Gli orrori della pena di morte
Mario Cuomo denuncia:
"Provo imbarazzo per il mio Paese"
Dopo l'esecuzione shock in Oklahoma in cui il condannato è stato costretto a 43 minti di agonia, la riflessione dell'’ex governatore di New York che ha fatto della lotta alla pena capitale un suo cavallo di battaglia. "Il potere di uccidere per legge è un modo di arrenderci al peggio che abbiamo dentro"
Stephanie Neiman aveva diciannove anni e molto coraggio, tanto che, anche dopo essere stata rapita e condotta in un luogo sconosciuto, aveva continuato a ripetere che lei avrebbe raccontato alla polizia ciò che aveva visto. Per questo, Clayton Lockett, rapinatore seriale, dopo averla picchiata, violentata e sparata, aveva ordinato a un suo complice di seppellirla mentre ancora respirava. Era il 1999, ed era un martedì. L’anno dopo, l’uomo, veniva condannato alla pena capitale, massima punizione prevista nello stato dell’Oklahoma. Il 29 aprile scorso era, di nuovo, martedì e per Lockett era giunto il momento di dire addio alla sua vita, sotto gli occhi di altri testimoni, che l’avrebbero poi potuto raccontare: giornalisti, medici, familiari.
Una morte preannunciata, dai responsabili del carcere, come “piu’ lunga del solito”, a causa di un nuovo mix di farmaci, di provenienza non specificata. Dal 2011, infatti, la Hospira, l’unica azienda americana che produceva l’anestetico usato durante le esecuzioni, per indurre lo stato di incoscienza, noto come Penthotal, ha annunciato di aver deciso di sospendere la produzione del suddetto medicinale. Un provvedimento in cui c’entra, in maniera positiva, il nostro governo: l’azienda dell’Illinois, infatti, aveva precedentemente deciso di spostare la produzione di Penthotal in Italia dove, appunto, la pena di morte non è ammessa. All’azienda, quindi, erano state chieste garanzie circa l’utilizzo finale del medicinale, che non era stato possibile fornire, da cui la decisione di sospenderne completamente la produzione, mettendo in “crisi” tutto il sistema delle esecuzioni negli Stati Uniti.
In Oklahoma, dunque, per Clayton Lockett era stato scelto un mix già sperimentato in Florida ma che qui ha fallito, determinando una scena di vero orrore. L’uomo, infatti, dopo un iniziale momento di perdita di conoscenza, ha ripreso i sensi mostrando chiari segni di sofferenza, incluso il tentativo disperato di alzare la testa e una mano.
“Qualcosa non va” è riuscito persino a dire, mentre le sue labbra si incrinavano in una smorfia disumana. Per 43 minuti, Lockett ha sofferto, probabilmente, la stessa agonia di Stephanie, prima che una vena gli saltasse e il cuore soccombesse a tanto dolore, fermandosi. “Una cosa orribile, una barbarie, un orrore che ci ricopre di vergogna e che noi dovremmo riuscire a superare”. A commentare, con aggettivi precisi, inequivocabili e proferiti senza il minimo indugio, l’esecuzione shock, è l’ex governatore di New York, Mario Cuomo, che della lotta alla pena capitale ne ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia a costo di perdere le elezioni, nel 1994, in favore del repubblicano George Pataki.
Da quando suo figlio Andrew è stato eletto a quella che fu una volta la sua carica, Mario Cuomo, accetta di farsi intervistare raramente, per questo la sua telefonata arriva quasi come una sorpresa. Doppia, perché lui che fu ad un passo, per ben due volte, dal correre per la carica di Presidente degli Stati Uniti e che resta una delle figure di democratico, piu amate di sempre, non si fa annunciare da una segreteria o da un addetto stampa. “Sono Mario Cuomo”, mi dice dopo aver pronunciato, primo in tanti anni, il mio cognome in maniera esatta, “tradendo” ancora il profondo attaccamento a quelle origini italiane. “So che vuole parlare con me della pena di morte e io intendo ribadire subito che sono stato sempre contrario alla bestialità che essa rappresenta”. Sempre.
Un tempo che nella storia dell’ex governatore significa oltre cinquant’anni di politica attiva, a partire da anni in cui, essere contro la pena capitale era ancora “meno in voga” di quanto possa essere oggi. “Mi sono occupato della pena di morte per tutta la vita, ho ascoltato dibattiti, considerato tutte le posizioni, ma sempre sono arrivato alla conclusione che essa è sbagliata perché sminuisce tutti noi; è un modo di arrenderci al peggio che abbiamo dentro; essa usa un potere – il potere di uccidere “per legge” – che non ispira niente altro che maggiore odio”.
In più, come dimostrato peraltro da moltissimi studi, la pena capitale non ha contribuito, dove applicata, a ridurre minimamente il numero di crimini. Anzi. La spirale d’odio che da essa deriva sembra essere motivo di ispirazione per le peggiori efferatezze.
“Qui si tratta di rispetto per la vita umana e quello lo si impara da bambini – spiega Cuomo, con un tratto di emozione nella sua voce – non dimenticherò mai il giorno in cui dentro di me maturarono due convinzioni che poi hanno caratterizzato la mia politica: l’opposizione alla pena capitale e al possesso incontrollato di armi. Ero solo un bambino, era il periodo natalizio ed ero con mia madre in un negozio di South Jamaica nel Queens. Mi misi a piangere perché volevo un giocattolo e mia madre mi disse che potevo sceglierne solo uno. Presi una pistola e la portai da lei perché pagasse. D’istinto mi diede uno schiaffo sulla mano e mi disse “non prendere mai più una pistola, a meno che tu non sia un poliziotto”. Dopo mi spiegò anche che bisognava essere molto cauti con le armi perché bastava premere un grilletto per uccidere una persona. Da allora ho sempre avuto paura delle armi e maggior rispetto della vita umana”.
Educare i bambini, dunque, al rispetto e dare il buon esempio, soprattutto se si è leader. “Ho apprezzato – dice Cuomo – le parole del presidente Obama a favore di una riflessione sulla pena di morte. Tutti coloro che hanno potere e soprattutto quelli che detengono i poteri più importanti, dovrebbero essere i più sensibili, perché tutti loro hanno un obbligo morale di raccontare al mondo l’orrore della pena di morte e la realtà che ci dice che non si sta facendo nulla di buono uccidendo “delle persone morte” anzi si sta solo aggiungendo crudeltà”.
Per l’ex governatore, infatti, la vera punizione, l’unica in grado di scoraggiare un potenziale criminale è l’ergastolo senza possibilità di libertà condizionata. “Personalmente sono imbarazzato a pensare che il mio paese, gli Stati Uniti d’America, da tanti anni continuino a mettere in pratica la pena capitale. So che questo cambierà e spero che accada al più presto possibile in tutti gli Stati dove è ancora in vigore”