Ai tempi di YouPorn, con le sue infinite gallerie, serve davvero rifondare il genere porno?
«Serve, perché nonostante l'apparente libertà e varietà, c'è una censura dello sguardo femminile, che va oltre il porno cinematografico. L'esigenza è di ampliare la visione, e di mostrare la realtà nella sua complessità. Le Ragazze del Porno vogliono rompere l'ottusità dello sguardo unico sulle cose. E raccontare corpi e pratiche sessuali da un diverso punto di vista».
A quali fantasie inespresse o negate sta pensando?
«Si dice che le donne ambiscano alla tenerezza, al soft porn. Non è così: il sesso è una camera da letto a porte chiuse, e ciò che è dentro è libertà. Credo che il mondo della sottomissione, visto dalle donne, possa dare sorprese».
Avete un'idea comune su ciò che i vostri porno dovranno essere?
«Siamo in dieci e tutte con formazione, esperienze, vissuti molto diversi. Di conseguenza ognuna partecipa al progetto con la sua individualità. Non avrei aderito a un manifesto compatto, unilaterale: la bellezza de Le Ragazze è nel riconoscersi nella richiesta di maggiore libertà espressiva. Che ognuno declinerà a modo suo».
Qual è il suo progetto?
«Il mio cortometraggio si intitolerà “Alicia in the supermarket”, somiglierà a un musical, avrà sequenze di animazione. L'idea è di un piacere in vendita: che si compra, a pezzi, al supermercato».
Oggi fa tendenza tra le più giovani il rifiuto del femminismo, che contro la mercificazione del corpo faceva le battaglie. Ma il vostro gesto di spogliarvi, e di mettere a nudo le donne in un film porno dedicato a loro, torna a essere un atto politico.
«Questo è un momento storico fondamentale. La società è una pentola a pressione, stretta tra finta libertà e bigottismo. Nel mondo dell'arte, la censura sta esasperando gli autori, che non riescono ad esprimere certi temi: la sessualità non canonica o la malattia sono tabù, inaffrontabili. La nostra provocazione coglie questo fermento nell'aria. Non so se sia femminismo, ma è un modo per ribadire le nostre necessità di donne. Lo ammetto con fatica, e solo con l'esperienza che ho oggi: le donne subiscono ancora, ogni giorno, discriminazioni di genere».