Molti gli aspetti in comune tra i due movimenti, a iniziare dalla lotta alla Casta. Ma al contrario degli italiani, gli iberici non escludono di fare alleanze. In ogni caso, il deputato Alessandro Di Battista è stato incaricato di aprire un "canale di comunicazione". Uno stralcio esclusivo dal libro "Podemos", in uscita in questi giorni

Pubblichiamo qui di seguito uno stralcio dal libro “Podemos, la sinistra spagnola oltre la sinistra”, di Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena (Alegre editore, 128 pagine, 12 euro). Il brano è dedicato a differenze e somiglianze tra il partito spagnolo in testa agli ultimi sondaggi e il Movimento 5 Stelle italiano.


Il M5S rifiuta ogni tipo di accordo o di alleanza con altri partiti e movimenti. Podemos invece lega la propria “solitudine” a una contingenza, al momento politico e alla sua attuale opportunità. Non è una norma inscalfibile. E c'è la concreta possibilità, in alcuni casi da valutare singolarmente, di ritrovarsi a sostenere candidati insieme ad altre formazioni politiche classiche come Izquierda Unida. Anche alle politiche del novembre 2015 Podemos potrebbe allearsi con altre formazioni autonomiste e di sinistra. Una scelta forse quasi obbligata vista la natura della legge elettorale spagnola.


Il M5S è un acerrimo nemico del finanziamento pubblico ai partiti, Podemos è per ridimensionarlo, ma difende il principio di fondo della sua esistenza: garantire una indipendenza economica e organizzativa a chi altrimenti non ne avrebbe i mezzi. I grillini hanno avuto una posizione contraddittoria rispetto al mezzo televisivo. Prima no, poi sì, poi di nuovo no. Allo stesso tempo l’attacco ai media “di regime” è stato continuo, con un atteggiamento di scontro frontale verso il mondo del giornalismo nel suo complesso, salvo poche eccezioni. Niente di più lontano da Podemos, che anzi rivendica la capacità di far valere le proprie ragioni di fronte a chiunque e attraverso qualsiasi mezzo. La partecipazione ai talk show viene non solo accettata, ma anche curata nei minimi particolari una volta concordato l’ospite e il programma. Il salotto tv non viene osteggiato, quanto piuttosto il contrario, perché il “popolo” si informa soprattutto grazie alla televisione. Se vuoi raggiungere il “popolo”, non puoi non stare nel piccolo schermo; e, allo stesso tempo, devi saperci stare nel miglior modo possibile.


L’approccio a internet è simile negli intenti, ma antitetico nella pratica. In Italia il megafono rappresentato da “beppegrillo. it” è in mano allo stesso Grillo e al cofondatore del movimento, Gianroberto Casaleggio. La partita è falsata in partenza. Lo strumento non è collettivo, ma ha una gestione privatistica. Il gruppo dirigente di Podemos invece ha affidato le chiavi del sito ad una società esterna; le votazioni in certi casi sono state aperte a tutti gli utenti; la registrazione al sito ha un procedimento semplice e non preclude la partecipazione agli iscritti di altri partiti.


Il congresso di fondazione di Podemos ha vissuto una dialettica interna vera, con documenti contrapposti, senza che questo abbia prefigurato, neanche lontanamente, lo spettro di espulsioni. In Podemos non esiste uno “staff” che interviene in modo diretto sulle questioni organizzative e politiche. Esistono organi che si sono dati una forma dopo un lungo processo di scambio e confronto, composti da dirigenti politici che restano in carica finché non s andrà a nuovo congresso. Seppur con tutte le contraddizioni del caso, visto che anche in Podemos esiste un “cerchio magico” di fedelissimi a Iglesias, la democrazia diretta si basa effettivamente su un sistema di votazione e non sulla garanzia dell’“uno vale uno” emessa da un soggetto che vale più degli altri.


Viene spesso citato l’approccio al tema dell’immigrazione per evidenziare la differenza di fondo tra M5S e Podemos. Se in Italia Grillo solletica le orecchie a un pubblico insofferente nei confronti dei migranti (quando non semplicemente razzista), in Podemos le posizioni sono quelle classicamente di sinistra, dove i valori di solidarietà e accoglienza si coniugano con l’intenzione di mettere insieme le lotte e i bisogni, anziché contrapporli l’uno contro l’altro.


Di Grillo lo stesso Iglesias dice: «Va letto nella stessa maniera con cui si è analizzata l’apparizione di Berlusconi nel 1994. Seppur non mi stia particolarmente simpatico, è stato abile politicamente a capire ciò che un altro italiano, tanti anni prima di lui, aveva definito come il “sentire comune d’epoca”: un sentimento generale che è un permanente terreno di disputa tra attori e movimenti politici. Quell’italiano si chiamava Antonio Gramsci».

Certo è che i due movimenti si studiano e si rispettano. E presto potrebbero aprirsi i canali di una diplomazia ufficiale. La missione di “aggancio” è affidata al deputato Alessandro Di Battista, insieme a Luigi Di Maio il deputato grillino al momento più noto al grande pubblico. Non è un caso: Di Battista, prima di diventare deputato, ha avuto delle esperienze di studio in America Latina. E seppur rifiuti ogni etichetta di “sinistra”, apprezza il modello del “socialismo bolivariano”. Cioè il riferimento ideologico di Podemos. «Come Cinque Stelle siamo interessati a conoscerli meglio e a stabilire un contatto solido con Iglesias», racconta. «Il loro successo è un fatto positivo e dopotutto eravamo convinti che un movimento come gli indignados avrebbe avuto uno sbocco politico». L’idea è «sviluppare insieme a Podemos, ma anche a Syriza, un modello economico alternativo per il sud Europa, di solidarietà, di commercio non solo di merci ma anche di diritti, che si opponga alle imposizioni della troika. Perché dalla crisi possono nascere grandi opportunità».


Restano delle differenze, spiega Di Battista: «Credo che le ideologie siano superate. Ogni paese ha le sue caratterizzazioni e allora le diversità tra noi e loro rientrano nella normalità delle cose, penso al problema dell’immigrazione ad esempio. Poi in Italia abbiamo avuto Grillo a fare da portavoce, mentre lì un giovane professore ha capitalizzato la forza di un movimento vero e proprio venuto prima di lui. Ma condivido totalmente la consapevolezza che in corso c’è una battaglia dell’alto contro il basso e che ci sia la necessità di ribaltarla, il 99 per cento contro l’uno. La lotta per la sovranità e per i diritti sociali, che sono il loro cardine, sono anche il nostro e penso ad esempio alla nostra proposta di reddito di cittadinanza».