Tra Le Ragazze del porno c'è la regista Roberta Torre , che di porno e femminilità ha di recente ragionato, per la rivista Micromega, con Rocco Siffredi. Anche lei realizzerà un cortometraggio, che confluirà nel film “My sex”.

Ai tempi di YouPorn, con le sue infinite gallerie, serve davvero rifondare il genere porno?
«Serve, perché nonostante l'apparente libertà e varietà, c'è una censura dello sguardo femminile, che va oltre il porno cinematografico. L'esigenza è di ampliare la visione, e di mostrare la realtà nella sua complessità. Le Ragazze del Porno vogliono rompere l'ottusità dello sguardo unico sulle cose. E raccontare corpi e pratiche sessuali da un diverso punto di vista».

A quali fantasie inespresse o negate sta pensando?
«Si dice che le donne ambiscano alla tenerezza, al soft porn. Non è così: il sesso è una camera da letto a porte chiuse, e ciò che è dentro è libertà. Credo che il mondo della sottomissione, visto dalle donne, possa dare sorprese».

Avete un'idea comune su ciò che i vostri porno dovranno essere?
«Siamo in dieci e tutte con formazione, esperienze, vissuti molto diversi. Di conseguenza ognuna partecipa al progetto con la sua individualità. Non avrei aderito a un manifesto compatto, unilaterale: la bellezza de Le Ragazze è nel riconoscersi nella richiesta di maggiore libertà espressiva. Che ognuno declinerà a modo suo».

Qual è il suo progetto?
«Il mio cortometraggio si intitolerà “Alicia in the supermarket”, somiglierà a un musical, avrà sequenze di animazione. L'idea è di un piacere in vendita: che si compra, a pezzi, al supermercato».

Oggi fa tendenza tra le più giovani il rifiuto del femminismo, che contro la mercificazione del corpo faceva le battaglie. Ma il vostro gesto di spogliarvi, e di mettere a nudo le donne in un film porno dedicato a loro, torna a essere un atto politico.
«Questo è un momento storico fondamentale. La società è una pentola a pressione, stretta tra finta libertà e bigottismo. Nel mondo dell'arte, la censura sta esasperando gli autori, che non riescono ad esprimere certi temi: la sessualità non canonica o la malattia sono tabù, inaffrontabili. La nostra provocazione coglie questo fermento nell'aria. Non so se sia femminismo, ma è un modo per ribadire le nostre necessità di donne. Lo ammetto con fatica, e solo con l'esperienza che ho oggi: le donne subiscono ancora, ogni giorno, discriminazioni di genere».

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