Esce il primo documovie sugli effetti drammatici della recessione nel nostro Paese. E per 'suicidio' non si intende solo la gente che si toglie la vita, ma anche un Paese privato di ogni speranza e di ogni futuro
Si può avere paura del proprio Stato, fino a denunciare le più alte cariche istituzionali per attentato alla Costituzione come ha fatto l'avvocato Paola Musu. Oppure paura di perdere il lavoro e non riuscire a prendersi cura dei propri figli.
E' proprio la paura e il filo rosso che unisce le vicende raccontate nella docu-fiction "Suicidio Italia-Storie di estrema dignità". Un viaggio tra i risvolti più drammatici della recessione in atto nel Paese, tra drammi familiari, crisi aziendali, disoccupazione a livelli record e un welfare che latita.
L'anteprima in sala è fissata per lunedi 11 febbraio al Teatro Ghione di Roma. Un progetto low budget, che nasce da un'idea di Alessandro Tartaglia Polcini, alla sua seconda prova da produttore.
Ex assistente di volo oggi in mobilità, nel 2009 ha già portato sul grande schermo la pellicola "Tutti giù per aria", lungometraggio che narra le sorti dei lavoratori Alitalia in esubero nel passaggio tra bad e new company.
Stavolta, con la regia di Filippo Soldi, lo sguardo si allarga e prova a tirare le somme della crisi economica che colpisce tutto il sistema paese facendo una sintesi dei primi sei mesi dello scorso anno.
Il titolo stesso gioca sul filo sottile di una doppia interpretazione. Nei primi mesi del 2012 i media hanno riportato le notizie di decine di lavoratori e di imprenditori che si sono tolti la vita per cause riconducibili alle difficoltà economiche. Un lungo elenco, condito da polemiche politiche e distinguo legati ai singoli casi, che ha ricordato le analogie con le cronache della grande depressione del 1929.
Ma il suicidio a cui si fa riferimento rimanda anche al punto di vista degli autori su un paese che «rinuncia ad investire nel suo futuro».
"Suicidio Italia" insomma affronta alcune delle vertenze di lavoro più calde dello scorso anno: dall'Almaviva all'Omsa passando per l'ospedale dermatologico Idi di Roma. Le racconta tramite l'intreccio di immagini di repertorio, manifestazioni e interviste ad autorevoli commentatori, tra cui Marco Travaglio e Dario Fo. Il tutto intervallato da una sezione fiction, nella quale Eugenia Costantini interpreta il ruolo di se stessa: una giovane attrice disillusa sul futuro che accompagna gli spettatori tra i diversi volti della crisi italiana.
«Siamo partiti da una frase che ci ripetevano spesso i lavoratori Alitalia, 'oggi tocca a noi, domani a voi': crediamo che quel domani purtroppo sia già arrivato» spiega il regista. Che sottolinea: «Lo scorso anno è stato drammatico, sia dal punto di vista dell'occupazione che per la successione di suicidi, ci ha colpito soprattuto che abbiano coinvolto lavoratori appartenenti a categorie molto diverse, dall'imprenditore al precario».
L'incontro con i parenti di alcune «vittime della crisi» scandisce la metrica del racconto. Ecco allora in successione le storie di Mario Frasacco, imprenditore romano che si è sparato dopo aver visto la sua azienda avviata al fallimento. O quella di Giuseppe Campaniello, artigiano che si è dato fuoco di fronte alla sede dell'Agenzia delle Entrate di Bologna, raccontata dalla moglie Tiziana, che nei mesi scorsi ha organizzato una marcia assieme ad altri parenti di persone decedute in circostanze analoghe.
«Abbiamo tentato di scavare dentro un sistema che taglia posti di lavoro, erode diritti e annienta le speranze di intere generazioni» prosegue Filippo Soldi. Risultato: «La crisi ha prodotto paura, solitudine e rassegnazione».