Sono i giorni della rivincita, per Stefano Boeri. Dopo l'inaugurazione del Bosco Verticale l'urbanista milanese (sconfitto da Giuliano Pisapia nella gara a sindaco di Milano del 2011, non candidato alle europee, né voluto alla presidenza della Triennale) si era ripreso nella professione le soddisfazioni che la politica gli ha negato. E ora arriva un altro riconoscimento: il palazzo di Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Vara) è stato premiato, tra 800 finalisti, con l'International Highrise Award del museo di Architettura di Francoforte. Nella motivazione dei giurati è citata, tra le altre cose, la capacità di rispondere "al bisogno umano di contatto con la natura".
Con la doppia torre verdeggiante che svetta sui Giardini di Porta Nuova, e di notte, si illumina di piccoli punti luce, esprimendo tutto il suo fascino, si aggiunge un landmark all'immagine internazionale della città, e si arricchisce la difficile operazione di recupero urbano guidata dal 2007 a oggi da Hines Italia. La prima, delle ambiziose sfide urbanistiche milanesi di questi anni, a giungere a conclusione in maniera convincente.
[[ge:rep-locali:espresso:285133905]]«Troppi gufi in Italia»: che abbia ragione Matteo Renzi? In molti, dalla vox populi al sistema dei media, avevano profetizzato sventure sul Bosco Verticale: utopico, scomodo, costoso, pieno di rischi con quei quasi 800 alberi e quelle 19 mila essenze vegetali che circondano i due edifici, balcone per balcone, come un ecosistema sperimentale. Come si potrà vivere in un edificio così azzardato? La vita, si ammoniva, non è un esperimento botanico. “L'Espresso” - forse i lettori ricorderanno – era stato tra i pochi a non unirsi al coro mortifero.
La verità è che il progetto, cresciuto nello stesso arco di tempo della tormentata vicenda di Expo 2015, sta incontrando più favore del previsto: in piena crisi, oltre il 50 per cento dei 113 appartamenti sono stati venduti; le prime dieci famiglie già ci abitano. La Bbc sta seguendo con un documentario, mese per mese, come evolverà la convivenza tra abitanti e cortina verde. Le due torri di 112 e 80 metri hanno ottenuto il Leed Gold, il più alto grado di certificazione energetica. Persino il severo paesaggista francese Gilles Clément, guru internazionale di inizio secolo, ha espresso, dopo una visita nei giorni scorsi, un giudizio positivo.
Mentre i contenuti dell'Expo (la sfida globale dell'alimentazione) sono oscurati dalla cronaca giudiziaria sulle irregolarità degli appalti e le voracità dei manager, Milano fa notizia per il quartiere Garibaldi-Repubblica. Tutta l'area intorno alla torre Unicredit, dove manca soltanto il parco disegnato dalla olandese Petra Blaisse, e che sarà pronto alla fine dell'anno prossimo, è ormai diventata un set per campagne pubblicitarie, videoclip e cinema. Proprio accanto al Bosco si sono insediati, nell'edificio vetrato disegnato dall'americano William Mc Donough, Google Italia e Pandora.
Poco più di un mese fa, al 22° piano della torre alta, si era festeggiato fino a mezzanotte a risotto e prosecco, con accompagnamento jazz e di violoncellisti classici. Un pezzo di Milano cultural-mondana si aggirava stupita di come gli alberi in alta quota fossero sani e robusti: Milano Porta Nuova scintillava di luci, e la vicina cuspide della torre Diamante, illuminata di verde smeraldo, dava a quella parte di città – che è pur sempre otto-novecentesca – una consistenza newyorkese. A cui anche i turisti si stanno abituando: sempre più numerosi invadono quello che ormai è un miglio del divertimento e collega in una lunga passeggiata i quartieri di Brera, corso Como e Isola.
Tra i più appassionati i visitatori asiatici. Nel capoluogo lombardo, dove il turismo nel 2014 è cresciuto del 4 per cento sull'anno scorso, cinesi, coreani, giapponesi sono in costante ascesa. E non è del tutto casuale che il premier Renzi abbia voluto ospitare proprio a Milano il vertice euro-asiatico Asem dei giorni scorsi, annunciando cooperazioni economiche con la Cina che hanno stupito anche i più scettici.
È appunto per la Cina che sta partendo Stefano Boeri, l'architetto, che con Manfredi Catella di Hines Italia ha ostinatamente creduto in questo esperimento made in Milano, non privo di azzardi, che ha coinvolto botanici, strutturisti, esperti di risparmio energetico. Diverse città cinesi manifestano interesse per il modello. Della convivenza tra uomini e piante in un ecosistema urbano ad alta densità su quattro stagioni (e quindi con diversi cicli vegetativi per garantire una quota di verde perenne) non ci sono molti esempi al mondo. Imparare da Milano? Non è vietato.