Ora è invece Beppe Grillo ad allinearsi alle più bizzarre (ma diffuse) teorie a cinque stelle. Con un post sul suo blog parla di brogli, allude, e ricalca le tante teorie comparse in rete nella galassia a cinque stella subito dopo la diffusione dei risultati elettorali. Cita infatti, Grillo, una delle molte fonti su cui si informano gli elettori e i militanti del Movimento, il blog "La rete non perdona", testata che trasuda autorevolezza e che scrive: «Con la chiusura degli spogli e la percentuale fantomatica del 41 per cento al PD il sospetto di brogli è ragionevole».

Le prove? Una su tutte: «In una giornata come quella di ieri dove l’affluenza alle urne è stata circa del 60 per cento e tenendo conto che gli elettori 5 Stelle per loro peculiarità vanno a votare, la perdita di 3 milioni di elettori è statisticamente molto improbabile». Non è una prova, e i flussi elettorali dicono l'esatto contrario? Non fa nulla. Basta mettere le mani avanti: «Ovviamente stiamo trattando dati statistici e applicando la logica, senza avere riscontri dimostrabili».
Non ci sono riscontri dimostrabili, quindi, ma vale comunque la pena alludere a scambi di schede votate con «schede pre compilate», suggerendo quindi l'adozione di un qualche sistema per «ridurre la possibilità di sostituzione» e poi di un altro per controllare scrutatori e presidenti di seggio. «Gomblotto!1!1!1!!!11» avrebbe aggiunto un troll, condividendo il pezzo, indignato, sui social network. E poco importa che l'articolo non sia firmato. È scritto sul blog di Grillo, è sicuramente vero. O come ha avuto modo di dire il guru Casaleggio al Fatto Quotidiano: «i nostri messaggi sono virali di per sé, dunque veri, e si diffondono da soli».
Un gol a porta vuota per Roberto Speranza, il capogruppo del Pd alla Camera: «La batosta elettorale ha talmente stordito Grillo» dice «che non riesce a farsene una ragione. Invece di evocare brogli, pensi a utilizzare il consenso che ancora mantiene per fare con noi quelle riforme che consentirebbero all'Italia di uscire dalla palude». Pensi insomma Grillo a fare le riforme, a «scongelare i suoi voti», come gli ripete sempre Matteo Renzi: «ma ho il fondato motivo di credere» continua Speranza «che lui, in quella palude che il Pd sta prosciugando, ci sguazzi volentieri».

Sulla stessa lunghezza d'onda - e di sfottò - il renziano Matteo Richetti: «gli italiani tra chi voleva distruggere e chi sta cambiando verso a questo Paese hanno scelto di stare dalla parte di chi vuole costruire». Niente brogli, ovviamente. molto semplicemente gli italiani «il 25 maggio hanno premiato chi vuole fare e non chi, invece, vuole solo urlare». C'è l'hashtag, #Grillofattiunaragione: «Il risultato è netto. Metterlo in dubbio vuol dire solo offendere gli elettori. A volte il silenzio è d'oro».