L'evento estivo di Letta, quello in cui invitava tutti i potenti dell'economia e dell'informazione, quest'anno non si farà. Il motivo: l'eccessiva richiesta di partecipanti che volevano stringere rapporti col neo premier

Troppi sul carro, salta VeDrò

«Cari Vedroidi, quest'estate Vedrò si ferma un giro». E' appena arrivata nelle caselle mail dei vedroidi la ferale notizia. Vedrò, il think tank di Enrico Letta cancela l'annuale appuntamento sul Lago di Garda. Il motivo? Troppa gente, troppi aspiranti vedroidi. Tutta pazzi per Enrico Letta, dunque. Tutti pazzi per le larghe intese.

«L'elevatissimo numero di preiscrizioni e di richieste di adesione all'evento veDrò2013 - scrive Benedetta Rizzo, presidente dell'associazione - ha infatti aperto nell'ultimo mese una lunga e articolata riflessione che ha determinato una sorta di eterogenesi dei fini»: in sostanza, Vedrò non si fa per salvare Vedrò. D'altronde Vedrò nasce come luogo esclusivo, e se esclusivo non riesce più ad essere, nonostante sia sempre a pagamento, meglio fermarsi. La prevedibile attenzione mediatica derivata dalla presenza nel governo di vari “vedroidi”, avrebbe già reso tutto più complicato, ma gestire un flusso di iscrizioni «più che raddoppiato rispetto all'annoprecedente», rende il tutto impossibile.

«Esigenze legate alla logistica, alla sicurezza, all'attenzione spasmodica dei media avrebbero infatti trasformato veDrò2013 in un appuntamento che non avremmo riconosciuto come nostro», scrive senza appello Benedetta Rizzo. Un dramma per tutti gli aspiranti “vedroidi”, pronti a raggiungere le sponde del Lago di Garda (dove si svolge l'iniziativa) per entrare nel regno delle larghe intese, nel laboratorio politico dove si produce la pacificazione.

Un laboratorio di successo che, nonostante le polemiche sollevate soprattutto da deputati e senatori 5 stelle, è diventato irresistibile. E solo una magra consolazione potranno essere gli appuntamenti saltuari organizzati sempre da Vedrò, perché certo la possibilità di «fare rete», e conoscere la gente che più conta, non sarà la stessa.

A Drò si stava come in famiglia e troppi ospiti e troppe telecamere avrebbero però snaturato la tre giorni, organizzata grazie al contributo di generosi sponsor: perché la pacificazione, soprattutto se così piacevole, ha un suo costo e la festa è possibile solo se grandi marchi coprono ciò che non riescono a coprire le iscrizioni dei partecipanti. Enel, su tutti, ma anche il gruppo dell'industria alimentare Cremonini (quello della carne Montana), Eni, Nestlé, Farmindustria e Autostrade per l'Italia. Ma non bisogna pensar male. Non bisogna fare come la senatrice Paola Nugnes del Movimento 5 stelle: «Come accade in tutte le democrazie avanzate è utile mettere sotto la lente d'ingrandimento chi finanzia fondazioni e politici» ha detto infatti Nugnes intervenendo pochi giorni fa a palazzo Madama, «per monitorare meglio azioni di governo, che si fanno in campo ambientale, energetico e nel settore dei giochi d'azzardo», con leggera allusione ai finanziamenti arrivati a Vedrò da Lottomatica e Sisal, e alla nomina nel governo Letta di Alberto Giorgetti, sottosegretario all'economia, ex-An, molto ben disposto nei confronti delle slot machine, con convinzioni granitiche certo non confortanti: «Il fenomeno delle ludopatie - dice il sottosegretario - è sovrastimato». Ovviamente non è così.

Gli sponsor finanziano Vedrò solo e soltanto per una questione di ritorno di visibilità, pagando insomma per avere i loro loghi sulle brochure dell'evento, sul sito internet e su tutti i badge appesi al collo della gente giusta. Non è un modo per dettare l'agenda della politica, sia chiaro, anche perché «noi non negoziamo la nostra posizione intellettuale», ha detto all'Espresso il tesoriere di Vedrò Riccarco Capecchi. La decisione di annullare l'evento era comunque nell'aria da qualche settimana. Ernesto Carbone, deputato renziano, ma soprattutto “vedroide”, proprio questa mattina lo prefigurava con aria un po' sconsolata e ricostruiva così l'evoluzione e la crescita esponenziale di Vedrò: «Doveva essere una lobby trasversale di giovani, poi è diventata una rete, poi un governo e ora tutti vogliono venirci». Ed è comprensibile. La meta è ambita da imprenditori, giornalisti e ovviamente politici, anche se non è più l'unico luogo dove si pratica la politica bipartisan. Perché la certezza è ormai granitica: il metodo brevettato da Letta jr. funziona. Ne sono prova le ultime evoluzioni parlamentari, le alleanze che in molti avrebbero definito contronatura, prima di vederle nel loro splendore.

Funzionano le larghe intese. Tanto da lasciare incredula persino la deputata del Pdl Alessandra Mussolini che, intervistata sul Fatto Quotidiano, non può che constatare: «Sembra che non siamo mai nemmeno stati avversari, siamo in piena luna di miele». Anzi, di più: «Si scambiano tutti sorrisetti, occhiolini, pacche. Ammiccano. Non solo è un matrimonio: è pure in comunione dei beni». Strano? No, per nulla: «Io in questa realtà sono completamente a mio agio. Ci sono colleghi ancora disorientati, ma in fondo basta accettare il fatto che ormai stiamo insieme, noi e loro». Basta non protestare, insomma, e farsi trascinare dall'entusiasmo.

Come a una festa, come si faceva a Vedrò, con gli aperitivi, le partite di calcetto e le serate in discoteca organizzate da Benedetta Rizzo e dallo staff, a condimento di più noiosi working group. Bei tempi. Rizzo però conclude sicura e, ottimista, rilancia l'appuntamento a Vedrò2014, perché «sia detto senza riti scaramantici o omaggi alla superstizione: l'unica paura che dobbiamo avere del futuro è quella di non esserci». Chissà se è la preoccupazione anche di Letta.

(di Luca Sappino)

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