei bitcoin in fondo è piuttosto semplice. Chi li utilizza ne sottolinea alcune virtù, in particolare la facilità con cui effettuare transazioni, anche da un continente all'altro, in pochi minuti, senza banche che rallentino il processo o aggiungano spese consistenti. L'invio e la ricezione dei pagamenti ha infatti un costo molto basso. Inoltre basta avere una connessione internet per iniziare a trattarli, e ciò abbatte le barriere all'ingresso, favorendo anche l'invio di microtransazioni.
I PERICOLI. Tuttavia, e su questo concordano un po' tutti, bisogna sempre ricordarsi che si tratta di un territorio ancora di frontiera. Dove non mancano pericoli, legati non solo all'eventualità di un crollo della valutazione dei bitcoin, ma anche all'affidabilità dei soggetti, a partire dai vari exchange, che li operano. Anche lasciando da parte le truffe vere e proprie, che non sono mancate, va tenuto in considerazione che molte delle imprese legate ai bitcoin sono nate da singoli individui, che magari non hanno sempre le risorse per dare continuità ai loro progetti. Il quadro dunque è in continuo divenire. E non è consigliabile investire la propria pensione nei bitcoin. Ma per chi voglia sperimentare, con giudizio e consapevolezza dei rischi, sembra davvero esserci un terreno fertile e ancora tutto da scoprire.