Alla ritrosia dell'arcivescovo dell'Aquila a gestire direttamente gli appalti per il restauro delle chiese lesionate dal terremoto faceva da contraltare l'insistenza del suo vice. A tutto vantaggio della cricca delle mazzette

L’Arcivescovo dell’Aquila, Monsignor Giuseppe Petrocchi, riteneva che la sua Curia non fosse in grado di gestire la partita ricostruzione post terremoto. Lui il cruccio di vedersi conferire i galloni di “soggetto attuatore” per il restauro delle Chiese colpite dal terremoto del 6 aprile 2009 proprio non ce lo aveva. Forse aveva capito che era meglio starne lontano.

Chi scalpitava, accanto a lui, era invece il suo vicario, Monsignor Giovanni D’Ercole, oggi Vescovo di Ascoli Piceno, nonostante fosse già finito in un’inchiesta sulla ricostruzione: indagato e assolto per favoreggiamento e truffa per i cosiddetti “fondi Giovanardi”, destinati alle attività sociali.

Scandali
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«Si potrebbe ottenere che venga modificata la delibera Cipe», gli suggeriva un anno fa al telefono Luciano Marchetti, l'ex braccio destro di Guido Bertolaso nella ricostruzione aquilana arrestato all’alba nell’ambito della nuova inchiesta sugli appalti del post terremoto. «Ma se viene modificata, se il piano superiore accetta, il problema non sussiste più», replica il prelato. «Per noi è l’unica strada – aggiunge – ma fa fatica anche l’arcivescovo ad accettare questa linea, perché ritiene che non siamo all’altezza di diventare soggetti attuatori».

Le indagini di polizia e guardia di finanza, registrano l’attivismo di Marchetti e della sua sodale Alessandra Mancinelli, funzionaria del Mibac finita agli arresti pure lei per aver intascato una mazzetta da 10 mila euro, nel trovare soluzioni normative da proporre “a livello superiore”.

Se la Curia diventa “soggetto attuatore” potrebbe gestire direttamente gli appalti, senza formali gare. E la “cricca delle Chiese” se la ride e si frega le mani, perché ha già in tasca intese sottoscritte. Con ogni mezzo. Come per il restauro della Chiesa di Santa Maria di Paganica, un appalto da 19 milioni di euro.

Massimo Vinci, uno degli imprenditori arrestati questa mattina, aveva firmato un accordo con il parroco dell’epoca, don Renzo Narduzzi, grazie ai suoi buoni uffici con il vice, don Stefano Rizzo. Non sa di essere intercettato quando spiega come ha ottenuto quell’incarico: «Siccome è dissociato… quindi, lo abbiamo quasi accompagnato con la mano a firmare», dice di don Renzo che, secondo perizie agli atti, a quel tempo non era capace di intendere e di volere e morirà a dicembre 2013.

L’incarico di Vinci di fatto vale poco fino a un’eventuale modifica della norma. C’è da accelerare. Marchetti si adopera coi suoi contatti romani. E anche Monsignor D’Ercole si attiva. Affida due missive ad Alessandra Mancinelli: «una diretta al Presidente del Consiglio Enrico Letta e l’altra all’on. Gianni Letta», scrive il Gip del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella.

Di quella diretta a Gianni Letta viene trovata una copia durante le perquisizioni negli uffici di uno degli indagati: «…considerando lo stato in cui tuttora versano gli edifici ecclesiali, ci spinge a reiterare la richiesta, sin dall’inizio da noi espressa, di essere le nostre Diocesi soggetti attuatori della ricostruzione, in stretta sinergia con i Comuni e la Direzione regionale del Mibac… », si legge.

La lettera è sottoscritta dai Vescovi della Conferenza Episcopale dell’Abruzzo e del Molise. Per l’Aquila, firma il vicario, monsignor d’Ercole appunto: «…Siamo persuasi che, riconoscendo alle Diocesi la piena titolarità della ricostruzione dei propri beni, si contribuità ad armonizzare, nella chiarezza dei ruoli, l’iter stesso della ricostruzione, evitando confuzione di ruoli e snellendo le procedure… », prosegue la missiva. I Vescovi allegano pure una proposta di modifica della legge: quella approntata da Marchetti.

Se le lettere siano giunte a destinazione non è chiaro. Quel che è certo, è che in una conversazione si parla della modifica già varata dall’ufficio legislativo che aspettava solo di essere ratificata dalla conseguente delibera del Cipe.

La Curia, intanto, sembra sempre più intenzionata ad affidare gli incarichi per gestire la ricostruzione dei beni ecclesiastici proprio a Luciano Marchetti, che dopo la fine del suo mandato come vicecommissario per la ricostruzione fa il libero professionista. Altri, racconta l’inchiesta dei PM Antonietta Picardi e David Mancini, aveva provveduto a conferirseli da solo prima della scadenza del suo mandato. «Se fanno sta cosa, là, con Marchetti facciamo Bingo! Eh! Abbiamo vinto!» esulta al telefono Massimo Vinci. Ma non riuscirà a passare all’incasso.