Dalla parata del 2 giugno la presidente del Consiglio ha svelato cosa farà i prossimi 8 e 9 giugno: non andrà "al mare", come hanno inviato altri leader del centrodestra, ma non contribuirà a raggiungere il 50% + 1 dei votanti. Protestano le opposizioni

La "furbata" di Meloni sui referendum: "Vado al seggio e non ritiro la scheda". Ma non avrà nessun effetto sul quorum

“Vado a votare, non ritiro la scheda. È una delle opzioni”. Dalla parata di Roma per la festa della Repubblica, Giorgia Meloni ha annunciato cosa farà il prossimo 8 e 9 giugno, quando in Italia si voterà per i cinque referendum (i quattro sul lavoro e il quinto sulla cittadinanza). La presidente del Consiglio non andrà al mare, come hanno invitato a fare altri esponenti del centrodestra - da Ignazio La Russa a Matteo Salvini -, ma la sua scelta avrà un’implicazione sul quorum, il vero grande scoglio di questa tornata referendaria. Gli altri leader hanno inviato a non presentarsi alle urne perché - questo il loro ragionamento - se non si raggiungesse il 50 per cento più uno dei votanti i referendum finirebbero nel nulla. E questo è il loro obiettivo.
 

Ma cosa succede se ci si presenta al seggio senza ritirare la scheda? Lo chiarisce una circolare del Viminale: “Per quanto attiene la rilevazione del numero degli elettori, appare utile rammentare che coloro che rifiutano la scheda non dovranno essere conteggiati tra i votanti della sezione elettorale”. Tradotto: anche se Meloni si dovesse presentare al seggio, la sua presenza non contribuirebbe al quorum. Ecco perché le opposizioni hanno subito gridato alla “furbata”, perché così facendo la premier non contribuirebbe ad aumentare il numero dei votanti e raggiungere quella soglia per validare i risultati della tornata referendaria.

 

"Giorgia Meloni non deve prendere in giro gli italiani, proprio sui referendum di domenica prossima e proprio nel giorno del 2 giugno. Andare al seggio e non ritirare la scheda equivale a stare a casa. Chi fa questo, come lei ha annunciato, è computato tra i non votanti come chi sta a casa. È un modo di astenersi e di sabotare il raggiungimento del quorum che ai fini numerici è identico a un'astensione classica. Si tratta di una scelta legittima, ma deve essere raccontata per quel che è: un invito all'astensione. Se viene presentata come un'alternativa ‘partecipativa’ all'astensione, è un imbroglio. E una Presidente del Consiglio non dovrebbe mai ricorrere all'inganno. Se lo fa, mostra scarso senso e rispetto delle istituzioni. Le parole di Meloni, dopo quelle altrettanto gravi di La Russa, sono un motivo in più per andare alle urne l'8 e il 9 giugno». Lo ha dichiarato il senatore del Pd Dario Parrini, Vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali.

 

“Indigna ma non stupisce che Meloni non ritirerà la scheda e quindi non voterà al referendum dell'8 e 9 giugno in cui si sceglie se aumentare i diritti e le tutele dei lavoratori contro precarietà, incidenti sul lavoro, licenziamenti - ha scritto sui social il leader del M5S Giuseppe Conte -. In fondo in quasi 30 anni di politica non ha fatto nulla per tutelare chi lavora e si spacca la schiena ogni giorno, i ragazzi precari che non hanno la fortuna di aver fatto carriera in politica. E' vergognoso che questo messaggio di astensione rispetto a una scelta importante arrivi da un Presidente del Consiglio il 2 giugno, giorno simbolo di un Paese che sceglie la Repubblica, della prima volta per le donne ammesse a un voto nazionale”.

 

“Giorgia Meloni dice che andrà a votare ma non ritirerà le schede: una dichiarazione furba ma falsa perché non si può andare a votare non ritirando le schede di alcun referendum - ha replicato il segretario di +Europa e presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza, Riccardo Magi -. Un invito di fatto all'astensione quindi, che fa impallidire soprattutto perché fatto durante la cerimonia del 2 giugno, quando gli italiani con un referendum scelsero la Repubblica. I cittadini sono liberi di andare a votare e i leader politici di dare le proprie indicazioni, ma che la premier mandi messaggi confusi che invitano alla non partecipazione al voto è agghiacciante: è evidente ormai che Meloni e tutta la sua maggioranza temono il voto. Nel giorno in cui si celebra la Repubblica nata dal referendum, il nostro invito è di andare a votare e votare Si al referendum sulla cittadinanza”.

 

“Mancava solo la presidente del Consiglio, e la lista dei sabotatori del referendum è completa: prima il presidente del Senato, poi i ministri, ora anche la premier”. Così il co-portavoce di Avs Angelo Bonelli. “Non votano perché sanno di essere minoranza nel Paese, e usano l'astensionismo che a parole dicono di voler combattere a ogni elezione.  Se anche la Presidente del Consiglio è costretta ad annunciare che non ritirerà le schede, con l'obiettivo di non far raggiungere il quorum, significa una sola cosa: hanno paura della vittoria, perché sanno che il quorum può essere raggiunto”, ha concluso.

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