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In pratica, secondo i giudici, Stefano è stato picchiato a sangue dopo l’arresto per possesso di droga, ma poi sarebbe morto di fame durante il ricovero. Una mezza verità per la sorella Ilaria Cucchi: «Chiediamo che si faccia luce su tutta la vicenda. Era nelle mani dello Stato, e doveva essere tutelato, Stefano è morto di giustizia. Come è stato possibile che durante il processo per direttissima in cui era imputato mio fratello, né i giudici, né il pm, né il cancelliere, si siano accorti delle sue condizioni?».
Chi l’ha ridotto in quelle condizioni? Una domanda su cui l’avvocato Fabio Anselmo darà battaglia nel processo di secondo grado che inizierà il 23 settembre. E anche la procura generale ha intenzione di vederci chiaro: ha infatti presentato appello per tutte le accuse, anche quelle di lesioni. Intanto c’è già un colpo di scena: il giudice scelto ha rimesso il mandato. Quel giudice era Giancarlo De Cataldo, l’autore di “Romanzo criminale” e collaboratore de “l’Espresso” che subito dopo il fatto ha scritto parole durissime su “L’Unità”: «Chissà che da qui, dalle atroci fotografie di quel corpo, non nasca un doveroso ripensamento: collettivo, commosso
e trasversale come l’indignazione»