Parlamento, cosa fanno davvero i nomi noti Tante chiacchiere in tv e poco lavoro in Aula

La scarsa efficacia di Pippo Civati, la produttività minima di Gianni Cuperlo. E le assenze record di Daniela Santanché e Niccolò Ghedini. Ecco cosa dicono i dati su alcuni dei politici più esposti mediaticamente

Sarà che da anni il Parlamento ha perso importanza nel processo di formazione delle leggi, sarà la circostanza unica di tre leader (Renzi, Berlusconi e Grillo) fuori dal Palazzo. Sta di fatto che, come in passato, molti dei volti che riempiono giornali e tg continuano ?a mostrare tutta la loro insofferenza verso il lavoro per cui sono pagati.

Per dire, Pippo Civati, critico implacabile del governo, dal basso della sua 416esima posizione sembra darsi da fare molto più in tv che a Montecitorio. Peggio ancora l’altro sfidante alle primarie Gianni Cuperlo, confinato al 590esimo posto: ha depositato un solo progetto di legge, per istituire una commissione contro le disuguaglianze. Un pallino fisso evidentemente: nel 2012 fece una proposta identica (l’unica in tutta la legislatura) ma non trovò nemmeno un cofirmatario.



La latitanza dal Parlamento sembra invece la specialità dei forzisti, che possono vantare otto posti nella top ten degli assenteisti cronici. Denis Verdini, ad esempio, al Senato c’è stato 12 giorni in tutto ma è uno stacanovista rispetto a una primula rossa come Niccolò Ghedini. Attivissimo nei tribunali (ultime fatiche: la difesa di Galan e il processo sulla compravendita dei senatori), l’avvocato finora si è visto a Palazzo Madama solo due volte: in occasione della fiducia a Letta (30 aprile 2013) e della decadenza di Berlusconi ?(27 novembre 2013). Da allora è sparito. Ma guai a dargli del fannullone: «Sul mio tavolo passano tutte le proposte e gli emendamenti sulla giustizia: lo ritengo più utile che trascorrere le giornate a votare, visti gli attuali rapporti di forza. Lo faccio solo quando serve, come per la Consulta, e se il partito mi ricandida vuol dire che apprezza il mio lavoro». E non si dica che l’onorevole è un costo per la collettività: «Ho rinunciato ai rimborsi, volevo rinunciare anche all’indennità parlamentare ma non si può. Così la devolvo in beneficenza».



Ci sono poi i detentori di record al contrario come Daniela Santanchè, l’ex ministro Rotondi o il re delle cliniche Antonio Angelucci: zero proposte di legge, zero interrogazioni, zero emendamenti. Tutti onorevoli per hobby, che di lavorare ?in Parlamento non ne vogliono sapere. Ma che a fine mese intascano oltre 13 mila euro netti senza fare troppe storie.

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