Buongiorno,
sono venuto a conoscenza di queste 5 domande a seguito della segnalazione di un mio amico, generalmente quando un giornalista vuole farmi delle domande mi manda una mail (le mail dei senatori sono tutte simili e facilmente recuperabili). Premesso che si fa una certa fatica a trovare le cinque domande all'interno del suo testo (che al seminario di Fiuggi per aspiranti giornalisti difficilmente verrebbe qualificato come intervista, forse più come comizio), tuttavia, come è mia abitudine, non mi sottraggo al dovere di rispondere:
1) L'ho detto e lo farò. Sono cresciuto con l'idea che all'interno di un'associazione di persone, e i partito questo sono, esistono delle regole di base che regolano la convivenza. Se queste regole non sono condivise o addirittura non vengono accettate a priori non esiste alcuna associazione. Nello specifico, un gruppo parlamentare si riunisce, discute, ognuno esprime la propria opinione e, alla fine, si vota e tutti si devono attenere alle decisioni assunte, anche chi non si trova in accordo con le conclusioni della maggioranza. In questi anni mi è capitato più di una volta di dissentire dalle decisioni della maggioranza, ma mi sono adeguato alla cosiddetta disciplina di partito, perché so che è la prima regola dello stare insieme. Quanto avvenuto durante l'elezione del Capo dello Stato, con Marini e poi con Prodi, è stata la plastica dimostrazione di cosa succede se non ci si attiene alle decisioni prese;
2) Se mi sorprendo dell'atteggiamento vari Puppato e Civati è proprio perché non sbuco dalla luna. È la prima volta, infatti, che vedo degli eletti utilizzare in maniera spudorata e irrispettosa nei confronti del gruppo politico di appartenenza il meccanismo del dissenso al solo e unico scopo di costruirsi visibilità e carriere personali. Per capire quale considero essere il comportamento corretto nel caso della mozione di sfiducia ad Alfano, le cito il Senatore Casson: ha dissentito all'interno del gruppo, ha preso atto del voto della maggioranza dei Senatori del Pd, è intervenuto in aula mantenendo il suo dissenso, ma annunciando che votava come il gruppo aveva deciso. Per disciplina. Quella disciplina e quel senso di appartenenza che manca ai neo-rivoluzionari e ai cripto-grillini presenti nel Pd. Come ha ben detto Bersani non molto tempo fa il partito non può essere uno spazio politico dove ognuno si posiziona come meglio crede, ma deve essere un soggetto politico;
3) Il centralismo democratico non mi interessa e non ne ho nostalgia, ma non per questo considero tollerabile l'anarchia. Uno dei principali problemi del Partito democratico sin dalla sua nascita è stato proprio quello essere un non-luogo e, quindi, un non-partito dove ognuno si è sempre sentito libero di entrare, mangiare e bere, magari spaccare le suppellettili senza che nessuno avesse nulla da ridire. La Puppato come Civati dall'inizio di questa legislatura hanno dissentito da quasi tutti i provvedimenti decisi dai gruppi. Allora sono io che faccio loro una domanda: ma che ci stanno a fare in un partito di cui non condividono niente, e di cui non accettano neppure le regole minime? È tollerabile che Civati qualche tempo fa sia venuto nell'Alessandrino a sostenere un candidato locale non del Pd? È accettabile che Laura Puppato sia venuta in Valle di Susa a fare da sponda al movimento No Tav incurante delle posizioni in materia del Pd torinese e piemontese?
4) Mi sforzo di risponderle nella sua veste d'intervistatore e non di contraltare politico: se vorrà candidarsi ed essere eletto, allora potrà sperimentare di persona quanto le ho raccontato nelle precedenti risposte. Detto ciò: il voto contro la mozione di sfiducia d Alfano di 100 e passa Senatori democratici è stato dato sulla base delle motivazioni espresse dal capogruppo Zanda nel suo intervento. Quindi: o i 100 Senatori sono tutti cretini senza cervello e senz'anima tenuti sotto ricatto da Berlusconi, oppure la Puppato, Tocci e Ricchiuti sono dei furbetti che hanno utilizzato la nostra responsabilità e il nostro senso del partito per poter fare la parte dei puri e dei vergini. Solo un analfabeta politico può pensare che la mozione di sfiducia non fosse nella sostanza una mozione dalla quale dipendeva la tenuta del Governo Letta. Sfiduciare Alfano e far cadere il Governo era tutt'uno. Quali sarebbero state le conseguenze per il Paese? Mi riconosco nelle parole del Presidente Napolitano;
5) Non è facile rispondere, perché il suo ragionamento esprime una posizione politica, rispettabile ma non condivisibile. E neanche troppo originale, perché coerente con la cultura che per vent'anni ha contraddistinto una parte della sinistra, ovvero l'antiberlusconismo da girotondi e alla Travaglio. I risultati di questa cultura sono sotto gli occhi di tutti. Troppo facile invocare l'anima della politica: le elezioni di febbraio ci hanno consegnato un quadro preciso con poche variabili praticabili. Tra queste non c'era il migliore dei mondi possibili, purtroppo. Anzi, chi lo invoca si è sottratto ad ogni responsabilità. Berlusconi bisogna saperlo battere nelle urne, come dice Renzi di cui non sono discepolo, altrimenti se ci si accontenta di fare i testimoni tenendosi le mani pulite basta iscriversi a Sel o ai 5 Stelle. Perché sui grandi temi etici sia accettabile una libertà di coscienza, e non su altro, sta nella natura stessa dei temi in questione: poi se uno crede che la Tav o l'alleanza di Berlusconi siano questioni di vita e di morte o è grullo o è fanatico.