Il sistema è ormai noto: un big di partito crea un'associazione culturale che accede al 5 per mille e ai fondi dei ministeri, spesso senza neppure il vaglio del Parlamento. E grazie alla nuova legge sul finanziamento ai partiti accede anche alle detrazioni
Probabilmente non tutti conoscono la
Fondazione Magna Carta diretta dall’ex saggio
Gaetano Quagliariello. Stiamo parlando, come si legge direttamente dal sito, di “una struttura dedicata alla ricerca scientifica, alla riflessione culturale e alla elaborazione di proposte di riforma sui grandi temi del dibattito politico”. Nobile impegno, non c’è che dire. E, forse, non è un caso che nel corso degli anni la fondazione sia stata foraggiata a più riprese dai ministeri dell’Istruzione, dei Beni Culturali e degli Esteri e, come se non bastasse, sia riuscita anche ad accaparrarsi sin dal 2006 una fetta del cinque per mille.
Eppure, caso vuole, i “temi del dibattito politico” di cui l’associazione si occupa sono proprio quelli cari all’area politica dell’ex ministro. Per dire: una delle ultime iniziative di
Magna Carta è stata la sponsorizzazione di “Moderati”, libro dello stesso Quagliariello scritto con Eugenia Roccella e
Maurizio Sacconi per lanciare “la loro proposta per costruire il centrodestra del futuro”. L’evento più atteso, però, ci sarà a settembre con la “Summer School”, la “scuola di alta formazione politica” promossa dalla fondazione, le cui lezioni, tenute anche da ex parlamentari Pdl come Fiamma Nirenstein, verteranno su temi capitali come “Il berlusconismo nella storia d’Italia” e “Dalla Prima alla Seconda Repubblica: da Craxi a Berlusconi”.
Quello di Gaetano Quagliariello, però, non è affatto un caso isolato. Non è un mistero, d’altronde, che tanti esponenti, da destra a sinistra, “sfruttino” le fondazioni più disparate per fini squisitamente politici o per restare nei gangli istituzionali. Ed ecco allora, per dirne una, che
Giuliano Amato, sebbene sia ormai uscito dai palazzi di potere, passi il suo tempo tra un comitato e l’altro, dall’Aspen Institute alla Fondazione Lelio e Lisli Basso fino alla
Fondazione Rosselli, tutti noti pensatoi (i cosiddetti think-tank) nei quali ritroviamo nomi importanti non solo della politica, ma anche della finanza e dell’imprenditoria. E, forse, non è semplicemente un caso che il suo nome, a scadenza regolare, torni in voga appena c’è da formare un nuovo governo. Così come forse non è un caso che, all’indomani dell’insediamento del governo Letta e dell’allontanamento dal Pdl, l’ex delfino di Berlusconi
Angelino Alfano abbia pensato bene nel frattempo di sostituire
Franco Frattini alla presidenza della Fondazione Alcide De Gasperi il cui manifesto politico non ha bisogno di presentazioni: moderato, europeista, forti richiami alla Dc. Un abito perfetto per chi, come Alfano, aspira a presentarsi come leader dei moderati.
La rete dei finanziamenti pubblici Il punto, però, è soprattutto un altro. Tante di queste fondazioni godono di lauti finanziamenti pubblici che, peraltro, vanno ad aggiungersi ai già corposi sussidi privati. È il caso, ad esempio, della Farnesina che quest’anno ha stanziato 1,5 milioni di euro per i cosiddetti “enti internazionalistici” (
di cui L’Espresso già si è occupato) affinché svolgano “attività di studio, di ricerca e di formazione nel campo della politica estera o di promozione e sviluppo dei rapporti internazionali”.
