L’Africa intera ?è ormai in mano ?ai cinesi e alle multinazionali. Che hanno imposto una sola coltivazione. E il signor Adu Mbele decide di sfidare il colosso Ognissanti.Ecco come sarà ?il mondo dopo il trionfo definitivo degli Ogm

Tutto il resto ?è soia

Quasi cento milioni di ettari di territorio africano (tre volte l’Italia) sono stati acquistati dai cinesi, dalle multinazionali dell’agroindustria e da fondi di investimento. Il fenomeno è passato sotto silenzio fino al giorno in cui il signor Adu Mbele, uscendo dal suo villaggio per andare a pesca nel vicino fiume Molamba, ha notato che al posto della savana c’era una immensa coltivazione di soia. Sulle rive del fiume: soia. Verso le montagne: soia. Al posto dei campi di tabacco: soia. Dei campi di sorgo: soia. Dei campi di caffè: soia. Dei campi di tè: soia. Degli orti: soia. Del letamaio: soia. Dell’incolto: soia. Del campo di bocce africane (si giocano con un topolino vivo al posto del pallino): soia. Perfino al posto della capanna di suo cognato: soia. Gli venne in mente una vecchia canzone popolare del luogo: «Tutto il resto è soia».

IL COGNATO Il signor Adu Mbele incontrò il cognato. Era seduto per terra nel luogo esatto dove c’era la sua capanna. Era vestito molto meglio del solito. Al posto della vecchia, logora t-shirt con la faccia di Nelson Mandela, aveva una t-shirt pulita con il culo di Paris Hilton. «Ma cosa diavolo è successo?», chiese Adu al cognato. «È successo - rispose il cognato - che per i morti di fame come noi la vita è finalmente cambiata. Ho venduto tutto alla multinazionale Ognissanti. Fanno soia per biocarburanti». «Ma tu non hai neanche la macchina! - replicò Adu - Che te ne fai del biocarburante?». Il cognato rise. «Ma non è per me, sciocco. Non hai letto Milton Friedman? Sai qualcosa di economia globale? Di libero mercato? Credi che siamo ancora al Medio Evo? All’autoconsumo?». «Non li ho letti - rispose Adu - ma ho letto Galbraith: l’impresa è stata soppiantata dalla tecnostruttura, e la tecnostruttura è autoreferenziale. Non risponde più a nessuno, non ai bisogni degli uomini, non alle loro aspirazioni, e neppure agli azionisti. Risponde solo a se stessa». «Che vuol dire?», domandò il cognato. «Vuol dire che ti hanno fottuto», rispose Adu.

LA SOIA Secondo l’uso africano, Adu domandò a una pianta di soia ogm se avesse coscienza di avere preso il posto di circa novecentoventisette altre specie, tra le quali il lulambe, il giglio canterino e il convolvolo d’Eustachio, così infestante che cresce anche nelle orecchie dei contadini. La soia fu cortese ma evasiva: «Sono incrociata con i geni di un mulo. Sono sorda alle domande. E immune ai pesticidi. Se non ci credi, guardati attorno: la sola forma di vita vegetale superstite sono io». Adu rispose: «Il mulo non è solo cocciuto. È anche sterile. Chi vuole coltivarti deve comperare ogni anno nuove sementi dalla multinazionale Ognissanti».

IL VIAGGIO Adu Mbele, pur essendo povero in canna (aveva solo la sua canna da pesca) fece una colletta e partì per Saint Louis, Usa, dove aveva sede la multinazionale Ognissanti. Raggiunse un grande grattacielo. Citofonò: «Sono Adu Mbele. Con chi parlo?». «Ognissanti», rispose una voce forse di uomo, forse di donna. «Sì, ma lei chi è?», insistette Adu. «Io sono Ognissanti. Non le basta?». «No, non mi basta. Voglio parlare con qualcuno che abbia un nome e una faccia, e mi spieghi perché nel mio paese nessuno è più in grado di decidere che cosa coltivare. È il mio paese, cazzo! Mica il suo!». «Io non ho paese. Qui nessuno ha paese. Nessuno ha nome, nessuno ha volto. Qui siamo tutti Ognissanti, e ci basta». «Ho capito. Aveva ragione Galbraith». «Aveva ragione chi?». «Un suo concittadino. John Kenneth Galbraith». «Non so chi sia. E comunque qui nessuno è concittadino di nessuno. Le identità locali sono romanticherie. Il mondo è uno solo. E lei è un reperto del passato, signor Adu Mbele». «Vada a fare in culo, signor Ognissanti». «Come si permette? Vengo giù e le spacco la faccia! Come è vero che mi chiamo John...». «Ti ho fregato, John. Finalmente hai detto qualcosa di umano...»

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