C'era una volta la Cortina di Ferro. Viaggio da Lubecca a Trieste
Un giornalista e un fotografo hanno percorso per settimane, in sedici tappe, la 'linea' simbolo della guerra fredda. Dalla Germania ai Balcani, per un progetto fotografico che è una visione dell'Europa com'era e com'è diventata. Ecco il racconto di questa avventura, che diventerà presto anche un libro
Da Lubecca a Trieste, un viaggio di due settimane lungo quella che una volta era la “cortina di ferro”, dal punto più a nord a quello più a sud, compiuto a venticinque anni dal crollo del Muro di Berlino avvenuto nel 1989. Il progetto, intitolato Verde Cortina, si deve al giornalista Matteo Tacconi, esperto di Balcani, Europa centrale e area ex-sovietica, e al fotografo Ignacio Maria Coccia, da sempre attento alla stessa area e al tema delle frontiere e delle periferie continentali.
Come viene descritta nell’Iconologia di Cesare Ripa, la Storia cammina avanti, ma con la testa girata indietro, così nell’intento degli autori di questo progetto si percepisce il desiderio di una memoria storica sempre viva e non puramente celebrativa. Scrive Tacconi: “Il nostro obiettivo è seguire palmo a palmo la linea dell’ex cortina di ferro, ma tenere lo sguardo e il passo ancorati al presente. Non un racconto all’insegna del come era, ma una storia che sappia narrare il come è”. [[ge:rep-locali:espresso:285122480]] La costruzione dell’itinerario e il racconto di viaggio che ne è derivato si nutrono di storie di vita di frontiera e dell’evoluzione dei rapporti tra i cittadini dell’una e dell’altra parte, provando in questo modo a stimolare una riflessione sul senso dell’Europa.
Un percorso, tra la partenza a Lubecca e l’arrivo a Trieste, che si snoda lungo tutto il vecchio confine tra le due Germanie, quello tra Germania e Repubblica ceca, tra Austria e Repubblica ceca, Austria e Ungheria, Austria e Slovenia, Slovenia e Italia. Luoghi in cui i due autori hanno registrato “situazioni ordinarie, non più eccezionali” riportate in maniera lucida, senza barocchismi, nello stile tipico del reportage giornalistico.
Mentre il nome “cortina di ferro” fa riferimento a un tracciato di reticolati, dogane e torri d’avvistamento protetti da uomini armati che sorvegliavano questa linea, “verde cortina” descrive lo stato presente e passato di queste terre dove durante la Guerra fredda si era sviluppata una sorta di terra di nessuno, priva di costruzioni. Dai conflitti della storia è nata quindi un’oasi ecologica che a venticinque anni dalla caduta del Muro viene ripercorsa per parole e immagini da Tacconi e Coccia e proposta sul sito web Verde Cortina e sui canali dei mediapartner che hanno sostenuto l’iniziativa (Huffington Post e Radio Radicale). Come auspicano gli autori, Verde Cortina diventerà presto anche un libro, finanziato attraverso il crowdfunding appena lanciato.
Le tappe interessate dal viaggio sono sedici e il racconto inizia con un promemoria da Stettino, in Polonia, in cui gli autori spiegano perché come punto più a nord della cortina di ferro è stata scelta Lubecca in Germania e non questa città, citata nel noto discorso di Winston Churchill pronunciato nel 1946, durante un viaggio in America: “Da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico una cortina di ferro è calata sull’Europa”. “Allora la Germania non s’era ancora sdoppiata e in effetti era da Stettino - scrive Matteo Tacconi - che prendeva forma la lunga linea di separazione che, correndo per duemila chilometri, sanciva il dato di fatto della divisione europea, tra blocco dell’ovest e campo dell’est”. “Il nostro viaggio - prosegue - non parte da Stettino. Per il semplice motivo che la cortina, su Stettino, praticamente non è mai calata. La separazione tra le due Germanie, nel 1949, la spostò più a occidente. A Lubecca, volendo essere geograficamente puntigliosi”.
Ogni città racconta insieme del passato e dell’oggi. Da Lubecca: “Se il centro di Lubecca odora di passato remoto, la sua appendice sudorientale, Schlutup, ricorda tempi più prossimi e non certo gratificanti. In questo sobborgo sorgeva la più settentrionale delle dogane disposte lungo il confine tra le due Germanie. Lubecca è stata l’unica città tedesco-occidentale a lambire fisicamente la cortina di ferro, che iniziava a srotolarsi qualche chilometro più su, nella penisola di Priwall. Galleggia sulla foce del fiume Trave, che prima di dilatarsi e consegnarsi al Baltico sfila discretamente dentro Lubecca”.
Ai bordi di Berlino: “Mappa alla mano, Berlino non sta sulla cortina di ferro. Ma non si può pensare alla seconda senza riferirsi alla prima. Berlino, città divisa, era la fonte legittimante della stessa cortina. Senza tenere conto che il Muro, spaccandola in due, creava a sua volta una cortina all’interno del tessuto urbano. La grande barriera non seguiva solo l’asse nord-sud, contrapponendo i due polmoni della città. Avvolgeva l’intera Berlino ovest, in quanto enclave della Germania di Bonn. Segregandola. La cinta esterna era lunga poco più di cento chilometri e presentava alcune interruzioni lì dove a marcare il confine c’era l’acqua, anziché la terra. È il caso dell’Havel, che in questo tratto procede irregolarmente. Il corso è scandito da dozzine di strozzature, che creano ampie sacche d’acqua. A ognuna è stata data la dignità di lago. In ognuna passava il vecchio confine. Le motovedette della Germania comunista vigilavano giorno e notte, tante le volte qualcuno, con affannose bracciate e solo dopo essersi lasciato alle spalle le fortificazioni sulla sponda orientale, cosa non certo agevole, avesse tentato di giungere dall’altra parte”.
A Sopronkohida, al confine tra Austria e Ungheria: “La dote di Sankt Margarethen im Burgenland non si limita alle cave e alla lirica. Tra la fine dell’estate e la prima parte dell’autunno del 1989 questo centro urbano vide transitare e accolse centinaia e centinaia di tedeschi dell’est. Erano in vacanza in Ungheria (la gente dell’est villeggiava nei paesi comunisti fratelli) e proprio in quei mesi s’aprì il confine con l’Austria. Tutti si riversarono dall’altra parte e trovarono, risalendo in treno da Vienna, la via della Germania occidentale”.
L’operazione contiene quindi anche una proposta non consueta di viaggio in questi paesi che è stata sostenuta dall’Ente nazionale germanico per il turismo, Austria Turismo, Moroni & Partners e Ampelmann.
Il progetto è interamente pubblicato sul sito: Verde Cortina