Eppure qualcosa non torna dato che non sono pochi i casi per i quali a disporre i finanziamenti sono gli stessi che siedono negli enti che ne beneficeranno. Conflitto d’interessi? Parrebbe proprio di sì se, ad esempio, nell’Iai (Istituto Affari Internazionali) che quest’anno ha ricevuto 103 mila euro troviamo l’ex ministro Saccomanni (che ha firmato l’atto di concerto con la Farnesina), l’ex capo segreteria di
Emma Bonino, Filippo Di Robilant, e l’ex viceministro Marta Dassù che d’altronde, in quanto a conflitti d’interessi, ne ha da vendere, dato che il suo nome spicca anche nel comitato strategico dell’Ipalmo (diretto da Gianni De Michelis, a cui sono andati 54 mila euro) e, come se non bastasse, è anche direttrice di Aspenia, la rivista dell’Aspen Institute (20 mila euro), ente presieduto da Giulio Tremonti e nel cui comitato abbondano politici di ogni colore.
E ancora: il segretario generale della Farnesina
Michele Valensise compare, oltre che nel direttivo dell’Iai, anche in quello della Sioi (Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale, che beneficerà di 103 mila euro e diretto dall’ex titolare della Farnesina Franco Frattini), insieme peraltro al suo vice, Sebastiano Cardi, e a Giampiero Massolo, per anni segretario generale della Farnesina e attuale capo del Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza (l’organo di coordinamento dell’intelligence italiana interna ed esterna), il quale siede, anche lui, nel direttivo dell’Iai.
Ma non finisce qui. Accanto allo stanziamento degli Esteri, ecco quello ancora più corposo di Miur e Mibac. I due ministeri, infatti, dispongono nei loro bilanci di fondi triennali per gli istituti che svolgono studi e ricerche di interesse pubblico. Gli ultimi finanziamenti, relativi al periodo 2012-2014 (a giugno si attende il rifinanziamento per il prossimo triennio), toccano complessivamente quota 10 milioni: il ministero dell’Istruzione ha infatti stanziato 4 milioni e 489 mila euro in favore di “enti privati che svolgono attività di ricerca”, il ministero della Cultura 5,5 milioni appunto per le “istituzioni culturali”.
Fondi, questi, di un’importanza capitale dato che vengono utilizzano per sovvenzionare importanti centri di ricerca italiani. Ma, a scorrere l’elenco dei beneficiari, più di un dubbio salta all’occhio: tra accademie, biblioteche e istituti di studio, spuntano, anche qui, enti e associazioni in cui siedono politici di ogni colore con l’aggravante, come se non bastasse, che ritroviamo le stesse già sussidiate dalla Farnesina. Col risultato, per così dire, che una stessa associazione risulta essere “una e trina”: ente internazionalistico, istituzione culturale e centro di ricerca. L’associazione di Gaetano Quagliariello, ad esempio, oltre alla stabile quota da 11 mila euro disposta dalla Farnesina ha ricevuto ulteriori 20 mila euro complessivi dai due dicasteri allora diretti da Profumo e Ornaghi.
Certamente meno rispetto ai 60 mila euro destinati invece alla
Fondazione Alcide De Gasperi di Alfano che si aggiungono ai 20 mila degli Esteri, o alla Fondazione Lelio e Lisli Basso che ha collezionato 11 mila euro dalla Farnesina, 10 mila dal Miur e 140 dal Mibac. Ci sono, poi, quelli passati da un finanziamento all’altro. È il caso della
Fondazione Bettino Craxi (diretta dalla figlia Stefania) che ha goduto dei fondi per gli enti internazionalistici fino al 2006. Ma niente paura: esattamente dallo stesso anno il Miur ha ammesso la fondazione tra i beneficiari del suo fondo (25 mila euro per il triennio 2012-2014 che si aggiungono ai 30 mila disposti dal Mibac).
Mancano i controlliAncora pochi giorni e il Miur presenterà lo schema per l’assegnazione dei nuovi fondi per il triennio 2015-2017. Un appuntamento importante dato che stiamo parlando di uno stanziamento niente male. Ed è il motivo per cui è necessario siano fatti controlli accurati.
