Nella bella stagione arrivano nuove mode alimentari. O tornano di moda vecchi sistemi per dimagrire. Ma non tutti danno risultati e qualcuno è rischioso. Dalla dieta dei batuffoli a quella del ghiaccio, le bufale abbondano
Se negli ultimi mesi non siete stati a dieta i casi sono due: o non ne avete bisogno, oppure siete in clamoroso ritardo. Se la risposta è la seconda, potreste voler correre ai ripari, aumentando il rischio di fare danni. Il fai da te dimagrante è infatti una delle cause principali dei fallimenti delle diete e l’anticamera per il tanto temuto effetto yo-yo. Eppure, sebbene siano davvero pochi quelli che possono dire di essere effettivamente dimagriti in maniera duratura grazie a una delle diete alla moda – quelle che si trovano su Internet, sui libri, con il passaparola – i regimi alimentari delle star di Hollywood e le diete più strampalate sono sempre seguitissimi, soprattutto da chi deve fare in fretta.
In realtà non esistono prove scientifiche che portarle in tavola faccia dimagrire e restare magri. Anzi, la scienza li guarda con sospetto ribadendo che la via è una e una sola: abbinamento fra una dieta bilanciata ipocalorica e una moderata attività fisica. Ma si sa, la litania del tanta verdura e un po’ di carboidrati, del pollo ai ferri coi pomodori, della colazione sana e dello sport che fa tanto bene è tanto vera quanto noiosa, mentre seguire la diet pop del momento è persino divertente, anche a costo di fare sacrifici assurdi. Un divertimento che può costare caro: economicamente, perché spesso si devono comprare integratori e cibi speciali, e sul piano sanitario, perché una dieta squilibrata può causare danni anche gravi ai reni, al cuore, ai muscoli.
Negli Stati Uniti, l’
American Council on Science and Health fa un lavoro costante di denuncia, cercando di smascherare le bufale prima che facciano troppi danni. Come nel caso davvero eclatante della dieta dei batuffoli, per cui bisognerebbe ingerire palline di cotone inzuppate nel succo d’arancia. In questo modo la massa creata artificialmente andrebbe a saziare il malcapitato. «Cosa possiamo dire di fronte a questo? Che si tratta di un comportamento insensato, che mette a serio rischio di blocco intestinale. Non si tratta certo di una dieta, ma di masochismo», taglia corto
Pietro Migliaccio, presidente della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione. Ma se la dieta dei batuffoli è deavvero una scemata e, almeno in Italia, non fa molti proseliti, ce ne sono altre che hanno conquistato il pubblico ma fanno più male che bene. Come ci spiegano alcuni dei massimi esperti italiani di scienza dell’alimentazione.
PROVA A RAFFREDDARTIVisto il periodo dell’anno, l’idea di mangiare ghiaccio per dimagrire può essere effettivamente allettante. Secondo i conti del gastroenterologo statunitense che ha inventato la dieta del ghiaccio, Brian C. Weiner, pubblicati nel 2010 in una lettera ad “Annals of Internal Medicine”, per sciogliere un litro di ghiaccio il corpo umano in media spende 160 calorie senza ingerirne alcuna. Ecco allora un buon modo per scalare qualcosa dalla conta quotidiana dell’apporto calorico. L’autore stesso raccomanda di non esagerare e di attestarsi su 1 litro al giorno, di più potrebbe fare male. «Mi sembra tutto sommato uno sforzo inutile: 160 calorie equivalgono a poco più di un cucchiaino e mezzo di olio. Lo stesso effetto si ottiene stando un po’ attenti ai condimenti o ai dolci, e ci si educa a non esagerare», spiega Nicola Sorrentino, specialista in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica.
GRUPPI PER CASO La storia della dieta dei gruppi sanguigni è piuttosto antica, ma ciclicamente ritorna in auge. Come in questi ultimi mesi. Come tutti sappiamo esistono quattro gruppi sanguigni diversi a cui ognuno di noi appartiene. Secondo Peter D’Adamo, il naturopata americano che la introdusse alla fine degli anni Novanta, sulle cellule del sangue vengono espresse diverse proteine a seconda che si sia A, B, AB o 0, e queste sostanze agirebbero sulla digestione e metabolizzazione dei cibi. «Non ci sono prove scientifiche che questo accada», spiega Giliola Braga, massima esperta di dieta Zona in Italia: «Il fatto che sulla superficie delle cellule avvengano delle reazioni non ci autorizza a pensare che questa azione sia collegata al cibo. A livello molecolare, per dimagrire bisogna attivare la lipasi, enzima coinvolto nell’assorbimento e nella metabolizzazione dei grassi, e nessuno ha mai dimostrato che ci sia un collegamento fra la lipasi e i gruppi sanguigni». Non solo, uno studio condotto dall’Università di Toronto, in Canada, e pubblicato su “PlosOne”, ha dimostrato che seguire un regime ad hoc a seconda del gruppo sanguigno non modifica i fattori di rischio cardiovascolare. In altre parole, non ha effetti sulla salute.
