Oltre ai docenti di Sassari e ai funzionari della soprintendenza di Cagliari, sul posto arrivano ogni mattina due specializzande, una rugbista di Cabras che dà una mano per passione, e tre uomini muscolosi: sono detenuti che hanno ottenuto una borsa-lavoro da 350 euro al mese
L'importanza scientifica di Mont'e Prama è tale da aver attirato sul piccolo scavo speranze e aspirazioni senza pari. Non solo di scienziati ed esperti, ma anche di politici e ladri. I ladri: hanno trafugato un sepolcro, ancora sigillato, la notte del 22 settembre. I politici: dopo aver litigato per decenni sulla destinazione delle sculture dissepolte negli anni '70, oggi polemizzano sul futuro dei lavori, alimentando un dissidio fra l'Università di Sassari, che ha avviato le ricerche, e la Soprintendenza di Stato, che dovrebbe alternarsi all'ateneo all'inizio del 2015. Inutili i tentativi degli archeologi di stemperare le polemiche sul “di chi sarà la firma? Dell'isola o del Continente?” ripetendo che se pure cambierà lo staff la collaborazione scientifica non sarà fermata. Sui quotidiani locali si parla di “Giganti superstar”: la fama dei guerrieri aumenta. E così anche la sete di chi vorrebbe la sua parte negli annali dell'archeologia internazionale.
Indenne alla polemica, in queste settimane la squadra di Mont'e Prama continua il suo lavoro. Oltre ai docenti di Sassari e ai funzionari della soprintendenza di Cagliari, sul posto arrivano ogni mattina due specializzande, una rugbista di Cabras che dà una mano per passione, e tre uomini muscolosi: sono detenuti che hanno ottenuto una borsa-lavoro da 350 euro al mese. «Per noi il loro contributo è incredibilmente importante», spiega un tecnico: «Sono diventati esperti. Affidabili. E sono emotivamente legati al progetto, che permette loro di uscire dalle celle e contribuire alla storia degli studi nuragici». A breve inizieranno le ricerche finanziate dalla Regione e affidate dalla soprintendenza, dopo una gara d'appalto, a una ditta dell'Emilia-Romagna. «Noi intanto andremo avanti per la parte che ci compete finché avremo fondi», dicono dall'Università. E le scoperte, promettono, saranno di tutti.