Andando a rileggere i resoconti delle discussioni della passata legislatura in commissione Istruzione e relative all’ultimo stanziamento, non sono stati pochi i parlamentari che hanno espresso più di una perplessità “sull’applicazione dei criteri effettuata dalla commissione per l’assegnazione delle risorse”. Poco male. C’è anche di peggio dato che, ad esempio,
il fondo triennale del Mibac (che ammonta a 5,5 milioni) nemmeno è arrivato in commissione Cultura dato che - si legge in un dossier del Centro Studi della Camera presentato proprio in questi giorni - “solo in alcuni casi la procedura prevede il coinvolgimento delle Commissioni parlamentari”. Cosa vuol dire questo? Semplice: i fondi vengono assegnati direttamente dagli uffici del ministero, bypassando completamente il parere parlamentare. Si spera, perlomeno, che si consultino i bilanci degli enti e si valuti la loro attività. Cosa, peraltro, prevista dalla legge. Eppure non sempre accade: la commissione Affari Esteri, a luglio scorso, ha approvato lo schema di finanziamento per gli enti internazionalistici nonostante la relazione sull’attività svolta nel 2012 non fosse ancora stata presentata, “per cui - disse allora il relatore Andrea Manciulli (Pd) - l’ultimo documento di riferimento, relativo al 2011 e presentato il 10 ottobre 2012, risulta piuttosto datato”. Fa niente: i fondi sono stati comunque assegnati. A scatola chiusa. E ai soliti noti.
Fondazioni ed enti all’assalto del cinque per milleI fondi pubblici, però, per alcuni non bastano. Ed ecco allora che enti e associazioni politiche si gettano anche sul cinque per mille. È, d’altronde, quanto emerge anche dall’ultima relazione della Corte dei Conti: “In alcuni casi - scrivono i magistrati contabili - il controllo di alcuni enti è stato posto in essere solo su sollecitazione della stampa” col risultato che “fra gli ammessi, le fondazioni di tendenza politica risultano numerose”. L’associazione Liberal del deputato centrista
Ferdinando Adornato, per dire, oltre ai 25 mila euro messi a disposizione dal Mibac e ai 20 dal Miur, risulta iscritta dal 2006 al contributo del cinque per mille e da allora ne è beneficiaria. Settore? Ricerca scientifica.
Si è buttata invece sui contributi per volontariato la fondazione diretta da
Gianni Alemanno NuovaItalia, iscritta anche questa al fondo dal 2006. C’è, però, anche chi ha pensato bene di accaparrarsi tanto il contributo per ricerca scientifica quanto quello per volontariato. Secondo le ultime graduatorie pubblicate il 9 aprile e relative alla dichiarazione dei redditi 2012, la già citata Fondazione Craxi, oltre ai finanziamenti pubblici, riesce ad accumulare 7 mila euro per ricerca scientifica e 8 per volontariato.
Un ultimo regalo?Il rischio, ora, è che sia stato confezionato un ultimo regalo per la galassia delle fondazioni e, in particolare, per quelle esplicitamente “promotrici di partiti”. C’è un passaggio, infatti, a cui pochi hanno fatto caso nel testo di conversione in legge del famoso decreto sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Un emendamento aggiunto e approvato in Senato e confermato poi nel voto finale alla Camera del 20 febbraio scorso, secondo il quale le “detrazioni per le erogazioni liberali in denaro” non si applicheranno più soltanto ai partiti politici (come previsto dal testo iniziale), ma anche - appunto - alle “associazioni promotrici di partiti”.
Un regalo che certamente farà piacere a tante fondazioni: dalla Free Foundation di
Renato Brunetta alla Fondazione della libertà per il bene comune presieduta da
Altero Matteoli, passando per Costruiamo il futuro del ministro Maurizio Lupi, fino alle democratiche Nens (Nuova Economia Nuova Società) di Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco, Italiadecide alla cui presidenza troviamo Luciano Violante, e le “lettiane”, VeDrò e TrecentoSessanta, da cui tanto ha attinto l’ex premier per il suo staff.
Aggiornamento del 16 maggio 2014Le fondazioni Magna Carta, italiadecide ed Enrico Letta replicano al nostro articolo