BRUCIA CHE TI PASSA«La dieta del supermetabolismo si basa su alcune nozioni di fisiologia di base corrette: una percentuale del nostro metabolismo di base dipende dalla digestione degli alimenti. Perché per digerire si brucia energia», spiega Ersilia Troiano, presidente dell’Associazione Nazionale Dietisti: «Ma come tutti i fenomeni commerciali promette miracoli che non riesce a mantenere perché non insegna a mangiare, e a farlo nella maniera più semplice possibile». Il regime si compone di tre fasi durante le quali si alternano i cibi – prima carboidrati e frutta, poi verdura e proteine, poi si aggiungono i grassi sani - e dura quattro settimane, alla fine delle quali si dovrebbero perdere otto chili. Ci sono degli alimenti messi al bando - come i latticini, lo zucchero, i succhi di frutta – e regole ferree da seguire: fare cinque pasti e non saltarne mai nemmeno uno, fare colazione al massimo mezz’ora dopo essersi alzati.
TORNIAMO PALEOLITICISe parliamo di diete che hanno bisogno di una dedizione speciale, la dieta del paleolitico è sicuramente la prima della lista. I suoi fautori sostengono che l’alimentazione corretta sia quella seguita dagli umani delle caverne: carne, pesce, frutta e verdura, uova. Niente latticini, pane, pasta, alcool. «La parte positiva di questo regime è che si mangiano molti ortaggi e quindi alimenti ricchi di antiossidanti, in particolare di polifenoli, sostanze che hanno dimostrato di avere un’azione protettiva non solo sulle piante, ma anche sull’organismo umano», sottolinea Braga: «La parte negativa, invece, è proprio l’assunto di base, che noi si sia ancora come eravamo al tempo della pietra. Non solo l’essere umano e il suo rapporto con il cibo si è evoluto, ma anche frutta e verdura sono cambiate per via dei metodi di coltivazione». Insomma, è davvero anacronistico e soprattutto molto poco sostenibile sul lungo periodo: la dieta deve essere facile da seguire altrimenti la si fa per un po’ e poi si abbandona, senza riuscire a mangiare in maniera corretta, tuonano gli esperti.
TEST A CARO PREZZO Chi ha provato a fare uno dei tanti test per le intolleranze disponibili a caro prezzo avrà notato che di solito gli alimenti da eliminare risultano essere anche quelli più calorici: lieviti, latticini, patate. Eliminandoli, soprattutto se se ne fa un grande uso, si dimagrisce, non c’è dubbio. I quattro o cinque chili in più, quindi, erano colpa delle intolleranze? «Non c’è alcuna prova scientifica che mangiando alimenti a cui si è intolleranti si ingrassa», spiega Sorrentino: «È vero che ci sono cibi a cui si può essere più sensibili, ma il rapporto fra questa sensibilità e la tendenza a ingrassare non è dimostrato».
Essere intolleranti vuol dire stare male quando si ingerisce un alimento: mal di testa, nausea, anche vomito o diarrea. «Chi prova questi sintomi elimina i cibi naturalmente dalla propria alimentazione, perché non vuole soffrire», annotaTroiano: «Quello che funziona è la spinta psicologica: se so che sono intollerante a quell’alimento ho un motivo in più per non mangiarlo».
VELOCE VELOCE Alternare giorni di digiuno a giorni in cui si può mangiare tutto, o quasi. La dieta fast, così come l’hanno chiamata i suoi ideatori, o del digiuno intermittente si fonda sui risultati di alcuni studi scientifici che hanno dimostrato come la restrizione calorica aiuti a vivere più a lungo e meglio. «Ma il problema, come sempre quando le diete diventano di moda, è la banalizzazione dei concetti», afferma Troiano: «Il dimagramento ottenuto con il digiuno non è salutare perché si abbassa troppo il metabolismo di base. E poi, ancora una volta, non si tratta di un regime sostenibile: dopo tre mesi le persone non ne possono più e tornano a mangiare come prima, se non peggio». Questa dieta è poi sconsigliata a chi ha problemi seri di salute, come il diabete, o a chi è fortemente debilitato. «Un giorno di digiuno ogni tanto può andare bene, per disintossicarsi. Ma se poi gli altri giorni non ci sono regole il metodo non può funzionare, non educa a mangiare», annota Sorrentino.
L’IMPORTANTE È CONTAREDal punto di vista scientifico si distinguono due tipi della cosiddetta dieta del pH: una di tipo alcalinizzante, che tende cioè ad aumentare il valore del pH, e una acidificante, che tende ad abbassarlo. «La prima è essenzialmente una dieta vegetariana, la seconda invece si basa sul consumo soprattutto di proteine di origine animale», spiega Migliaccio. Il nostro pH, naturalmente, è piuttosto basico e la cosiddetta dieta acido-basico non fa che ricordarci di non mangiare troppa carne e formaggi, e di preferire frutta, verdura e cereali integrali. Consigli di buon senso che nell’ambito di un regime ipocalorico e di attività fisica fanno dimagrire, ma senza bisogno di scomodare il pH. «Soprattutto perché è piuttosto difficile, se non impossibile, stabilire il valore del pH complessivo di ciò che si mangia», commenta Sorrentino.
Il trucco è nel tenere la testa sul conteggio. «È lo stesso approccio mentale delle calorie: per mangiare correttamente bisogna fare i calcoli. Ma si tratta di teorie sbagliate, troppo semplicistiche, perché non prendono in considerazione la complessità dell’organismo umano e del suo metabolismo», ammonisce Braga.
ha collaborato Anna Lisa Bonfranceschi