Un milione di cittadini europei ha firmato una petizione per chiedere all’Unione europea di vietare le cosiddette "terapie di conversione", pratiche che mirano a modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere delle persone Lgbtqia+. Sostenuta da personalità del mondo culturale e politico, tra cui la cantante belga Angèle, il musicista Pierre de Maere e l’ex primo ministro francese Gabriel Attal, la campagna ha raccolto consensi in tutto il continente, proprio a ridosso della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, che si celebra il 17 maggio.
Secondo ILGA-Europe, la sezione europea dell'International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, solo 8 dei 27 Paesi dell’Unione hanno finora introdotto un divieto totale di queste pratiche: Francia, Belgio, Germania, Spagna e Grecia. In Italia, nonostante vengano considerate illegittime dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Pscicologi, non c'è una legge che vieti esplicitamente queste pratiche.
Secondo il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, le "terapie di conversione" causano profondi traumi fisici e psicologici a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender che ne sono vittime. Sono praticate in almeno 68 Paesi distribuiti su tutti i continenti. Negli Stati Uniti, si stima che circa 700 mila persone lesbiche, gay, trans o con identità di genere varianti siano state sottoposte a queste terapie nel corso della loro vita. In Svizzera, le persone coinvolte sarebbero circa 14 mila. I meccanismi delle Nazioni Unite contro la tortura hanno stabilito che tali pratiche possono equivalere ad atti di tortura o a trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
La richiesta del milione di cittadini e cittadine che hanno firmato la petizione è una direttiva che le aggiunga all'elenco dei reati dell'Ue. La commissaria europea per l’Uguaglianza, Hadja Lahbib, ha espresso il suo sostegno alla causa, definendo queste terapie “vergognose” e basate sull’idea falsa che l’omosessualità sia una malattia. L’iniziativa non ha valore vincolante, ma la Commissione adesso è costretta a prendere posizione.