Ex missino, appassionato di draghi e di Graal, già 'spin doctor' di Alemanno, in passato tentò di rappacificare il Cavaliere con Fini. Adesso deve portare in giunta la questione della decadenza dell'ex premier, ma «sul filo del diritto»
Per uno che nel tempo libero si occupa di draghi, lavorare per il Drago (come lo definì la Lario) pare quasi una inevitabile conseguenza.
Andrea Augello, già gran regista e stratega politico della campagna di Gianni Alemanno nella Capitale (non è andata benissimo) ha ancora pochi giorni per impacchettare, come relatore all'apposita Giunta del Senato, una proposta che salvi Berlusconi e che abbia qualche probabilità di successo.
Ma chi è questo parlamentare del Pdl che ha un ruolo così delicato?
Esponente di spicco della destra romana (che si contende da anni con il 'fratello d'Italia' Fabio Rampelli), 52 anni, già Msi, già An, Augello in passato ha tentato di fare anche il pontiere tra Fini e Berlusconi (neanche quella volta è andata benissimo).
Poi si ritrovò cofondatore dei Responsabili e, da marzo, è senatore berlusconiano.
Nel frattempo, ha fondato l'associazione Capitani Coraggiosi per aggregare i 'moderati romani' sotto la bandiera del Pdl, scegliendosi come simbolo un vascello.
Tra le sue passioni, la storia: ha scritto un libro encomiastico sulla Battaglia di Gela (1943, i soldati del Duce che tentarono di fermare l'arrivo degli Alleati) con tanto di postfazione bipartisan firmata Anna Finocchiaro; e un altro sul Graal, ma «evitando tentazioni e trappole esoteriche», chiarisce nel suo sito.
In questi giorni, quelli della difficile redazione della proposta da portare in Giunta, Augello viene cercato dai giornalisti e, educatamente, premette sempre: «Come relatore vesto le funzioni di un magistrato, sono obbligato al silenzio». Poi però dice: «È fuori di dubbio che la Giunta per le elezioni possa ricorrere alla Corte costituzionale». E anche «Nella relazione ci saranno proposte e argomenti fin qui minimamente toccati dal dibattito in corso», fino a tracimare su Facebook: «Mi sento libero di dichiarare la mia vicinanza sul piano umano e politico in questo difficilissimo momento al Presidente del nostro partito».
Comunque, assicura lui, tutto sarò fatto, proposto e soppesato «sul filo del diritto». Sicché deve aver tirato un sospiro di sollievo qualche giorno fa quando gli hanno scodellato sulla scrivania i sei pareri 'pro veritate' di illustri costituzionalisti italiani, tutti contrari alla decadenza automatica del Drago, blindando il relatore in un oltremondo accademico dove poter parare ogni attacco nemico.
Nella giornata del 9 settembre, comunque, Augello metterà sul piatto anche, e soprattutto, il suo futuro politico. Berlusconi pare nutra per l'uomo una stima diffidente, anche alla luce delle frequenti posizioni del senatore a favore di una trasformazione del Pdl «in un grande movimento federativo», senza cesarismi e senza leadership predefinite.
Posizioni che hanno fatto rimbalzare sottovoce, nei corridoi semideserti del Palazzo in agosto, l'idea che fosse proprio Augello uno dei promotori di una transumanza di alcuni parlamentari pidiellini nell'area Monti-Casini, nell'ipotesi di una crisi di governo e al fianco di un Letta bis senza falchi.
Una sorta, insomma, di responsabili 2.0.
Anche per questo prende sempre più quota l'ipotesi che il relatore, con l'abbrivio della proposta Violante, spinga per una sbrodolatura dei tempi sulla pronuncia del Senato, col pretesto di approfondire, valutare e ponderare ogni possibile cavillo giuridico prestato dai giuristi (alcuni dei quali, vedi Caravita, pure attivissimi come saggi lettiani per le riforme).
Insomma, come il vascello dei "capitani coraggiosi", il primo obiettivo è non naufragare spazzato via dalla furia del drago. In attesa di mari migliori.