Due banche bocciate sulle quindici prese in considerazione. E' questo, secondo la Banca d'Italia, il risultato finale dell'esame a cui sono stati sottoposti i principali istituti di credito nostrani, dai colossi Unicredit e Intesa Sanpaolo fino al Credito Valtellinese. A fallire il test sono state Monte dei Paschi di Siena e Carige, che hanno un deficit di capitale complessivo pari a quasi 3 miliardi di euro, e che entro due settimane dovranno presentare un piano per rafforzare la propria posizione.
Il risultato, in realtà, varia a seconda di quali dati si prendono in considerazione. Secondo la Banca centrale europea, a non superare l'esame sono state nove banche italiane, per un totale di capitale mancante pari a 9,6 miliardi. Oltre a Mps e Carige, nella lista delle bocciate ci sono anche Veneto Banca, Credito Valtellinese, Popolare di Vicenza, Popolare di Sondrio, Popolare di Milano, Popolare dell'Emilia Romagna e Banco Popolare. Questo risultato, però, prende in considerazione i bilanci degli istituti alla fine del 2013. Da allora parecchie cose sono successe, a partire dagli aumenti di capitale che per le sole banche tricolori hanno raggiunto 10,5 miliardi.
In alcuni dei suoi calcoli la stessa Bce ha considerato questi aumenti, arrivando a dire che, sottraendo le principali misure di rafforzamento intraprese tra gennaio e settembre di quest'anno, gli istituti che devono rafforzare il proprio capitale non sono nove ma quattro, per un totale di 3,3 miliardi da mettere in cascina.
Come si arriva da quattro a due non lo ha detto la Bce, ma la Banca d'Italia. Che, oltre agli aumenti di capitale, ha messo in conto altre misure intraprese dagli istituti nel 2014: rimozione di requisiti patrimoniali, vendita di partecipazioni, validazione dei modelli interni. Il risultato finale è che, sotto i livelli di guardia fissati dalla Bce, ci sono due banche tricolori, Mps e Carige, la prima con una carenza di capitale pari a 2,1 miliardi, la seconda con un ammanco di 814 milioni. «Questi risultati», ha scritto la Banca d'Italia nel suo comunicato stampa, «confermano la solidità complessiva del nostro sistema bancario, nonostante i ripetuti shock subiti dall'economia negli ultimi sei anni: la crisi finanziaria mondiale, la crisi dei debiti sovrani, la doppia recessione».
In realtà l'Italia non esce bene dal confronto con gli altri Paesi della zona euro. Prendendo in considerazione i dati della Banca centrale europea, che ha fotografato la situazione degli istituti al settembre 2014 senza però considerare tutte le misure di rafforzamento del patrimonio, sono 13 le banche bocciate, con un deficit di capitale complessivo pari a 9,5 miliardi. Di queste 13, quattro sono italiane: oltre a Mps e Carige, anche Bpm e Popolare Vicenza. Nei dati pubblicati dalla Bce - quelli che verranno più letti sui mercati internazionali - l'Italia risulta quindi ultima in classifica con quattro istituti bocciati. Francia e Germania sono uscite indenni dai raggi X. Anche la Spagna è stata promossa a pieni voti. La lista dei bocciati include Grecia e Slovenia (con due banche per ciascuno), e poi un istituto a testa per Cipro, Austria, Belgio, Irlanda e Portogallo.
L'ottimismo di Palazzo Koch si basa su una convinzione: le carenze di capitale di Mps e Carige riguardano solo lo scenario più avverso immaginato dalla Bce, quello che ipotizza per l'Italia un calo costante del prodotto interno lordo da quest'anno al 2016. Una situazione «altamente improbabile», ha detto Fabio Panetta, vice direttore generale dell'Authority, secondo cui lo scenario macroeconomico immaginato per l'Italia dalla Banca centrale europea «è stato molto severo, anche dal punto di vista del mercato dei titoli pubblici». Come dire: niente panico, perché se è vero che ci sono due banche sotto capitalizzate, è vero anche che le prove di resistenza a cui sono state sottoposte prefigurano un contesto troppo negativo, in cui gli istituti di credito non sarebbero gli unici a finire a gambe all'aria.
Il comprehensive assessment, la cosiddetta valutazione approfondita a cui sono state sottoposte le 130 maggiori banche europee, include due tipi di valutazione. Una, la asset quality review, cioè la revisione della qualità degli attivi, ha l'obiettivo di dare un giudizio sull'esposizione delle banche. L'altra, lo stress test, punta a verificare la tenuta dei bilanci bancari da qui al 2016 in situazione di stress economici, cioè nell'eventualità di un'altra recessione. Ed è solo in questo caso che le banche italiane sono risultate sotto capitalizzate.
Lo stress test, condotto dalla Bce in collaborazione con l’Autorità bancaria europea (Eba), prende infatti in considerazione due scenari. Uno, basato sulle previsioni macroeconomiche della Commissione europea, stima per l'Italia una crescita costante del pil da qui al 2016. L'altro scenario, definito «avverso» dalla Bce, ipotizza che l'economia italiana rimanga in recessione per altri due anni, con un calo del prodotto interno lordo dello 0,9 per cento quest'anno, dell'1,6 per cento per il prossimo e dello 0,7 per cento per il 2016. Un'ipotesi molto negativa considerando che quest'anno il Pil dovrebbe calare dello 0,2 per cento.
L'obiettivo generale del comprehensive assessment, secondo le autorità, è quello di ristabilire la fiducia nel sistema finanziario del Vecchio Continente, alla vigilia dell'entrata in vigore (il 4 novembre) della vigilanza unica europea sulle banche. Le banche bocciate avranno dai sei ai nove mesi per rafforzare il proprio capitale, ma solo due settimane per dire alla Bce come lo faranno.
Economia
26 ottobre, 2014L'esame sugli istituti di credito voluto dalla Bce punisce i gruppi di Siena e Genova. Ma Banca d'Italia tranqullizza: "Sono stati immaginati scenari altamente improbabili"
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