Il decreto Sicurezza è approdato al Senato – ma solo per un esame puramente formale – dopo essere stato approvato, lo scorso 29 maggio, alla Camera dei deputati, schermato e protetto dalla questione di fiducia incassata dal governo. Il pacchetto securitario (qui le misure principali) avrà tempi strettissimi per essere convertito in legge e rimarrà a Palazzo Madama per poco più di un giorno: quel che è certo è che la maggioranza ha scelto di concentrare in un solo pomeriggio la maggior parte degli step che, normalmente, occuperebbero molto più tempo.
Alle 13:30 è iniziata la discussione generale nelle commissioni Affari costituzionali e giustizia del Senato. Dopo una sola ora e mezza, alle 15, è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti. Poi, dalle 16, sono state esaminate per 60 minuti le proposte di modifica delle opposizioni. E dalle 17 è iniziata la discussione generale in Aula, senza un mandato al relatore. La deadline per convertire in legge il decreto varato lo scorso 4 aprile è il 6 giugno.
Per il senatore di Azione, Marco Lombardo, "ci sarebbe tutto il tempo” per l'esame degli emendamenti, “ma non c'è la volontà politica”. Per il senatore di Avs e presidente del Gruppo misto, Peppe De Cristofaro, “la maggioranza non ha alcuna intenzione di aprire un confronto serio nel merito”. Al di là dei tempi strettissimi, le opposizioni lamentano la scelta – praticamente certa – di porre la fiducia anche al Senato. “Immaginiamo anche che il governo cercherà di dire che questa fiducia è dovuta semplicemente all’ostruzionismo delle opposizioni. Ma non è vero, perché quando era un ddl e quando gli emendamenti erano molti di più, tutte le discussioni in Commissione sono state nel merito e non ci sono stati atteggiamenti ostruzionistici. Da parte nostra, ma credo di poter parlare anche a nome dei colleghi, naturalmente denunciamo questo iter autenticamente scandaloso che peraltro non consente al Parlamento un esame approfondito della materia”, ha sottolineato De Cristofaro.